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La domanda è semplice ma la risposta non tanto perché i motivi per i quali un’azienda chiude i battenti posso essere tanti, come tanti quelli che portano un’attività imprenditoriale a fare crescite a due cifre ogni anno e per molti anni.

Mi ha spinto a scrivere questo articolo lo scorrere dei ricordi di aziende che ho conosciuto che da piccole sono diventate grandi, di altre che sono scomparse e di altre che dal nulla in poco tempo sono diventate leader di settore. Quello che sto per scrivere vale in piccola parte anche per le imprese agricole.

Un concetto propedeutico da, eventualmente, condividere è l’affermazione di Darwin che “in natura a sopravvivere non è il più forte ma solo il più adatto”. Un’azienda che non evolve con il mutare del contesto nel quale opera, quindi, è destinata inevitabilmente a chiudere e ad essere soppiantata da quelle più “adatte”.

Accanto a questo “dogma” ci sono però altri motivi. Subentri generazionali che non vanno a buon fine? Manager sbagliati? Cattiva gestione economica e finanziaria? Una qualità non adeguata? Una cattiva o inesistente comunicazione? Una mal fatta commercializzazione del prodotto? Personale interno sgarbato e inefficiente nei rapporti con i clienti? Tutti motivi che possono anche essere contemporaneamente presenti.

Innanzitutto, è bene ricordare l’antico proverbio latino “piscis a capite olere incipit”, più o meno traducibile in “il pesce puzza sempre dalla testa”, ossia che la prima responsabilità dell’inefficienza è sempre di chi comanda un’azienda. Le imprese di successo hanno sempre un capo che sa circondarsi di collaboratori efficienti e che ricorre sempre al trovare soluzioni e non a cercare colpevoli o capri espiatori. Vecchia e spesso abusata, ma meritevole di citazione, è la massima di Eleanor Roosevelt: “Le grandi menti parlano di idee, le menti mediocri parlano di fatti e le menti piccole parlano di persone“.

Non ho francamente mai visto prosperare e durare nel tempo aziende i cui vertici non hanno un rapporto costante, direi quotidiano, con il mercato, non solo inteso come clienti attivi o potenziali ma anche come il contesto nel quale si opera. E’ difficile gestire un business solo dal proprio ufficio avendo certezza del contesto solo dai racconti dei propri collaboratori, anche se fidatissimi. Succede purtroppo spesso che alcuni esponenti della dirigenza e della rete commerciale riportino al capo, sia esso il proprietario o il delegato dal consiglio d’amministrazione, solo quei fatti positivi o negativi che possono generare vantaggi per loro o che giustifichino il loro operato quando sono in difficoltà.

Aziende che delegano interamente alla propria rete commerciale la trasmissione ai clienti dei propri valori e il racconto dei loro prodotti o servizi rischiano a volte di perdere una propria identità e riconoscibilità sul mercato. La comunicazione serve a far sì che un’impresa narri se stessa anche direttamente ai suoi clienti e, particolare oggi non trascurabile, all’opinione pubblica. Le logiche che governano la produzione, la vendita e la comunicazione dei beni strumentali sono quasi sempre completamente diverse da quelle dei beni di largo consumo. I primi sono quelli scambiati tra imprese mentre i secondi sono quelli destinati direttamente ai consumatori.

Un “capitano” d’industria efficiente conosce perfettamente l’ambito nel quale opera e non confonde, come spesso avviene oggi, gli influencer con gli opinion leader. I primi hanno un ruolo nell’ambito dei beni di largo consumo, i secondi in quello dei beni strumentali.

Per costruirsi una reputazione, per un’impresa che opera nell’ambito del business to business (B2B) è di fondamentale importanza il rapporto diretto con il cliente, perché l’acquisto non ha immediate finalità edonistiche o funzionali ma serve a sviluppare altri prodotti e servizi.

A titolo d’esempio, nell’acquisto di una nuova stalla, visto che l’investimento è molto elevato e deve durare nel tempo, l’impresa venditrice deve avere notorietà, una solida reputazione e affidabilità, mentre l’acquirente deve avere assoluta fiducia nel personale tecnico e commerciale che la ditta gli mette a disposizione. Buona parte delle vendite di beni strumentali si incerniera sui rapporti personale e sulla reputazione di successo; la comunicazione serve a diffondere con maggiore capillarità tutto ciò nella nicchia di mercato di riferimento.

Alle aziende che trattano beni di largo consumo tutto questo serve a poco mentre di fondamentale importanza sono i rapporti con la GDO e la pubblicità. Alle imprese B2B serve un tipo di comunicazione molto diversa dal B2C, e il non comprendere ciò può essere inserito tra i fattori che possono influenzare profitti e resilienza di un’impresa. Dannoso ai fini reputazionali è sicuramente l’elevato turnover del personale, sia esso dirigenziale, impiegatizio o tecnico-commerciale. Questo fenomeno è tipico di aziende che per fare profitto non investono sulle risorse umane sia a livello retributivo che di carriera. Aziende deboli sul personale non possono garantire quella qualità percepita funzionale a fare business. Hanno anche senza accorgersene impiegati in amministrazione o anche semplicemente al centralino sgarbati e poco motivati, o che si sono stabiliti da soli lo stile di lavoro. Ciò può mandare in frantumi sforzi anche milionari nella comunicazione, nel commerciale e nella ricerca e sviluppo.

Le imprese di successo sono comunità dove dipendenti e collaboratori hanno un forte senso di appartenenza e sono stati scelti per meriti oggettivi e non per l’accondiscendenza che mostrano verso la dirigenza o il proprietario. Il capo delle attività imprenditoriali di successo è un leader riconosciuto che esercita questa caratteristica anche nel mercato di riferimento o, meglio, nel contesto nel quale si realizza il business. Ogni addetto che ha rapporti con l’esterno, sia esso autotrasportatore, agente di commercio, personale tecnico, amministrazione e centralino, non deve mai dimenticare che è un attore nella costruzione e nel mantenimento della reputazione di successo che ha l’azienda per la quale lavora.

La vita di un’impresa è fatta di alti e bassi perché il mercato muta e non sempre si riesce a cavalcare l’onda del successo. Le aziende che soccombono, almeno dalla mia personale esperienza, sono quelle dove il ricambio generazionale non è potuto avvenire, o non è ben riuscito, o quelle che non hanno fatto in alternativa la scelta di affidarsi al manager. Inoltre, sono quelle che non hanno investito a sufficienza nella ricerca e sviluppo o i cui manager non hanno sufficientemente coltivato direttamente il rapporto con il mercato e l’opinione pubblica.

Sono anche quelle che sbagliano la comunicazione. Al di là di questo, le aziende che soccombono sono quelle che invece di cercare soluzioni cercano i colpevoli o cedono alla facile semplificazione che il mondo sta cambiando in peggio e tutto non è così bello e facile come era una volta.

Da Bologna arrivano le nuove quotazioni delle principali materie prime ad uso zootecnico.

Questa settimana aumentano le quotazioni per: mais nazionale, comunitario e non comunitario (+2,00 e +3,00 euro/ton), orzo nazionale convenzionale (+2,00 euro/ton), crusca, cruschello, tritello e farinaccio di frumento tenero e duro (tra +8,00 e+10,00 euro/ton), pula vergine (+5,00 euro/ton), seme di soia zootecnico da agricoltura biologica (+10,00 euro/ton), cruscami di frumento (farina e pellet) da agricoltura biologica (+10,00 euro/ton) e semola glutinata (+5,00 euro/ton).

Si registrano diminuzioni per le sole quotazioni di: farine d’estrazione di soia (-8,00 euro/ton) e farina di estrazione di girasole proteico estero (-5,00 euro/ton).

Rimangono stabili le quotazioni di: mais ad uso energetico, orzo estero convenzionale, melasso di canna e bietola, polpe cubettae, farina di estrazione di girasole integrale, farina di estrazione di colza, orzo biologico ad uso zootecnico, mais ad uso zootecnico da agricoltura biologica, favino biologico, erba medica disidratata cubettata e in balloni, buccette di soia OGM e seme di cotone.

Di seguito si riportano in tabella tutte le variazioni rispetto alla settimana precedente.

LISTINO BORSA MERCI BOLOGNA (EURO/TON)
DENOMINAZIONEALIMENTO 5 DICEMBRE 2024 12 DICEMBRE 2024VARIAZIONI
GranturcoNAZIONALE (con caratteristiche)244,00246,00

+2,00

COMUNITARIO238,00241,00

+3,00

NON COMUNITARIO240,00243,00

+3,00

AD USO ENERGETICO180,00180,000
Cereali foraggeriORZO NAZIONALE
(Kg/hl 64 e oltre)
243,00245,00

+2,00

ORZO ESTERO252,00252,000
SORGO ESTEROn.q.n.q.n.q.
Cruscami di frumento teneroCRUSCA E CRUSCHELLO176,00184,00

+8,00

TRITELLO184,00192,00

+8,00

FARINACCIO200,00210,00

+10,00

Cruscami di frumento duroCRUSCA-CRUSCHELLO-TRITELLO173,00181,00

+8,00

FARINACCIO197,00207,00

+10,00

Sottoprodotti zuccherificioMELASSO CANNA305,00305,000
MELASSO BIETOLA305,00305,000
POLPE CUBETTATE235,00235,000
Farine vegetali estrazioneSOIA F.E. INTEGRALE 44% NAZ OGM375,00367,00

-8,00

SOIA F.E. INTEGRALE 44% EST OGMn.q.n.q.n.q.
SOIA F.E DEC. NAZ. OGM384,00376,00

-8,00

SOIA F.E. DEC. EST.
OGM
380,00372,00

-8,00

SOIA F.E INTEGRALE NAZ. NON OGM495,00487,00

-8,00

SOIA F.E. INTEGRALE EST. NON OGMn.q.n.q.n.q.
GIRASOLE INTEGRALE185,00185,000
GIRASOLE PROTEICO EST.278,00273,00

-5,00

COLZA318,00318,000
Sottoprodotti risoPULA VERGINE155,00160,00

+5,00

Agricoltura biologicaORZO AD USO ZOOTECNICO280,00280,000
GRANOTURCO AD USO ZOOTECNICO
(min base di legge)
290,00290,000
GRANOTURCO EST. AD USO ZOOTECNICO350,00350,000
SORGO BIANCOn.q.n.q.n.q.
FAVINO420,00420,000
SEME DI SOIA ZOOTECNICO690,00700,00

+10,00

ERBA MEDICA DISIDRATATA (cubettata)245,00245,000
ERBA MEDICA DISIDRATATA (in balloni)315,00315,000
PISELLO PROTEICO
(min uso zootecnico)
n.q.n.q.n.q.
CRUSCAMI DI FRUMENTO (FARINA)190,00200,00

+10,00

CRUSCAMI DI FRUMENTO (PELLET)210,00220,00

+10,00

VarieBUCCETTE DI SOIA OGM182,00182,000
SEME DI COTONE (min)420,00420,000
Derivati lavorazione granoturcoSEMOLA GLUTINATA205,00210,00

+5,00

Prezzi in €/t, pronta consegna, FRANCO PARTENZA BOLOGNA e/o province limitrofe emiliano/romagnole - I.V.A. esclusa

Quando agli inizi della mia carriera di nutrizionista di ruminanti cominciai a seguire gli articoli divulgativi e i numerosi interventi nei congressi internazionali di Bill Mahanna lo inserii, a sua insaputa, nella ristrettissima lista dei miei mentori, almeno per quanto riguardava la conoscenza dei foraggi e della loro conservazione.

E’ piuttosto frequente negli USA che liberi professionisti o responsabili di settori tecnici delle aziende, di chiara fama, occupino ruoli didattici nelle Università. Questa scelta è un aiuto per i giovani per avere conoscenze aggiornate su quello che serve nel mondo produttivo ed è di indirizzo alla ricerca scientifica.

Mahanna è infatti il Global Nutritional Science Manager di Pioneer (Corteva) ed è membro del corpo accademico dell’Iowa State University. Ruminantia ha inoltre l’onore di ospitare sui articoli nella rubrica “argomenti di Agronomia” di Pioneer attiva dal 30 marzo 2014.

Quale occasione migliore del suo recente viaggio in Italia per incontrarlo e approfondire insieme i temi di maggior rilievo per chi come noi, a vario titolo, si occupa delle bovine da latte?

Di seguito trovate i vari argomenti affrontati durante l’intervista:

  • Trend globale della zootecnia
  • Gestione delle coltivazioni a fronte del cambiamento climatico
  • Quali nutrienti di un foraggio bisogna conoscere per pianificare il razionamento
  • Confronto tra insilati di mais e di insilati di cereali vernini
  • Consigli sulla gestione idrica del mais
  • Innovazioni genetiche per i mais da trinciato
  • Frequenza ottimale per analizzare i foraggi e bilanciare la razione
  • Novità per la coltivazione e l’inclusione in razione della soia
  • Investimenti di Corteva per la zootecnia in Italia: i servizi del Corteva AgroLab

Vi lasciamo al video per approfondirli!

Pubblicato oggi da Ismea il nuovo report sulle tendenze e dinamiche del settore lattiero-caseario. Il momento è favorevole per il nostro Paese, sia a livello europeo, dove è il quarto il termini di incremento di produzione, che a livello nazionale, con prezzi alla stalla che si avvicinano ai valori del 2023 e andamento molto positivo per l’industria di trasformazione, che vede una incremento delle esportazioni di formaggi e latticini dell’11,5% in volume e del 7,6% in valore.

A livello di spesa domestica, invece, il latte fresco risulta il prodotto che ha subìto la contrazione più consistente di tutto il settore in termini di quantità con il – 7% in volume.

Di seguito, tutti i dettagli partendo dal contesto mondiale per arrivare a quello casalingo.

Contesto globale

La produzione mondiale di latte è in crescita, trainata in particolare dalla Nuova Zelanda che ha registrato un incremento del 5,6% a giugno-settembre 2024 rispetto allo stesso periodo del 2023. Positivo anche l’andamento della campagna lattiera in Australia (+1,9% nel periodo luglio-settembre 2024), mentre negli Stati Uniti, la produzione di latte è rimasta ferma rispetto allo scorso anno (-0,3% nel periodo gennaio-settembre 2024) a causa di una grave epizoozia che ha colpito molte aree.

A livello europeo, dopo una prima parte dell’anno decisamente positiva, le consegne di latte vaccino hanno subìto una battuta di arresto nel terzo trimestre, per cause sanitarie e climatiche, facendo registrare solamente un incremento totale dello 0,5% nei primi nove mesi del 2024. I Paesi che hanno maggiormente contribuito, in questi mesi, alla crescita sono stati: Polonia (+3,7%), Spagna (+1,7%), Francia (+1,5%) e Italia (+1,3%); stazionaria la Germania mentre in calo Irlanda (-4,1%) e Paesi Bassi (-1,9%) a causa dell’epidemia di blue tongue che ha ridotto la produttività delle bovine. Nella media dei 27 membri, i prezzi UE del latte alla stalla hanno ripreso a salire durante l’estate, pur restando ancora sotto i livelli record del 2022, fino a quasi 50 euro/100 kg nel mese di settembre con una variazione del +14,3% su base annua.

Per quel che riguarda la trasformazione industriale, continua la tendenza positiva della produzione di formaggi (+2,8% nei primi nove mesi del 2024), anche in funzione della buona richiesta da Regno Unito, Giappone e Stati Uniti, con un incremento dell’1% sulle esportazioni. Il mercato del burro, invece, continua ad essere ancora sottoposto a grandi tensioni così come quello delle polveri.

Contesto nazionale

Dall’inizio dell’anno la produzione di latte nel nostro Paese ha registrato un costante andamento positivo (+1,3%), ad eccezione del mese di agosto in cui si è registrata una battuta di arresto a causa delle avverse condizioni climatiche. Questo momento ha segnato però, contestualmente, una ripresa del prezzo, rimasto stazionario nei primi mesi dell’anno, che le consegne del mese di ottobre ha raggiunto un valore medio alla stalla attorno ai 55,28 euro/100 litri (Iva esclusa, senza premi), avvicinandosi ai livelli record del 2023 con un surplus di ben 5,4 euro /100 litri rispetto allo scorso anno.

L’indice della ragione di scambio, data dal rapporto tra l’indice dei prezzi del latte alla stalla e di quello dei mezzi correnti, risulta in miglioramento, anche come conseguenza del progressivo calo dei prezzi dei principali input produttivi.

In base all’indice Ismea, infatti, i prezzi dei mezzi correnti impiegati negli allevamenti bovini da latte risultano in contrazione del 12,7% nei primi dieci mesi del 2024 (dopo la stabilità del 2023 e il +26% del 2022), sotto la spinta al ribasso dei prezzi dei mangimi (-19% nel periodo gennaio ottobre) e dei prodotti energetici (-11%). I listini delle materie prime destinate all’alimentazione del bestiame, infatti, si sono assestati nel corso del 2024 su livelli decisamente inferiori rispetto a quanto si verificava lo scorso anno (nel periodo gennaio-novembre, -15% per la granella di mais ad uso zootecnico e -11% per la farina di soia).

Andamento dei prezzi e commercio estero

Prosegue la dinamica positiva per il Grana padano, prodotto guida del mercato nazionale, i cui listini della stagionatura minore hanno raggiunto, a novembre, la quotazione record di 10,32 euro/kg (+18% rispetto a un anno fa) soprattutto grazie al buon andamento della domanda estera. Andamento analogo per il Parmigiano reggiano, che per la stagionatura di 12 mesi ha superato a novembre i 12 euro/kg, con una crescita del 20,7% rispetto allo stesso mese del 2023.

Livelli record anche per i prezzi del burro che, sulla scia delle dinamiche continentali, ha sfiorato gli 8 euro/kg nel mese di novembre segnando un +55% rispetto a un anno fa. Stabilizzati i prezzi della mozzarella vaccina, anche se i valori attuali presentano un distacco significativo (oltre 1,60 euro/kg in più) rispetto a quanto si verificava tre anni fa. Nel periodo gennaio-agosto 2024 le esportazioni di formaggi e latticini italiani sono cresciute dell’11,5% in volume e del 7,6% in valore, con variazioni positive a doppia cifra rispetto all’anno precedente soprattutto verso le destinazioni europee. Anche le importazioni risultano in crescita (+5,2% in valore) e per la chiusura del 2024 si prevede un saldo della bilancia ancora positivo, con oltre 462 milioni di euro di attivo nei primi otto mesi. Sul fronte passivo della bilancia commerciale, grazie a prezzi di fornitura competitivi sono aumentate le importazioni sia di formaggi (+8,2% in volume) sia di latte in cisterna (+8,0% in volume nei primi otto mesi). In particolare su questo fronte, oltre alla conferma della Germania nel ruolo di primo fornitore con una crescita di oltre 4%, si registrano aumenti a doppia cifra per le cisterne provenienti da Slovenia, Austria e Ungheria.

Domanda domestica e prospettive

Nei primi nove mesi del 2024 la spesa delle famiglie italiane per latte e derivati è diminuita complessivamente dell’1,2%, come conseguenza in parte del calo dei prezzi delle principali referenze, in parte di una contrazione dei volumi (-0,6%). La contrazione delle quantità più consistente di tutto il settore continua a registrarsi per il latte fresco (-7% in volume), mentre registrano una dinamica positiva degli acquisti lo yogurt (+3,8% in volume) e i formaggi (+1,1% in volume), soprattutto i freschi.

La Commissione europea stima una produzione UE di latte in lieve crescita nel prossimo decennio come conseguenza di situazioni piuttosto differenziate a livello territoriale: una crescita è attesa in Polonia, mentre nei paesi della “vecchia Europa” le consegne sono stimate in contrazione (-0,4%) a seguito di politiche ambientali volte a una riduzione delle consistenze di vacche (come in Danimarca e nei Paesi Bassi) o di criticità di tipo strutturale con le rese produttive già molto elevate (e in qualche caso già arrivate al tetto massimo sia in termini biologici che di efficienza economica) o ancora di problematiche sanitarie (come ad esempio sta accadendo in Francia).

Il consumo interno di prodotti lattiero caseari dovrebbe crescere a un ritmo piuttosto lento nel prossimo decennio (+0,1% all’anno): a fronte dell’ulteriore incremento del consumo di formaggio e di una crescita stimata per la domanda del siero in polvere trainato soprattutto dai prodotti salutistici, è attesa una sostanziale tenuta del consumo di burro su livelli elevati; stabile anche l’utilizzo di latte scremato in polvere, mentre è prevista una flessione dei consumi di prodotti freschi, in particolare latte alimentare e, seppure in misura minore, anche yogurt.

Riguardo al mercato nazionale, l’anno dovrebbe chiudersi con una produzione in aumento che, potrebbe superare i 13 milioni di tonnellate, sfiorando il record produttivo registrato nel 2021 e riportando, in tal modo, il grado di autoapprovvigionamento sopra l’80. Lo stesso non vale per le materie prime destinate all’alimentazione del bestiame, in quanto le problematiche climatiche che hanno impattato su quantità e qualità delle produzioni foraggere, potranno esporre gli allevatori alle criticità e alla instabilità del mercato mondiale. Per quanto riguarda la fase di trasformazione, gli operatori del settore lattiero-caseario sono ottimisti, soprattutto per ciò che concerne le aspettative di vendita molto positive generalmente in corrispondenza delle festività natalizie e di un aumento dei flussi legati al turismo invernale e religioso.

È stato recentemente pubblicato il Decreto n. 635222 del 2024, che introduce gli Standard Value per le produzioni zootecniche e vegetali. Questi valori sono fondamentali per determinare il valore della produzione media annua e i valori massimi assicurabili al mercato agevolato, oltre a favorire l’adesione ai Fondi di mutualizzazione. Il decreto prevede anche un elenco di valori indice, utili per calcolare le perdite economiche derivanti da danni catastrofali meteo-climatici e per determinare le compensazioni erogabili dal Fondo AgriCat, istituito per la copertura di tali danni.

In particolare, per la campagna assicurativa 2024, il decreto stabilisce gli Standard Value per le produzioni zootecniche, inclusi i casi di abbattimento forzoso, mancata produzione di latte, mancata produzione di miele e mancato reddito. Questi valori sono essenziali per determinare il valore della produzione media annua e i massimi importi assicurabili al mercato agevolato nell’anno 2024. I dettagli specifici di tali valori sono riportati nell’Allegato 1 del Decreto.

Questa iniziativa si inserisce in un quadro più ampio di supporto e tutela per il settore agricolo, promuovendo una gestione più sicura e protetta contro i rischi che minacciano le produzioni.

Ieri il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida è intervenuto al Question Time presso la Camera dei Deputati affrontando temi cruciali per il futuro del settore agroalimentare italiano.

Tra i quesiti posti al Ministro troviamo: le iniziative in materia di divieto di produzione e commercializzazione della carne coltivata e di divieto di denominazione di carne per prodotti contenenti proteine vegetali, in relazione a recenti pronunciamenti della Commissione europea e della Corte di giustizia dell’Ue; le misure per lo scorrimento integrale della graduatoria del V bando dei contratti di filiera al fine di assicurare trasparenza e stabilità alle aziende coinvolte; le iniziative in sede nazionale ed europea, volte al rafforzamento del mercato unico e alla tutela del reddito degli agricoltori; lo stato di avanzamento della misura del Pnrr denominata «Parco Agrisolare».

Un confronto acceso su questioni che intrecciano politiche nazionali, decisioni europee e sostenibilità futura. Di seguito i punti salienti degli interventi.

Divieto di produzione e commercializzazione della carne e meat sounding

Il dibattito sul divieto di carne coltivata e sull’uso di denominazioni evocative per prodotti vegetali ha suscitato un confronto acceso tra il Ministro Francesco Lollobrigida e l’onorevole Benedetto Della Vedova. Quest’ultimo ha criticato duramente la normativa italiana, definendola “antiscientifica, antitaliana e antieuropea”, alla luce dei recenti pronunciamenti della Commissione europea e della Corte di giustizia dell’UE.

Della Vedova ha sottolineato come leggi analoghe adottate da Francia e Ungheria siano state giudicate non conformi al diritto europeo, accusando il Governo italiano di voler imporre divieti che danneggiano la ricerca scientifica e lo sviluppo economico, isolando l’Italia da un settore emergente promettente. Ha inoltre evidenziato il rischio di sanzioni europee e ha invitato il Governo a ritirare la legge per evitare ulteriori danni.

Il Ministro Lollobrigida ha difeso il provvedimento, affermando che non espone l’Italia a procedure di infrazione. Ha richiamato il principio di precauzione a tutela della salute dei cittadini europei, specificando che la carne coltivata, per il suo processo produttivo, è più assimilabile a un farmaco che a un alimento tradizionale. Ha inoltre evidenziato il supporto di diversi Stati membri, tra cui Francia e Austria, per una revisione delle linee guida dell’EFSA che richieda test preclinici e clinici sui novel food.

Sul divieto di “meat sounding“, il Ministro ha ammesso che la norma dovrà essere adattata per rispettare i principi europei, mantenendo comunque l’obiettivo di garantire trasparenza e corretta informazione ai consumatori. Lollobrigida ha annunciato che il Governo sta lavorando a modifiche normative per rendere la disciplina compatibile con la normativa comunitaria.

In conclusione, mentre Della Vedova ha ribadito la necessità di rimuovere un divieto che considera dannoso e miope, il Ministro ha ribattuto che l’Italia continuerà a tutelare il proprio patrimonio zootecnico e la salute dei cittadini, mantenendo una posizione prudente verso innovazioni ancora controverse.

scorrimento graduatoria V bando contratti di filiera

Durante il dibattito sull’interrogazione relativa allo scorrimento della graduatoria del V bando dei contratti di filiera, la deputata Maria Chiara Gadda ha espresso preoccupazioni riguardo alla gestione delle risorse e alla trasparenza del processo. Ha evidenziato come i 690 milioni di euro destinati alla misura siano bloccati a causa di numerosi ricorsi al TAR e ha chiesto al Ministro Lollobrigida rassicurazioni sulla corretta erogazione delle risorse, soprattutto in relazione agli ulteriori 2 miliardi ottenuti con la rimodulazione del PNRR.

In risposta, il Ministro ha spiegato che il Governo ha ereditato una situazione complessa, con un incremento significativo dei progetti presentati rispetto al passato. Ha sottolineato che sono stati messi a disposizione 2,5 miliardi complessivi per finanziare un maggior numero di progetti, mantenendo criteri di selezione trasparenti e coerenti con le normative europee. Ha inoltre rassicurato che le imprese che non soddisferanno le condizionalità del PNRR potranno comunque attendere lo scorrimento delle risorse originarie.

Tuttavia, la deputata Gadda si è detta insoddisfatta, evidenziando che i nuovi criteri legati al PNRR cambiano significativamente i requisiti per l’accesso ai fondi, creando difficoltà soprattutto per le piccole imprese. Ha criticato la mancanza di chiarezza nei criteri di valutazione e ha sottolineato che molti ricorsi al TAR non saranno ritirati, bloccando ulteriormente i fondi. Infine, ha lamentato ritardi cronici nei pagamenti relativi ai precedenti bandi, chiedendo al Ministro un intervento deciso per sbloccare la situazione e garantire che le risorse raggiungano le imprese in tempi utili.

Mercato unico e reddito agricolo

Durante il dibattito sull’interrogazione relativa alla tutela del reddito degli agricoltori e al rafforzamento del mercato unico, il deputato Calogero Pisano ha evidenziato il difficile contesto del settore agricolo europeo, caratterizzato da una diminuzione delle aziende attive, dei margini di guadagno e delle retribuzioni, sollecitando interventi concreti sia a livello nazionale che europeo.

In risposta il Ministro Francesco Lollobrigida ha ribadito l’impegno del Governo Meloni nel sostenere il ruolo centrale dell’agricoltura nel sistema economico e sociale italiano. Ha sottolineato l’importanza della riforma della PAC, semplificata anche grazie al contributo italiano, e ha accolto positivamente le recenti iniziative legislative annunciate dalla Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, per tutelare il reddito degli agricoltori e contrastare le pratiche sleali. Ha inoltre ricordato che l’Italia è stata pioniere nell’introduzione di contratti scritti tra agricoltori e acquirenti e nel rafforzamento dei controlli sui mercati all’ingrosso.

Lollobrigida ha evidenziato gli sforzi per proteggere i produttori italiani da importazioni non conformi agli standard europei e per promuovere le produzioni di qualità, con particolare attenzione alla tutela delle indicazioni geografiche e al contrasto dell’Italian sounding. Ha anche sottolineato l’importanza della gestione del rischio per affrontare eventi climatici estremi, ricordando l’attivazione della riserva di crisi della PAC per l’emergenza siccità.

Nella replica, l’onorevole Pino Bicchielli, a nome del gruppo Noi Moderati, si è dichiarato pienamente soddisfatto della risposta del Ministro, apprezzando l’attenzione del Governo al reddito degli agricoltori, alla produttività e all’innovazione. Ha lodato l’Italia come esempio in Europa per le politiche agricole e ha sottolineato l’importanza di continuare a garantire una giusta retribuzione per i lavoratori del settore agricolo, spesso considerati l’anello debole della filiera.

Stato di avanzamento della misura PNRR “Parco Agrisolare”

Durante il dibattito sull’interrogazione riguardante il “Parco Agrisolare“, si è discusso dello stato di avanzamento di questa misura del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), volta a sostenere l’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti di strutture agricole. La deputata Monica Ciaburro (FDI), cofirmataria dell’interrogazione, ha evidenziato come il Governo Meloni abbia rimodulato il PNRR rendendolo più efficace, aumentando il budget destinato al settore agricolo da 3,68 a 6,53 miliardi di euro, con uno specifico incremento per la misura Parco Agrisolare da 1,5 a 2,35 miliardi di euro.

Il Ministro Francesco Lollobrigida ha sottolineato i risultati ottenuti: oltre 21.000 aziende agricole finanziate e 2,2 miliardi di euro assegnati attraverso tre bandi. Ha evidenziato che la capacità produttiva di energia da fonti rinnovabili prevista al 2026 supererà i 1.600 MW, ben oltre il target iniziale di 360 MW. Il Ministro ha attribuito il successo alla riforma della misura, che ha aumentato i contributi a fondo perduto fino all’80% e introdotto la possibilità di autoconsumo condiviso, rendendola più attrattiva per le imprese agricole.

La deputata Maria Cristina Caretta (FDI) ha replicato con soddisfazione, lodando il Governo per aver trasformato il PNRR in una reale opportunità per il settore agricolo e per aver garantito che il suolo agricolo rimanga destinato alla produzione alimentare, vietando l’installazione di pannelli fotovoltaici a terra. Ha inoltre sottolineato come questa misura dimostri la possibilità di conciliare produzione energetica e agricoltura, valorizzando tecnologie innovative come l’agrivoltaico e l’agrisolare.

Il dibattito si è concluso con un riconoscimento del ruolo strategico di questa iniziativa nel rafforzare la competitività delle aziende agricole italiane e nel promuovere un futuro sostenibile per il settore.