La Commissione Europea ha recentemente pubblicato il Regolamento (UE) 2024/3160, che introduce importanti modifiche al Regolamento (UE) 2020/688 in materia di sanità animale. Le modifiche, che si applicano a bovini, ovini, caprini, camelidi, cervidi e altri ungulati detenuti, mirano a fronteggiare l’evoluzione della situazione epidemiologica relativa alla malattia emorragica epizootica (EHD) e a rafforzare le misure di prevenzione e controllo per la movimentazione degli animali all’interno dell’Unione Europea.
Contesto
Il Regolamento (UE) 2016/429 stabilisce le norme generali per la prevenzione e il controllo delle malattie animali trasmissibili agli animali o all’uomo. A integrazione di queste disposizioni, il Regolamento Delegato (UE) 2020/688 disciplina i movimenti intra-UE di animali terrestri detenuti. Negli ultimi anni, la diffusione dell’infezione da virus della malattia emorragica epizootica ha reso necessaria una revisione delle norme esistenti, con l’obiettivo di garantire la protezione della salute animale e facilitare la movimentazione dei capi.
Principali modifiche introdotte
Vaccinazione come misura di riduzione dei rischi: gli animali destinati a spostamenti intra-UE provenienti da aree entro un raggio di 150 km da un focolaio di EHD segnalato nei due anni precedenti devono essere vaccinati. La vaccinazione deve rispettare le specifiche del vaccino e garantire un periodo di immunità. Gli animali dovranno:
- essere vaccinati almeno 60 giorni prima del movimento.
- essere vaccinati con un vaccino inattivato e sottoposti a una prova PCR con esito negativo, eseguita almeno 14 giorni dopo l’inizio dell’immunità.
Flessibilità per gli Stati membri: gli Stati membri di destinazione possono stabilire ulteriori misure di riduzione dei rischi in base alla situazione sanitaria locale. Le autorità competenti possono autorizzare movimenti non conformi alle prescrizioni standard, a condizione che siano rispettate misure di mitigazione definite e comunicate alla Commissione Europea e agli altri Stati membri.
Movimenti attraverso Stati membri di passaggio: per il trasporto attraverso Stati membri di passaggio, è obbligatoria la protezione dei mezzi di trasporto contro i vettori. Gli animali non possono essere scaricati per più di un giorno, salvo che lo scarico avvenga in stabilimenti protetti o durante periodi liberi da vettori.
Comunicazione e trasparenza: Gli Stati membri di origine, destinazione e passaggio devono informare la Commissione Europea riguardo a eventuali deroghe o misure aggiuntive autorizzate, garantendo una gestione trasparente e coordinata.
Implicazioni per il settore
Le nuove disposizioni si applicano a bovini, ovini, caprini, camelidi, cervidi e altri ungulati detenuti. L’introduzione della vaccinazione obbligatoria e la possibilità di misure personalizzate rafforzano il controllo sulla diffusione dell’EHD, garantendo un equilibrio tra protezione sanitaria e flessibilità operativa.
Il nuovo Regolamento, ufficialmente in vigore dal prossimo 8 gennaio, rappresenta un ulteriore passo verso una miglior tutela della salute animale nell’Unione Europea. Le misure introdotte consentono di affrontare in modo efficace la diffusione dell’EHD, minimizzando i rischi per gli Stati membri e facilitando al contempo il commercio di animali terrestri. Il settore è chiamato a conformarsi prontamente alle nuove regole per garantire un sistema integrato e sicuro di movimenti intra-UE.
Riportiamo di seguito la lettera scritta dal dottor Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia. Questo intervento è stato redatto come risposta a quanto sostenuto dal dottor Luca Buttazzoni nella sua lettera intitolata “Emissioni: e se la zootecnia fosse parte della soluzione (più che del problema)?“.
La lettera
Gentile redazione, mi sia concesso di replicare alla lettera con cui Luca Buttazzoni espone le ragioni per cui le emissioni di metano di origine agrozootecnica ‘non possono essere responsabili del cambiamento climatico’. Occorre forse intenderci sui termini e sulle metriche, perché una simile affermazione appare in contrasto con il dato acquisito dalla comunità scientifica.
Iniziamo col dire che non solo IPCC è molto consapevole del diverso comportamento del metano in atmosfera in termini di minor permanenza rispetto alla CO2 (decenni e non secoli), ma proprio per questo indica nella forte riduzione delle emissioni di metano lo strumento chiave per riuscire a contenere il riscaldamento globale entro i 2°C previsti dall’accordo di Parigi: agire sulle emissioni globali di questo gas permetterà di ottenere effetti globali già nell’arco di una generazione, e in misura non trascurabile, visto che il surplus di metano presente nell’atmosfera attuale contribuisce per circa 0,5°C al riscaldamento globale (IPCC 2021).
La sfida per il metano non è dunque di mantenere costanti le attuali emissioni, ma di ridurle, e in modo sostanziale (del 30% entro il 2030, secondo l’accordo sul metano sottoscritto da 158 Paesi, Italia inclusa, e del 47-60% entro il 2050, secondo IPCC).
Lo sforzo più grande nel breve termine è richiesto al settore energetico, ma non sarà sufficiente: anche l’agro-zootecnia dovrà fare sempre più la sua parte, visto che ad essa è associato circa il 45% delle emissioni globali di metano (IEA, 2024), evitando di chiamarsi fuori con la motivazione che il metano biogenico è parte di un ciclo naturale.
Questa affermazione è estranea ai numeri in virtù dei quali, dal secolo scorso, l’allevamento ha concorso a generare una progressiva crescita delle emissioni di metano, rispetto a quelle regolate dal ciclo biologico, pari al 332% (SRS Dangal et al, 2017), un dato coerente con la crescita delle concentrazioni atmosferiche che oggi sono quasi triple rispetto ai livelli preindustriali (NOAA 2024): altro che emissioni costanti!
E’ vero che in Europa i dati emissivi dell’agricoltura sono costanti da un quindicennio, ma parlando di effetto serra il quadro a cui occorre guardare è quello globale: a fronte di Paesi che dovranno migliorare il loro approvvigionamento alimentare e quindi, presumibilmente, anche le loro emissioni, i Paesi più sviluppati invece devono ridurre in modo sostanziale il proprio contributo, anche considerando che molti di essi, come l’Italia, già fanno ‘carbon leaching’ attraverso l’importazione di mangimi, prodotti da paesi terzi a spese di deforestazioni non contabilizzate negli inventari nazionali.
L’asserto secondo cui il metano di origine biotica recente non partecipi al riscaldamento globale non ha fondamenti chimico-fisici: il comportamento della molecola di metano è indifferente alla sua origine, come chiarisce, se ce ne fosse bisogno, IPCC (2021). E ahinoi, le caratterizzazioni isotopiche forniscono evidenze che il metano che sta aumentando in atmosfera è proprio quello biogeno, non quello di origine fossile (Michel SE et al., 2024).
Se dobbiamo ridurre le emissioni, discutiamo pure di sistemi retrofit, come il 3-NOP, potrà dare un grosso aiuto se manterrà le promesse, ma occorre un attento monitoraggio quando si manipola il biota ruminale, per conoscere e prevenire effetti a lungo termine.
Bene anche con il biogas, con una avvertenza: la realizzazione degli impianti richiede di essere ‘fatta bene’ e sviluppata con dispositivi più avanzati di quelli attualmente in uso, che riducano fortemente le perdite, giacché le emissioni fuggitive, stimate al 1% del metano prodotto, oggi, sono quasi pari alle emissioni evitate (ISPRA 2022), tanto che non è possibile considerare questo accorgimento come efficace per abbattere le emissioni di metano.
Ma i retrofit, che in ogni caso comportano aumento di costi o investimenti che le aziende devono poter assorbire, non sostituiscono, ma affiancano l’esigenza di ristrutturare il comparto. Il crescente approvvigionamento estero di mangimi è indicatore di una produzione zootecnica che ha superato di molto la capacità portante del territorio a causa di una spinta produttivistica superiore alle proprie possibilità, in termini di bilanci territoriali.
Questa spinta deriva dai settori di trasformazione e distribuzione alimentare, e risponde anche a una domanda di alimenti di origine animale che eccede le raccomandazioni nutrizionali. Nel 2023 ognuno di noi, secondo i dati di ISMEA, ha consumato mediamente 78 kg di carni, corrispondenti al doppio di quanta ne consumava nel 1960, e il 40% in più parlando di latte e derivati (ufficio studi Coop, 2016).
Una qualificazione dei prodotti, ma su livelli di consumo più bassi, oltre ad essere benefica per la salute umana, può esserlo anche per un settore primario che oggi vede un aumento dei costi, per mangimi, ristalli e cure veterinarie, maggiore della crescita dei ricavi economici, soprattutto per le piccole e medie aziende: per questo una riduzione della produzione nelle aree di maggior intensità produttiva, accompagnata da una crescita del tasso di auto-approvvigionamento mangimistico, è sicuramente una formula vincente per tutti.
Possiamo ridurre le emissioni seguendo entrambe le vie, senza preclusioni, con retrofit agli allevamenti e tornando a praticare il legame tra allevamenti e territorio, partendo da quelle produzioni che sostengono le grandi DOP del nostro Paese e che non è sano dipendano da massicce importazioni di soia o mais. E’ una parte fondamentale della necessaria transizione agroecologica, su cui ci piacerebbe promuovere il dibattito con tutti gli attori della filiera: vogliamo parlarne, anche dal vivo?
Damiano Di Simine, responsabile scientifico Legambiente Lombardia
- Michel S.E. et al. Rapid shift in methane carbon isotopes suggests microbial emissions drove record high atmospheric methane growth in 2020–2022, Proc. Natl. Acad. Sci., 121 (44), 2024
- FAO, Statistical Yearbook, World Food and Agriculture, 2024
- IPCC, Climate Change 2021: The Physical Science Basis https://www.ipcc.ch/report/ar6/wg1/
- IEA, Global Methane Tracker 2024, https://www.iea.org/reports/global-methane-tracker-2024/key-findings
- ISPRA, Il metano nell’inventario nazionale delle emissioni di gas serra. L’Italia e il Global Methane Pledge. 2022 https://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/il-metanonell2019inventario-nazionale-delle-emissioni-di-gas-serra-l2019italia-e-il-global-methane-pledge
- NOAA, Global Monitoring Laboratory, trends in CH4, 2024 https://gml.noaa.gov/ccgg/trends_ch4/
- Shree R. S. Dangal et al., Methane Emission from Global Livestock Sector during 1890-2014: Magnitude, Trends and Spatiotemporal Patterns, Global Change Biology 23, 10, 2017 https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/gcb.13709
- Ufficio studi Coop 2016 cit. in www.foodweb.it/2016/07/un-secolo-consumi-italiani-ieri-oggi/
È online la newsletter n. 267 della European Federation of Animal Science (EAAP), tradotta nelle lingue dei Paesi di provenienza dei suoi membri (tra cui l’italiano).
In questo numero l’editoriale del Segretario Generale Andrea Rosati fa una riflessione su etica, competenza e impatto della comunicazione scientifica basata sull’evidenza.
Potete trovare, inoltre, aggiornamenti sulle attività della Federazione, segnalazioni di ricerche e studi pubblicati su riviste scientifiche, notizie su politiche e progetti dall’UE, eventi interessanti per il settore delle Animal Science, offerte di lavoro e molto altro.
Buona lettura!
Il Segretario del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti Tom Vilsack ha annunciato il 19 dicembre 2024 il secondo round di sovvenzioni del Regional Agricultural Promotion Program (RAPP), che mira ad assegnare 300 milioni di dollari a 67 partner per espandere le esportazioni di prodotti alimentari e agricoli americani nei mercati globali emergenti. Questo ultimo investimento porta il finanziamento totale del RAPP a 600 milioni di dollari nel 2024.
Le nuove sovvenzioni mirano a diversificare i mercati di esportazione in regioni con domanda dei consumatori e potere d’acquisto in crescita, tra cui Africa, America Latina/Caraibi e Asia meridionale/sudorientale. Queste regioni offrono opportunità significative per i produttori statunitensi che cercano di stabilire una posizione più solida in mercati dinamici e in crescita.
“L’approccio Biden-Harris al commercio sta dando risultati per l’agricoltura statunitense attraverso esportazioni record e relazioni migliorate con i partner commerciali attuali e futuri – ha dichiarato il Segretario Vilsack. – Questo investimento supporta azioni che si basano sulla domanda globale di prodotti agricoli americani di alta qualità“.
Sotto l’amministrazione Biden-Harris, le esportazioni agricole statunitensi sono cresciute in modo significativo, registrando i tre anni più alti della storia nel 2021, 2022 e 2023, tra cui un record di quasi 196 miliardi di dollari nel 2022 e quasi 175 miliardi di dollari nel 2023.
Diversificazione del mercato e nuove opportunità
Questo secondo round di finanziamenti rafforza l’impegno dell’USDA per la diversificazione, con uno stanziamento di 25 milioni di $ per progetti focalizzati sull’Africa. Le proposte per questo round hanno superato i finanziamenti disponibili, con entità idonee che hanno presentato richieste di progetto per oltre 1 miliardo di $. I primi 300 milioni di $ in fondi RAPP, annunciati a maggio 2024, hanno già aiutato i produttori statunitensi a sfruttare nuove opportunità all’estero. RAPP si basa sul successo dell’Agricultural Trade Promotion Program (ATP), lanciato nel 2018 per mitigare i rischi di un’eccessiva dipendenza da pochi grandi mercati.
Le domande per il secondo round di finanziamenti sono state aperte ad agosto 2024 e l’USDA ha ricevuto proposte da organizzazioni commerciali agricole, gruppi commerciali regionali statali, cooperative agricole e agenzie statali. Questi progetti svolgeranno un ruolo fondamentale nello stabilire nuove opportunità di mercato e nel sostenere quelle esistenti per i produttori statunitensi.
Le vacche da latte, insieme ad altre specie animali, mostrano differenze tra individui nell’espressione comportamentale in risposta a diversi ambienti o situazioni, che sono particolarmente evidenti in contesti difficili.
La personalità nei bovini da latte
Questa variazione comportamentale si verifica a causa della presenza di tratti della personalità, definiti come aspetti specifici del repertorio comportamentale di un animale. Sebbene i tratti della personalità rimangano generalmente coerenti nel tempo, vi sono prove che possono verificarsi cambiamenti come risultato di condizioni fisiologiche, sociali o ambientali.
Ad esempio, Neave et al. hanno dimostrato che i tratti della personalità nei bovini da latte possono subire una modifica durante la pubertà, un periodo di significativo cambiamento fisiologico. I bovini da latte sperimentano cambiamenti in vari aspetti del loro ambiente e della loro gestione, come gruppi sociali, composizione della dieta e procedure di mungitura. Il modo in cui gli individui rispondono a queste situazioni, oltre ad altre pratiche di gestione, può contribuire alla variabilità nei comportamenti relativi alla mungitura e alimentazione dei bovini da latte allevati in gruppo.
L’influenza sulla mungitura robotizzata
È noto che i tratti della personalità di un bovino da latte influenzano il modo in cui risponde alla quantità di concentrato supplementare che riceve in un sistema di mungitura automatico (AMS), aggiungendo un ulteriore fattore che influenza il modo in cui le vacche si adattano a questi sistemi.
Schwanke et al. hanno dimostrato che le bovine più timorose che avevano già familiarità con un sistema di mungitura automatico (AMS) avevano meno probabilità di ricevere una razione completa di 6 kg/giorno di concentrato in AMS; di conseguenza, queste vacche avevano un’ingestione di sostanza secca totale inferiore (DMI totale) e una maggiore variabilità giornaliera nella DMI totale.
Non è noto se i tratti della personalità siano correlati al modo in cui le vacche rispondono alla transizione da un sistema di mungitura convenzionale a un AMS. Tuttavia, Brasier et al. hanno dimostrato che i tratti della personalità di audacia e attività influenzavano l’adattamento della vacca a un AMS immediatamente dopo il parto e che i tratti di attività, esplorazione e audacia mostravano diversi livelli di coerenza prima e dopo il parto.
In genere, le vacche sono considerate adattate all’AMS quando si sottopongono a mungitura volontariamente almeno 2 volte al giorno e non mostrano più comportamenti correlati allo stress durante la mungitura, come camminare e scalciare. I dati dei sondaggi indicano che sono necessari almeno 3 giorni prima che le vacche siano considerate addestrate. Pertanto, la capacità delle bovine da latte di prosperare in una struttura con AMS, in termini di produzione e benessere, non dipende solo dal soddisfacimento dei fabbisogni nutrizionali individuali, ma anche dalla comprensione di come la personalità delle vacche da latte influenza il comportamento di mungitura e alimentazione.
Inoltre, poiché sempre più allevatori scelgono di adottare gli AMS, comprendere come le diverse personalità degli animali ne influenzano l’adattabilità a questi sistemi può consentire agli allevatori di prendere decisioni appropriate in modo che i loro animali effettuino queste transizioni con successo e mantengano elevati livelli di produzione e benessere.
Lo studio
Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori canadesi e pubblicato nel numero di dicembre 2024 del Journal of Dairy Science ha approfondito la relazione tra i tratti della personalità delle bovine da latte e la disponibilità di concentrato e i comportamenti alimentari, di mungitura e la produzione di latte durante l’addestramento all’uso di un sistema di mungitura automatico a traffico libero, e dopo l’addestramento.
Materiali e metodi
Lo studio ha coinvolto ventinove vacche Holstein a metà o fine lattazione (218 ± 49 DIM), che venivano munte con sistema di mungitura convenzionale e non erano mai state munte in precedenza in un AMS.
Le bovine sono state assegnate a 1 di 2 piani alimentari, costituiti da una razione parziale mista basale (PMR) comune a entrambi i gruppi, con una quantità di concentrato (su base SM) di (1) 2,0 kg/giorno nell’AMS (L-Tx) o (2) 6,0 kg/giorno nell’AMS (H-Tx).
Le vacche sono state addestrate a usare l’AMS a traffico libero, con mungiture supervisionate, per oltre 72 ore e sono state munte con il robot per 63 giorni dopo il completamento dell’addestramento. Le variabili relative al comportamento alimentare, all’attività di mungitura e alla produzione sono state misurate dall’inizio dell’addestramento all’AMS fino alla fine dello studio.
Tra 42 e 63 giorni dopo l’introduzione dell’AMS, ogni bovina è stata valutata per i tratti della personalità utilizzando un test combinato in arena costituito dall’esposizione a un nuovo ambiente, un nuovo oggetto e un nuovo essere umano.
L’analisi delle componenti principali dei comportamenti osservati durante la valutazione della personalità ha rivelato 2 fattori (interpretati come tratti di audacia e attività) che insieme hanno spiegato l’85% della varianza; ogni vacca ha ricevuto un punteggio per ciascun tratto. Le associazioni tra dieta e tratti della personalità con comportamento alimentare, attività di mungitura e produzione sono state analizzate utilizzando modelli di regressione logistica e lineare a effetti misti.
I risultati
Le vacche con punteggi maggiori per il tratto “attivo” hanno prodotto meno latte durante i 3 giorni di addestramento rispetto a quelle con punteggi inferiori. Nel gruppo H-Tx, le bovine più attive avevano un rischio 3,92 volte maggiore di muoversi e staccare i capezzoli dal robot durante l’addestramento rispetto alle bovine meno attive. Tuttavia, durante le 8 settimane successive all’addestramento, le vacche più attive avevano un rischio 1,37 volte minore di staccare i capezzoli rispetto a quelle meno attive.
Le vacche del gruppo H-Tx hanno prodotto 4,4 kg/giorno di ECM (energy-corrected milk) in più rispetto alle vacche del gruppo L-Tx nelle 8 settimane successive all’addestramento. Durante le 8 settimane successive all’addestramento, le bovine H-Tx hanno consumato in media 21,4 kg/giorno di PMR e hanno ricevuto 4,6 kg/giorno di concentrato nell’AMS, mentre quelle L-Tx hanno consumato 23,4 kg/giorno di PMR e hanno ricevuto 2,0 kg/giorno di concentrato.
Questi risultati dimostrano quindi che i tratti della personalità possono influenzare la risposta delle bovine all’addestramento all’utilizzo del robot di mungitura e che la fornitura di concentrato rimane un fattore che incoraggia gli animali a visitare l’AMS e promuove la produzione di latte.
Non sono state trovate associazioni tra il tratto di personalità “audace” con il comportamento alimentare, il comportamento alla mungitura o la produzione. Dopo l’addestramento, le bovine a cui era stato assegnato più concentrato nel robot erano più propense a essere respinte dal robot visitandolo prima dell’intervallo di mungitura consentito.
Lavori futuri dovrebbero, secondo gli autori, indagare in che modo altri tratti della personalità possono influenzare l’adattamento a un AMS, inclusi quelli a traffico guidato.
Tratto da: “Effect of dairy cow personality traits and concentrate allowance on their response to training and adaptation to an automated milking system“, di A.J. Schwanke, K.M. Dancy, H.W. Neave, G.B. Penner, R. Bergeron e T.J. DeVries. Journal of Dairy Science, Volume 107, Issue 12p11446-11462. December 2024.
Da 77 anni, l’Annuario dell’Agricoltura Italiana rappresenta un punto di riferimento per analizzare lo stato e le dinamiche del settore agricolo nazionale. La sua ultima edizione, presentata il 19 dicembre u.s. dal Presidente del CREA Andrea Rocchi, offre una panoramica dettagliata del 2023, un anno segnato da sfide climatiche e instabilità geopolitica, ma anche da una sorprendente capacità di resilienza del comparto agricolo.
Un settore economico chiave
Il sistema agroalimentare italiano, che include agricoltura, industria alimentare, distribuzione e ristorazione, conferma il suo ruolo cardine nell’economia nazionale, generando un fatturato di circa 676 miliardi di euro, pari al 15% del totale economico del Paese. Di questa cifra, il 41% proviene dall’agricoltura e dall’industria alimentare e delle bevande. Le Regioni Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto contribuiscono congiuntamente al 42% del valore totale, una quota che sale al 64,3% includendo Campania, Lazio e Piemonte.
Performance agricola e sfide climatiche
Il valore aggiunto agricolo ha raggiunto i 37,5 miliardi di euro (+7,9% in termini correnti), nonostante una contrazione in volume del 2,5%. Le temperature record e gli eventi climatici estremi hanno influito negativamente su colture e allevamento, mentre i costi elevati dei fattori di produzione hanno continuato a comprimere i margini delle aziende.
Crescita dell’export agroalimentare
Le esportazioni agroalimentari hanno segnato un nuovo record, superando i 63 miliardi di euro (+6,6%). Questo risultato ha ridotto il deficit della bilancia agroalimentare a -1,64 miliardi di euro e rafforzato il peso del settore sull’export nazionale, ora al 10%.
La bioeconomia italiana
Con un fatturato di 437,5 miliardi di euro (+15,9%) e circa due milioni di occupati, l’agricoltura e l’industria alimentare contribuiscono per il 63,2% alla bioeconomia italiana. Questo dato colloca il Paese al terzo posto in Europa per rilevanza del settore.
Innovazione e struttura imprenditoriale
Il tessuto imprenditoriale agricolo evolve verso modelli organizzativi più complessi, con una riduzione delle ditte individuali e un incremento delle società. Analoghi trend si registrano nell’industria alimentare e nelle cooperative, con una maggiore integrazione delle reti d’impresa.
Diversificazione ed energia rinnovabile
Le attività di diversificazione agricola, pur interessando solo il 6% delle aziende (quota che raddoppia tra i giovani), generano oltre 15 miliardi di euro. Dal punto di vista ambientale, il settore agricolo è sempre più coinvolto nella produzione di energia rinnovabile, in particolare biogas, con l’Italia al secondo posto in Europa e al quarto nel mondo per produzione.
Agricoltura sociale e condizionalità
L’agricoltura italiana è sempre più orientata alla risposta ai bisogni sociali, con iniziative di inclusione lavorativa e progetti su terre confiscate alla mafia. La condizionalità sociale è uno strumento fondamentale per garantire un lavoro equo e dignitoso.
Investimenti e politiche agricole
La spesa pubblica per il settore agricolo si attesta su 13 miliardi di euro, con un ruolo cruciale del Piano Strategico PAC 2023-2027, che enfatizza la gestione del rischio per far fronte ai cambiamenti climatici.
Secondo Alessandra Pesce, direttrice del CREA Politiche e Bioeconomia, il sistema agroalimentare italiano sta evolvendo rapidamente, sostenuto da ricerca e innovazione. L’Annuario rappresenta un fondamentale strumento di monitoraggio per tracciare i progressi del settore, verso un futuro più sostenibile ed efficiente.
Consulta di seguito il report integrale: Annuario dell’Agricoltura italiana 2023, Volume LXXVII