L’Animal and Plant Health Inspection Service (APHIS) del Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti (USDA) ha annunciato una nuova strategia nazionale, chiamata National Milk Testing Strategy (NMTS), per affrontare la diffusione del virus dell’influenza aviaria altamente patogena H5N1 nei bovini da latte. L’iniziativa, avviata tramite un nuovo ordine federale, prevede test obbligatori su scala nazionale del latte crudo e misure di monitoraggio per proteggere gli allevamenti, i lavoratori agricoli e le comunità.
In un nostro precedente articolo (Influenza aviaria: gli Stati Uniti avviano i test sul latte di massa) avevamo già analizzato l’intenzione dell’USDA di implementare una strategia nazionale per contrastare la diffusione del virus H5N1 nei bovini da latte. In quell’occasione, l’USDA aveva delineato i suoi obiettivi principali e la volontà di collaborare con Stati e industrie per sviluppare un sistema uniforme di test sul latte. Tuttavia, mancavano dettagli concreti sull’avvio delle operazioni.
Ora, con il nuovo annuncio del 6 dicembre 2024, l’USDA ha fornito date certe e un piano strutturato e ha annunciato che il primo ciclo di test partirà la settimana del 16 dicembre 2024. Tuttavia, alcuni stati stanno già conducendo test compatibili con gli standard NMTS, quindi in alcune aree il monitoraggio è già in corso.
Inoltre, l’USDA ha pianificato sessioni informative il 10 e l’11 dicembre 2024 per formare i funzionari statali sulla procedura di campionamento e monitoraggio. Questi incontri serviranno a preparare l’implementazione uniforme del programma in tutti gli stati partecipanti.
Punti principali della strategia NMTS
La strategia nazionale NMTS dell’USDA rappresenta un passo fondamentale per contrastare la diffusione dell’H5N1 nel settore lattiero-caseario statunitense, con l’obiettivo di monitorare e proteggere la salute pubblica e la sicurezza alimentare. Tra i punti centrali, la raccolta di campioni di latte crudo sarà obbligatoria per aziende agricole, trasportatori e impianti di lavorazione, che dovranno condividere i campioni per i test sul virus. Inoltre, i laboratori privati e i veterinari saranno tenuti a segnalare all’USDA eventuali risultati positivi.
La strategia punta a mappare la diffusione geografica del virus, implementare misure di biosicurezza per contenerne la diffusione e proteggere i lavoratori agricoli, riducendo il rischio di trasmissione.
Il piano si sviluppa in cinque fasi:
- Fase 1: Monitoraggio nazionale dei serbatoi del latte presso gli impianti di lavorazione.
- Fase 2: Identificazione delle mandrie infette a livello statale.
- Fase 3: Risposta rapida negli stati colpiti, con miglioramento della biosicurezza e tracciamento dei contatti.
- Fase 4: Conferma della completa assenza di H5N1 in uno Stato e riduzione progressiva dei controlli.
- Fase 5: Certificazione dell’assenza di H5N1 a livello nazionale.
Collaborazione tra USDA, APHIS e Stati
L’APHIS ha lavorato a stretto contatto con i partner statali per definire accordi di collaborazione e fornire supporto mirato. Questo include risorse finanziarie, strumenti di campionamento standardizzati e sensibilizzazione sul campo. Inoltre, sono stati richiesti input dagli stati per adattare la strategia alle loro specifiche esigenze, con l’obiettivo di integrare progressivamente tutti i 48 stati contigui nel programma NMTS.
Progressi e risultati ottenuti
L’esperienza accumulata dall’APHIS in decenni di gestione delle malattie animali ha permesso di rispondere rapidamente all’emergenza, iniziata con le prime infezioni confermate a marzo 2024. Grazie ai test gratuiti forniti tramite la rete di laboratori NAHLN, il virus è stato monitorato a livello nazionale, e i dati condivisi pubblicamente per favorire la ricerca. L’NMTS sfrutta questa rete e i risultati raccolti per migliorare il controllo e contenere il virus.
Formazione e risorse per i produttori
L’USDA sta esortando gli allevatori a rafforzare le proprie pratiche di biosicurezza, offrendo programmi di supporto che coprono i costi relativi a dispositivi di protezione individuale, formazione e cure veterinarie. Gli allevatori possono accedere a ulteriori informazioni tramite gli uffici locali dell’USDA o i portali online.
Ricerca e sicurezza alimentare
In collaborazione con HHS e FDA, l’USDA ha condotto ricerche per valutare la sicurezza del latte e dei prodotti caseari, dimostrando che la pastorizzazione elimina efficacemente il virus. Studi paralleli sulla carne bovina hanno confermato che la cottura inattiva l’H5N1. I risultati sono stati inclusi in rapporti epidemiologici dettagliati che guideranno le future pratiche di biosicurezza.
Grazie a questa combinazione di monitoraggio, formazione, supporto operativo e ricerca, l’USDA intende ridurre al minimo il rischio di diffusione dell’H5N1, garantendo al contempo la sicurezza della filiera lattiero-casearia e la protezione dei lavoratori e dei consumatori.
IN BREVE
L’obiettivo di questo studio era valutare la percezione dei consumatori della riduzione di zucchero nello yogurt, sia concettualmente (attraverso un questionario) che per gradimento dei prodotti effettivi (attraverso dei panel di assaggio). Concettualmente, i consumatori hanno preferito l’affermazione “naturalmente dolcificato” rispetto a “ridotto contenuto di zucchero”. Il miele è risultato essere il dolcificante preferito nel sondaggio, ma non nelle prove di assaggio. L’allulosio è stata l’opzione dolcificante meno apprezzata nel sondaggio. Nei test di assaggio gli yogurt dolcificati con saccarosio sono stati i preferiti. Gli yogurt dolcificati con allulosio o una miscela di allulosio, stevia e saccarosio hanno ricevuto punteggi di gradimento più alti rispetto agli yogurt con stevia, il che suggerisce che l’allulosio può aiutare a ridurre lo zucchero nello yogurt. I consumatori sono interessati a yogurt sani naturalmente dolcificati, ma il sapore o il gusto rimangono la forza trainante per il gradimento e l’acquisto. L’uso di un dolcificante naturale che fornisca l’esperienza sensoriale del saccarosio è in definitiva più importante della familiarità con il dolcificante vero e proprio.
Introduzione
Il mercato dello yogurt ha registrato una crescita significativa, raggiungendo quasi 9,7 miliardi di dollari nel 2022 e con prospettive promettenti per il futuro. Una delle principali tendenze nel settore è la riduzione dello zucchero, guidata dalla crescente consapevolezza dei consumatori sui rischi per la salute legati all’eccessivo consumo, come obesità, malattie cardiovascolari e carie dentale. Ridurre lo zucchero nello yogurt è però una sfida, poiché esso contribuisce non solo al gusto dolce, ma anche alla consistenza, viscosità e ritenzione di umidità del prodotto.
I consumatori preferiscono dolcificanti naturali e a basso contenuto calorico, ma la qualità sensoriale rimane cruciale: lo yogurt dolcificato con saccarosio è generalmente preferito rispetto ad alternative come stevia o allulosio. Studi hanno dimostrato che riduzioni moderate di zucchero (fino al 25%) possono essere accettate se accompagnate da aromi come fragola o vaniglia, che migliorano la percezione del gusto dolce.
Metodologie di ricerca come la scalabilità MaxDiff e l’analisi Kano sono state utilizzate per comprendere le preferenze dei consumatori e l’importanza degli attributi nei prodotti. Inoltre, tecniche come il calcolo della concentrazione di isosweet, che misura l’equivalenza di dolcezza rispetto al saccarosio, e i test di accettazione analizzano gradimento e percezioni dei consumatori.
Questo studio pubblicato sul Journal of Dairy Science a dicembre 2024, ha approfondito sia le conoscenze che le preferenze relative ai dolcificanti alternativi nello yogurt, combinando sondaggi e test di degustazione, evidenziando il ruolo centrale del sapore per il successo dei prodotti a basso contenuto di zucchero.
Materiali e metodi
Panoramica del Disegno Sperimentale
Il disegno sperimentale è illustrato nella Figura 1, che mostra l’approccio complessivo del progetto. È stato condotto un sondaggio online coinvolgendo 1.290 consumatori di yogurt per indagare il gradimento dei dolcificanti. I dolcificanti scelti per la valutazione includevano saccarosio, miele, allulosio e stevia.
Prima di procedere al test di accettazione del consumatore, è stata effettuata un’analisi per verificare l’equivalenza del gusto dolce dei dolcificanti nello yogurt alla vaniglia con l’1% di grassi attraverso una prova MES con 2-AFC e analisi descrittiva. Sono stati testati tre dolcificanti e due miscele di dolcificanti, tutti alla medesima equivalenza di dolcezza.
Test di Accettazione del Consumatore
Il test di accettazione dei consumatori è stato condotto con due gruppi: uno a cui sono state fornite informazioni sui dolcificanti (n = 115) e uno senza informazioni (n = 114). Questo approccio ha permesso di confrontare l’effetto delle informazioni fornite in precedenza sul gradimento dello yogurt.
Sondaggio Online
Il sondaggio, condotto su un campione di 1.290 partecipanti, ha utilizzato il software Lighthouse Studio per raccogliere dati. I partecipanti, reclutati da un database di oltre 10.000 intervistati gestito dal Sensory Service Center di Raleigh, North Carolina, avevano almeno 18 anni e consumavano yogurt. La prima parte del sondaggio conteneva domande demografiche per raccogliere informazioni su sesso, età, abitudini di consumo e spesa domestica. Successivamente, i partecipanti hanno risposto a domande relative alle loro convinzioni sui dolcificanti e sullo yogurt.
Una parte importante del sondaggio ha utilizzato la metodologia Kano per classificare gli attributi dello yogurt. I consumatori hanno valutato l’importanza degli attributi quando presenti o assenti, aiutando così a identificare quelli più apprezzati. Ad esempio, un attributo come “yogurt con un contenuto di zuccheri ridotto” potrebbe essere classificato come prestazionale se i consumatori lo trovano attraente.
In seguito, i partecipanti hanno completato una serie di domande di accettazione su scala Likert, in cui esprimevano quanto fossero d’accordo o in disaccordo con affermazioni riguardanti lo yogurt. Questa sezione aiutava a comprendere la percezione dei consumatori su vari aspetti come il contenuto di zucchero, le abitudini di acquisto e la percezione nutrizionale dello yogurt. I partecipanti hanno anche effettuato l’esercizio “crea il tuo yogurt” (BYO), per selezionare le caratteristiche dello yogurt ideale, come il tipo di dolcificante e la dichiarazione sull’etichetta.
Determinazione dell’equivalenza del gusto dolce (gusto isodolce)
Lo studio ha iniziato con la preparazione dello yogurt, utilizzando yogurt semplice non zuccherato e non aromatizzato con un contenuto di grassi di 1,7% ± 0,05% e proteine del 3,7% ± 0,08%, con un pH di 4,4 ± 0,06 a 4°C. Questo yogurt è stato fornito da un partner del settore. È stato aggiunto estratto di vaniglia puro allo 0,75% peso/volume e utilizzati diversi dolcificanti: saccarosio, miele in polvere, allulosio e stevia. Gli ingredienti sono stati mescolati manualmente in un contenitore di acciaio inossidabile.
Valutazione dell’intensità di dolcezza con la scala MES
Una valutazione sensoriale preliminare su 14 yogurt commerciali alla vaniglia ha identificato un’intensità di gusto dolce pari a una soluzione di saccarosio al 6% (peso/volume). Questa soluzione è stata utilizzata come riferimento per creare curve di funzione di potenza con MES per ciascun dolcificante, sia nello yogurt non aromatizzato sia in quello alla vaniglia. I partecipanti, 10 persone con esperienza nella valutazione sensoriale, hanno generato queste curve attraverso MES. Gli yogurt sono stati testati a 4°C in tazze da 64 ml con codici di mascheramento, con un sistema di valutazione elettronico.
Conferma dell’iso-dolcezza e test 2-AFC
L’equivalenza del gusto dolce per ciascun dolcificante è stata verificata con un’analisi descrittiva e un test 2-AFC, in cui i consumatori dovevano confrontare lo yogurt con saccarosio al 6% come campione di riferimento. Sono stati reclutati 40 consumatori per questo test, che includeva yogurt non aromatizzato e aromatizzato alla vaniglia. Le miscele di dolcificanti sono state testate per confermare l’iso-dolcezza.
Analisi sensoriale e test di accettazione
Sono stati selezionati cinque dolcificanti o miscele di dolcificanti per i test di accettazione dei consumatori: saccarosio, allulosio, stevia, miscela HP (miele in polvere e saccarosio) e miscela ALL (allulosio, saccarosio e stevia). Gli yogurt alla vaniglia sono stati scelti per la loro familiarità per i consumatori. L’analisi descrittiva ha documentato le caratteristiche sensoriali di questi yogurt, e otto membri di un panel qualificato hanno effettuato le valutazioni. Successivamente, 229 consumatori sono stati reclutati e hanno ricevuto i campioni per la valutazione a casa, rispondendo a domande sulla loro accettabilità, aspettative, percezione di naturalità e intenzione d’acquisto.
Valutazioni sensoriali e logistica dei test
I partecipanti sono stati divisi in gruppi con o senza preparazione consistente in informazioni sui dolcificanti per valutare la loro intenzione d’acquisto prima e dopo il test. Sono state analizzate le valutazioni di aspetto, colore, aroma, gradimento generale e specifico dei sapori e della consistenza, così come la percezione del retrogusto. È stata utilizzata un’analisi a 5 punti per valutare l’intenzione d’acquisto e la naturalezza percepita dello yogurt.
Risultati
Sondaggio online
Demografia e comportamento degli acquirenti
Il campione del sondaggio online è composto da 1.290 partecipanti, di cui il 76,0% donne e il 24% uomini. Tutti gli intervistati hanno superato le domande di controllo dell’attenzione. La distribuzione per fasce di età era la seguente: 18-24 anni (29,9%), 25-34 anni (23,4%), 35-44 anni (15,6%), 45-54 anni (12,4%), 55-64 anni (12,6%) e 65-74 anni (6,9%). La maggior parte degli intervistati erano consumatori abituali di yogurt, con il 27% che consumava yogurt almeno una volta al giorno, il 37,9% 2-3 volte a settimana, il 21,1% una volta a settimana e il 14% occasionalmente. Gli yogurt preferiti erano il greco (aromatizzato) e quello al cucchiaio alla frutta.
Creazione dello yogurt ideale
Nel processo BYO, i partecipanti hanno creato il loro yogurt ideale scegliendo attributi specifici: 2 g di zucchero aggiunto, dolcificato con miele o zucchero di canna, 10 g di proteine, 2 g di grassi e etichetta “tutto naturale”. I compromessi accettabili includevano la dicitura sull’etichetta (26,8%), zucchero aggiunto (15,4%), dolcificanti (19,3%), proteine (18,1%), grassi totali (12,9%) e grassi saturi (7,4%).
I fattori più influenti nell’acquisto erano il sapore (81,9%) e il tipo di yogurt (76,3%). Circa due terzi dei partecipanti (64,6%) consideravano le dimensioni della confezione, e il 63,9% esaminava le informazioni nutrizionali. Le dichiarazioni sull’etichetta erano il meno considerato (31,2%). Un’alta percentuale dei partecipanti (96%) ha correttamente selezionato la quantità di grassi saturi, il 97,9% le proteine, e l’83,8% la quantità di zucchero aggiunto.
Segmentazione dei consumatori in base alla preferenza di dolcificante
Cluster di consumatori
Attraverso l’analisi MaxDiff, sono stati identificati tre cluster:
- C1 (alternativa naturale): 384 partecipanti, preferenza per dolcificanti naturali non nutritivi, come frutto del monaco e stevia.
- C2 (miele): 516 partecipanti, preferenza per il miele.
- C3 (tradizionale): 390 partecipanti, preferenza per dolcificanti comuni come saccarosio e zucchero di canna.
Preferenze dei dolcificanti
Il miele è stato il dolcificante più apprezzato da tutti i cluster, mentre sciroppo di mais, sucralosio + Ace K e allulosio sono stati considerati poco attraenti (Figura 2). I cluster sono stati analizzati separatamente per altri aspetti dell’indagine.

Figura 2 – Punteggi di utilità MaxDiff per dolcificanti accattivanti negli yogurt per la popolazione totale e i cluster di consumatori identificati. I punteggi di utilità sono centrati sullo zero e i punteggi più alti (più positivi) sono rappresentativi di attributi più accattivanti. Total Pop rappresenta tutti i consumatori (n = 1.290), C1 (alternativa naturale, n = 384), C2 (miele, n = 516), C3 (tradizionale, n = 390). Tutti i consumatori sono tutti gli intervistati che hanno completato il sondaggio online (n = 1.290). *Le lettere diverse indicano differenze significative tra tutti i consumatori ( P < 0,05) determinate tramite ANOVA con LSD di Fisher.
Familiarità con i dolcificanti
La maggior parte dei consumatori aveva più familiarità con miele, saccarosio, sciroppo di mais e zucchero di canna, e meno con allulosio e Ace K. Il cluster C1 aveva una familiarità più alta con l’estratto di foglie di stevia e il frutto del monaco rispetto agli altri cluster.
Preferenza dei consumatori per le dichiarazioni sull’etichetta
I punteggi di utilità più alti sono stati attribuiti a etichette che indicavano dolcificanti naturali, assenza di dolcificanti artificiali, assenza di zuccheri aggiunti e assenza di sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio (Figura 3).

Figura 3 – Punteggi di utilità MaxDiff per accattivanti affermazioni sullo zucchero sulle confezioni di yogurt per popolazione totale e cluster di consumatori identificati. I punteggi di utilità sono centrati sullo zero e i punteggi più alti (più positivi) sono rappresentativi di attributi più accattivanti. Le medie sono presentate per la popolazione totale, così come per ciascuno dei cluster identificati dal dolcificante MaxDiff ( Figura 3 ). Total Pop rappresenta tutti i consumatori (n = 1.290), C1 (alternativa naturale, n = 384), C2 (miele, n = 516), C3 (tradizionale, n = 390). Tutti i consumatori sono tutti gli intervistati che hanno completato il sondaggio online (n = 1.290). *Le lettere diverse indicano differenze significative tra tutti i consumatori ( P < 0,05) determinate tramite ANOVA con LSD di Fisher.
I consumatori del cluster Natural Alt hanno dato un punteggio inferiore a “senza dolcificanti artificiali” e superiore a “senza zucchero aggiunto”. I consumatori tradizionali hanno attribuito punteggi più bassi a “senza zuccheri aggiunti” e “non dolcificato”.
Risultati di Kano
I risultati di Kano hanno mostrato che i consumatori del cluster Natural Alt ritenevano attraenti attributi come “zucchero ridotto”, “proteine elevate”, “probiotici” e “ingredienti brevi”. I consumatori del cluster miele consideravano le “proteine elevate” attraenti, mentre i consumatori del cluster tradizionale erano più neutrali, aspettandosi semplicemente un buon sapore.
Determinazione dell’equivalenza del gusto dolce (gusto isodolce)
Le equazioni generate da MES sono illustrate nella Figura 4. I risultati hanno confermato che la stevia è il dolcificante più potente, seguita da saccarosio, allulosio e miele in polvere. Questi dati sono coerenti con studi precedenti, che affermano che la stevia può essere da 150 a 300 volte più dolce del saccarosio, e che l’allulosio è circa il 70% più dolce del saccarosio. È stata notata una significativa interazione (P < 0,05) tra l’aroma di vaniglia e l’allulosio negli yogurt al 1% di grassi. L’aggiunta di vaniglia ha ridotto la quantità necessaria di allulosio per raggiungere il punto di isodolcezza.

Figura 4 – Curve di scala di stima dell’entità delle quantità di isosweet per ciascun dolcificante nello yogurt con e senza aroma di vaniglia, in relazione alla dolcezza di una soluzione di saccarosio al 6%.
Analisi Descrittiva e Sensory Testing
I test sensoriali hanno rivelato che gli attributi sensoriali degli yogurt con diversi dolcificanti erano generalmente simili, con alcune eccezioni. Ad esempio, il sapore cotto/latteo era più pronunciato negli yogurt con saccarosio (SUC) e meno negli yogurt con stevia (STE). Il diacetile era rilevabile solo negli yogurt SUC e nella miscela allulosio (ALL) e miscela ALL blend. Lo yogurt con saccarosio aveva l’intensità di vaniglia più alta, mentre quello con stevia aveva la più bassa. La stevia ha mostrato anche un sapore amaro e un’astrigenza maggiore, coerente con studi precedenti.
Risultati dei Test di Accettazione dei Consumatori
L’analisi ha mostrato che le descrizioni iniziali dei dolcificanti non hanno avuto effetti significativi sulla preferenza. Lo yogurt con saccarosio è stato preferito, ricevendo i punteggi più alti per il gradimento complessivo e per il sapore di vaniglia, mentre quello con stevia è stato il meno apprezzato.
Intenzione di Acquisto e Percezione di Dolcezza Naturale
I punteggi di intenzione di acquisto sono stati analizzati prima e dopo l’assaggio (Figura 5). Per i consumatori preparati, i punteggi sono diminuiti per yogurt dolcificati con stevia e HP blend. I consumatori hanno ritenuto che il campione con saccarosio fosse il più naturale, mentre gli yogurt con allulosio, miscela ALL e stevia sono stati percepiti come meno naturali e la stevia ha avuto la performance peggiore in tal senso (Figura 6).

Figura 5 – Punteggi medi di intenzione di acquisto dei consumatori preparati (n = 115) prima e dopo aver assaggiato ogni yogurt. Lettere diverse tra i campioni indicano la differenza ( P < 0,05). L’intenzione di acquisto è stata valutata su una scala a 5 punti in cui 1 e 2 = non acquisterebbe, 3 = forse o forse non acquisterebbe e 4 e 5 = acquisterebbe. SUC (saccarosio), ALL (allulosio), STE (stevia), HP Blend (50:50 saccarosio e miele in polvere) e ALL blend (50:10:40 allulosio, saccarosio e stevia) sono le formulazioni.

Figura 6 – Punteggi medi di dolcezza naturale percepita per consumatori non preparati (n = 114) e preparati (n = 115). Lettere diverse tra i campioni indicano la differenza ( P < 0,05). La dolcezza naturale percepita è stata valutata su una scala a 5 punti in cui 1 e 2 = sapore artificiale, 3 = incerto, 4 e 5 = sapore naturale. SUC (saccarosio), ALL (allulosio), STE (stevia), HP Blend (50:50 saccarosio e miele in polvere) e ALL blend (50:10:40 allulosio, saccarosio e stevia) sono le formulazioni.
Discussione
Nel sondaggio, i consumatori hanno preferito lo yogurt dolcificato naturalmente e il miele è stato il dolcificante più apprezzato, essendo percepito come più sano. Questa preferenza è dovuta all’associazione della “naturalità” con la salute e al fatto che alimenti naturali sono considerati meno rischiosi per la salute.
La familiarità con gli ingredienti ha influenzato le percezioni: i consumatori conoscevano meglio il miele e lo zucchero di canna rispetto ad altri dolcificanti come l’allulosio, che è relativamente nuovo. I partecipanti hanno mostrato una maggiore attenzione ai valori nutrizionali piuttosto che alle dichiarazioni generiche sulle etichette, e la preferenza per un’etichetta “pulita” riflette la ricerca di ingredienti semplici e trasparenti.
In termini di gradimento, i consumatori hanno trovato lo yogurt dolcificato con saccarosio preferibile rispetto ad altri dolcificanti o miscele. Lo yogurt dolcificato con stevia ha ricevuto i punteggi più bassi, a causa del suo retrogusto amaro e metallico, confermando risultati simili di studi precedenti.
Anche se il miele è considerato un dolcificante naturale desiderabile, la sua accettazione sensoriale dopo il consumo era inferiore alle aspettative, suggerendo che il concetto di “naturale” non sempre corrisponde al gradimento del gusto. Infine, le miscele di dolcificanti, comprese quelle con saccarosio, sono state utilizzate per mascherare i sapori indesiderati, con una preferenza per le miscele che combinano dolcificanti naturali e saccarosio per un sapore più bilanciato.
Conclusioni
I partecipanti al sondaggio online hanno preferito gli yogurt a ridotto contenuto di zucchero dolcificati naturalmente. La stevia era il dolcificante non nutritivo con cui i consumatori erano più familiari, mentre l’allulosio era il meno conosciuto.
La conoscenza della fonte di dolcificante ha aumentato il gradimento per gli yogurt alla vaniglia, indipendentemente dal tipo di dolcificante. Gli yogurt alla vaniglia dolcificati con saccarosio erano preferiti nelle degustazioni rispetto agli yogurt con miele o saccarosio, allulosio, stevia o miscele di allulosio e stevia o saccarosio.
Gli yogurt dolcificati con allulosio o con miscele di allulosio e stevia o saccarosio sono stati più apprezzati rispetto agli yogurt dolcificati con stevia da sola, suggerendo che ulteriori studi dovrebbero esplorare l’utilizzo dell’allulosio da solo o in miscele.
I consumatori continuano a essere interessati alla riduzione o sostituzione dello zucchero negli yogurt. Tuttavia, il sapore del prodotto rimane il principale fattore di accettazione.
Tratto da: “Consumer perception of sweeteners in yogurt” di E. Crown,D. Rovai, C. M. Racette, D. M. Barbano, M. A. Drake. J. Dairy Sci. 107:10552–10570
https://doi.org/10.3168/jds.2024-24862
Le nuove previsioni parlano di un rapporto mondiale tra riserve e utilizzo di cereali che, sia pur in calo, si mantiene ancora a un livello vantaggioso.
L’indice di riferimento dei prezzi delle materie prime alimentari, a livello mondiale, ha raggiunto il livello più alto dall’aprile 2023, con una crescita dello 0,5 percento rispetto a ottobre, dovuta ai rincari degli oli vegetali in tutto il mondo. A darne notizia, lo scorso venerdì, è stata l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO).
L’Indice FAO dei prezzi dei prodotti alimentari, che rileva le variazioni mensili dei prezzi internazionali di un paniere di generi alimentari oggetto di scambi commerciali, su scala globale, ha fatto registrare, in ottobre, un valore medio di 127,5 punti, in aumento del 5,7 percento dallo scorso anno, pur rimanendo al di sotto di 20,4 punti percentuali rispetto al picco osservato nel marzo 2022.
L’Indice FAO dei prezzi degli oli vegetali è volato alle stelle da ottobre, facendo segnare, a novembre, il secondo più importante incremento degli ultimi due mesi (+7,5 punti percentuali) e uno scatto avanti del 32 percento rispetto al livello dell’anno precedente. Le quotazioni mondiali dell’olio di palma hanno guadagnato ulteriore terreno, complici i timori di una produzione al di sotto delle aspettative, per via delle eccessive precipitazioni nell’Asia sudorientale. Segno più anche per i prezzi dell’olio di soia, sotto la spinta della domanda di importazioni a livello mondiale, e per le quotazioni degli oli di colza e di semi di girasole, a fronte delle prospettive di approvvigionamento globale poco favorevoli, osservate nei rispettivi mercati.
L’Indice FAO dei prezzi dei prodotti lattiero-caseari ha mantenuto la sua traiettoria ascendente a novembre, in accelerazione dello 0,6 percento da ottobre, grazie alla ripresa della domanda mondiale di importazioni di latte intero in polvere. Stessa dinamica si è presentata anche per le quotazioni del burro, che hanno messo a segno un nuovo record, sostenuto dal consolidamento della domanda e da una concomitante esiguità delle scorte in Europa occidentale, mentre alla base del rincaro del formaggio, vi è stata un’insufficienza di esportazioni.
In controtendenza i rimanenti sottoindici, per i quali, in novembre, si è osservato un calo delle quotazioni.
In caduta libera anche l’Indice FAO dei prezzi dei cereali, che ha perso il 2,7 percento, portandosi al di sotto dell’8,0 percento rispetto al valore dello scorso anno. La contrazione della domanda internazionale di importazioni e una maggiore disponibilità di forniture, alla luce dei raccolti in corso nell’emisfero australe, hanno determinato una flessione dei prezzi mondiali del grano, mentre le quotazioni mondiali del mais sono rimaste stabili in un contesto in cui la forte domanda interna in Brasile e la domanda messicana di forniture provenienti dagli Stati Uniti d’America sono state compensate dalle condizioni meteorologiche favorevoli registrate in America latina, da un calo della domanda di forniture ucraine e dalla pressione stagionale correlata al raccolto in corso negli Stati Uniti. L’Indice FAO dei prezzi di tutte le varietà di riso è sceso del 4,0 percento in novembre, causato dall’aumento della concorrenza sul mercato, dalle pressioni sul raccolto e dalle fluttuazioni di valuta.
L’indice FAO dei prezzi dello zucchero mostra un andamento simile, con una flessione del 2,4 percento da ottobre, su cui hanno inciso, da un lato, l’inizio della stagione di frantumazione in India e Thailandia e, dall’altro lato, il dissolversi dei timori per le prospettive di raccolto di canna da zucchero in Brasile, dove le recenti precipitazioni hanno migliorato l’umidità del suolo.
A novembre, l’Indice FAO dei prezzi della carne è sceso dello 0,8 percento, complice soprattutto la contrazione dei prezzi della carne suina nell’Unione europea, a sua volta generata dall’abbondanza di scorte e da una persistente fiacchezza della domanda a livello nazionale e internazionale. In leggero calo anche i prezzi mondiali delle carni ovine e avicole, mentre le quotazioni della carne bovina sono rimaste stabili, a livello internazionale, dove l’incremento dei prezzi all’esportazione in Brasile è stato compensato dalla flessione dei prezzi in Australia.
Informazioni più dettagliate sono disponibili qui.
In calo, secondo le nuove previsioni, il rapporto tra riserve e utilizzo di cereali
L’ultimo Bollettino FAO sull’offerta e la domanda dei cereali, pubblicato anch’esso lo scorso venerdì, rivede al ribasso, rispetto a ottobre, la produzione cerealicola mondiale del 2024, che dovrebbe calare dello 0,6 percento circa dall’anno precedente, fino a raggiungere un volume di 2 841 milioni di tonnellate, pur rimanendo la seconda produzione più alta mai registrata finora.
Nel 2024, non dovrebbero esserci sorprese, invece, per quanto riguarda la produzione mondiale di grano, per cui si attende una sostanziale riconferma del dato del 2023 (789 milioni di tonnellate), mentre la produzione di mais sembra destinata a diminuire dell’1,9 percento rispetto all’anno scorso, fino a un volume complessivo di 1 271 milioni di tonnellate, a fronte di raccolti inferiori alle aspettative nell’Unione europea e negli Stati Uniti d’ America. Quanto alla produzione mondiale di riso nel 2024-2025, la FAO ha ritoccato leggermente le stime, calcolando un incremento annuo dello 0,8 percento, che permetterebbe di raggiungere il volume record di 538,8 milioni di tonnellate.
Nel 2025, la flessione dei prezzi del grano potrebbe scoraggiare l’espansione delle superfici seminate a grano invernale nell’emisfero boreale. La scarsa umidità del suolo nelle principali aree di coltivazione nella Federazione russa, attribuibili a precipitazioni al di sotto della media, hanno compromesso le operazioni di semina. Per contro, condizioni favorevoli di umidità del suolo, unitamente all’adozione di politiche di sostegno da parte dei rispettivi governi, dovrebbero incoraggiare l’aumento delle semine in Cina e India.
Nell’emisfero australe, è in corso la semina dei cereali secondari, mentre vi sarebbero prime avvisaglie di cali delle semine di mais in Argentina, su cui peserebbero condizioni di siccità e il rischio di diffusione del complesso di malattie note come “Corn Stunt Spiroplasma (CSS)” o “corn stunting”, trasmesse dalle cavallette del mais. I progetti di semina precoce osservati in Brasile, incoraggiati dal ritorno delle piogge, fanno pensare che, nel 2025, sarà mantenuta la stessa superficie coltivata a mais. In Sudafrica, le prime previsioni indicherebbero un aumento delle semine di mais bianco, stimolato dal boom dei prezzi, che andrebbe a neutralizzare la riduzione delle superfici coltivate a mais giallo.
Si calcola che l’utilizzo di cereali, a livello mondiale, crescerà dello 0,6%, raggiungendo un volume di 2 859 milioni di tonnellate nel periodo 2024-2025, a fronte di un’impennata dei consumi di riso e grano. Rispetto a ottobre, è stato rivisto in maniera significativa anche il dato relativo alle scorte mondiali di cereali, che diminuiranno dello 0,7 percento rispetto ai livelli iniziali, con un rapporto globale tra riserve e utilizzo di cereali del 30,1 percento per il 2024-2025, in calo rispetto al 30,8 percento dell’anno precedente, ma comunque entro “un livello di offerta vantaggioso” a livello mondiale.
Nel 2024-2024, infine, si prevede un volume di scambi mondiali di cereali pari a 484 milioni di tonnellate, in calo del 4,6 percento rispetto allo scorso anno. I volumi di scambi di grano e mais dovrebbero diminuire in tutto il mondo, a differenza degli scambi di riso, per i quali si attende un incremento.
Informazioni più dettagliate sono disponibili qui.
Lo scorso venerdì, il Sistema di informazione sui mercati agricoli (AMIS), ospitato presso la FAO, ha pubblicato il numero mensile dell’Osservatorio del mercato. Oltre alle analisi periodiche, il rapporto contiene una riflessione sui mercati dei prodotti agricoli di base, nel 2024, e una discussione delle incertezze che potrebbero colpire questi mercati, in tutto il mondo, nel 2025.
L’aborto negli ovini
L’aborto è una patologia fortemente impattante per l’allevamento ovino e può rappresentare la conseguenza di molteplici cause, sia infettive che di altra natura. Tra quelle di origine infettiva, Chlamydia abortus e Salmonella abortusovis rappresentano le cause principali in quanto sono molto diffuse all’interno delle greggi.
Chlamydia abortus, responsabile dell’Aborto Enzootico Ovino (AEO), è la prima causa di aborto nelle specie ovina in Europa e riveste un potenziale zoonotico rilevante, causa di aborti (2) e polmoniti (3) nell’uomo.
Salmonella abortusovis, responsabile dell’Aborto Paratifoide, è un batterio endemico a livello europeo che colpisce gli ovini (4).
Entrambe le malattie si manifestano con aborti tendenzialmente tardivi (ultimo terzo di gravidanza) che si presentano in maniera massiva nel gregge (>30% degli animali colpiti), natimortalità e nascita di agnelli prematuri, disvitali e deboli che vanno incontro a morte.
L’eliminazione dei microrganismi avviene attraverso i prodotti dell’aborto (feto, placenta e invogli fetali, liquidi vaginali), tuttavia Salmonella abortusovis può essere eliminata anche attraverso le feci, il latte e il colostro fino a 30 giorni dall’evento abortivo. Gli animali infetti con Chlamydia abortus, inoltre, possono trasmettere l’infezione anche nei calori e nei parti successivi.
La presenza di questi patogeni all’interno del gregge può esercitare un danno economico notevole, caratterizzato da interruzioni di gravidanza, riduzione delle nascite, perdita della lattazione, riduzione delle performance negli animali da macello e da rimonta, costo dei trattamenti antibiotici.
A tal proposito, la pratica comune di effettuare un trattamento antibiotico a tappeto sugli animali in gravidanza durante un focolaio abortivo determina un contenimento temporaneo degli aborti (1 settimana circa), ma non arresta l’eliminazione ambientale del batterio, non previene la ricomparsa degli eventi dopo il decimo giorno e contribuisce allo sviluppo di forme di antimicrobico resistenza.
Pertanto, l’approccio corretto alla problematica degli aborti nel gregge prevede l’utilizzo di buone pratiche di biosicurezza in azienda (acquisto di animali con stato sanitario noto, pulizia dei box parto, eliminazione dei residui dell’aborto, isolamento dei soggetti colpiti), associate all’applicazione di un corretto protocollo vaccinale.
INMEVA®: il giusto compromesso per la prevenzione dell’aborto ovino
INMEVA® è un vaccino inattivato, protettivo nei confronti di infezioni da Chlamydia abortus e Salmonella abortusovis per la specie ovina. Il processo di inattivazione di Chlamydia coinvolge solo il DNA, preservando le proteine della membrana esterna e consentendo quindi un’elevata immunità.
Questo prodotto si differenzia da altri vaccini inattivati, convenzionalmente associati ad un alto livello di sicurezza e ad un’efficacia non sempre soddisfacente, vista la comparsa di focolai abortivi descritta in greggi vaccinate (5,6,7).
Infatti, un recente studio (8) pubblicato sulla rivista scientifica Frontiers, ha valutato l’efficacia di INMEVA® nei confronti di Chlamydia abortus nella specie ovina. I risultati hanno evidenziato una riduzione del 75% dei disturbi riproduttivi e del 55% dell’eliminazione batterica nel gruppo dei soggetti vaccinati rispetto a quello controllo, confermando l’elevata affidabilità del prodotto, ai livelli di un vaccino vivo attenuato.
Normalmente, il protocollo vaccinale con INMEVA® deve essere eseguito prima della monta (2 interventi a distanza di 3 settimane + richiamo annuale) per garantire la massima protezione nel periodo precedente al parto.
Tuttavia, a volte è necessario effettuare vaccinazioni di emergenza per fronteggiare le epidemie, esitando nella necessità di attuare il protocollo durante l’ultimo mese di gravidanza. In questa circostanza, possono sorgere dubbi e preoccupazioni in merito alla sicurezza del vaccino.
In letteratura, infatti, sono stati descritti casi di aborto causati dal ceppo vaccinale in seguito all’utilizzo di vaccini vivi attenuati (9,10,11).
Di recente è stato condotto uno studio (12) volto a valutare la sicurezza di INMEVA® quando somministrato nell’ultimo mese di gravidanza.
Materiali e metodi
Sono state reclutate 57 pecore gravide, divise in 5 gruppi in cui sono stati eseguiti diversi protocolli con INMEVA® o PBS (placebo).
Sono stati raccolti dati relativi a: reazioni nel sito di iniezione, temperatura sistemica e rettale e problemi riproduttivi.
Risultati ottenuti
I risultati dello studio sono stati molto positivi. La vaccinazione, indipendentemente dal protocollo, non ha causato reazioni locali o sistemiche visibili.
In tutti i gruppi è stato osservato un aumento della temperatura rettale 24 ore dopo la vaccinazione, ma in tutti i casi questa è tornata nella norma entro le 24 ore successive.
In nessun gruppo sono state osservate reazioni locali o sistemiche visibili.
In alcuni gruppi sono stati osservati alcuni problemi riproduttivi, ma questi non sono stati considerati correlati alla vaccinazione poiché presenti anche nei gruppi di controllo.
Alcune pecore dei Gruppi 1 e 4 non hanno partorito, probabilmente a causa del riassorbimento fetale a metà della gravidanza. Pertanto, tali episodi non sono attribuibili al vaccino.
Conclusioni
La vaccinazione con INMEVA® rappresenta una valida strategia per combattere le epidemie di aborto negli ovini, offrendo una protezione affidabile e sicura per le greggi, anche qualora utilizzata nelle fasi finali della gravidanza.
Bibliografia
- Longbottom, D., Entrican, G., Wheelhouse, N., Brough, H., & Milne, C. (2013). Evaluation of the impact and control of enzootic abortion of ewes. The Veterinary Journal, 195(2), 257-259.
- Longbottom, D., & Coulter, L. J. (2003). Animal chlamydioses and zoonotic implications. Journal of comparative pathology, 128(4), 217-244.
- Ortega, N., Caro, M. R., Gallego, M. C., Murcia-Belmonte, A., Álvarez, D., Del Río, L., Cuello, F., Buendía, J., & Salinas, J. (2015). Isolation of Chlamydia abortus from a laboratory worker diagnosed with atypical pneumonia. Irish veterinary journal, 69, 1-4.
- Amagliani, G., La Guardia, M. E., Dominici, S., Brandi, G., & Omiccioli, E. (2022). Salmonella Abortusovis: An epidemiologically relevant pathogen. Current Microbiology, 79(1), 3.
- Linklater, K. A., & Dyson, D. A. (1979). Field studies on enzootic abortion of ewes in south east Scotland. The Veterinary Record, 105(17), 387-389.
- Aitken, I. D., Clarkson, M. J., & Linklater, K. (1990). Enzootic abortion of ewes.
- Jones, G. E., Jones, K. A., Machell, J., Brebner, J., Anderson, I. E., & How, S. (1995). Efficacy trials with tissue-culture grown, inactivated vaccines against chlamydial abortion in sheep. Vaccine, 13(8), 715-723.
- Montbrau, C., Fontseca, M., March, R., Sitja, M., Benavides, J., Ortega, N., Caro, M. R., & Salinas, J. (2020). Evaluation of the efficacy of a new commercially available inactivated vaccine against ovine enzootic abortion. Frontiers in veterinary science, 7, 593.
- Caspe, S. G., Livingstone, M., Frew, D., Aitchison, K., Wattegedera, S. R., Entrican, G., Palarea-Albaladejo, J., McNeilly, T. N., Milne, E., Sargison, N. D., Chianini, F., & Longbottom, D. (2020). The 1B vaccine strain of Chlamydia abortus produces placental pathology indistinguishable from a wild type infection. PLoS One, 15(11), e0242526.
- Longbottom, D., Sait, M., Livingstone, M., Laroucau, K., Sachse, K., Harris, S. R., Thomson, N. R., & Seth-Smith, H. M. (2018). Genomic evidence that the live Chlamydia abortus vaccine strain 1B is not attenuated and has the potential to cause disease. Vaccine, 36(25), 3593-3598.
- Laroucau, K., Aaziz, R., Vorimore, F., Menard, M. F., Longbottom, D., & Denis, G. (2018). Abortion storm induced by the live C. abortus vaccine 1B strain in a vaccinated sheep flock, mimicking a natural wild-type infection. Veterinary microbiology, 225, 31-33.
- Agramunt, S. D. S. P., Barril-Basil, I., Baratelli, M., & Núñez, P. (2023). P-044 Vaccination with an inactivated vaccine against abortion during the latest month of pregnancy do not jeopardize the reproductive performances of ewes. Animal-science proceedings, 14(1), 240.
E’ stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea del 6 dicembre una comunicazione relativa all’approvazione di una modifica ordinaria del disciplinare di produzione della Fontina DOP.
Descrizione del prodotto
I primi cambiamenti riguardano la descrizione del prodotto, e in particolare il diametro della forma che è ora compreso tra 30 e 45 cm dal momento che nei limiti precedentemente previsti (ovvero 35 e 45 cm) si sono riscontrate non conformità in quanto alcune forme potevano presentare peso e altezza conformi con un diametro inferiore al minimo previsto.
E’ stata poi eliminata un’indicazione relativa alle caratteristiche chimiche che prevedeva una percentuale minima di grasso del 45% sulla sostanza secca, requisito inserito nel periodo storico che vedeva una grande produzione di burro e di panna e che oggi non risulta più essere un punto critico della produzione.
Prova d’origine
Per quanto riguarda la prova dell’origine, è stata introdotta una differenziazione per le produzioni di alpeggio recentemente introdotte, per le quali vengono utilizzate placchette in caseina di colore verde con codice alfanumerico che inizia con la lettera A; per gli altri siti produttivi è previsto l’utilizzo di placchette in caseina incolore con codice alfanumerico che inizia con tutte le lettere ad esclusione della A. I siti produttivi in alpeggio vengono identificati mediante stampi con numerazione inferiore a 600. Tale accorgimento permetterà di avere una chiara ed inequivocabile identificazione delle produzioni di alpeggio, facilitandone la tracciabilità durante tutta la filiera produttiva.
Viene inoltre specificato che gli 80 giorni di maturazione, a seguito dei quali viene impresso il marchio, devono essere calcolati dall’effettivo inizio della fase di stagionatura.
Vengono poi spostate in questo articolo le caratteristiche grafiche del marchio precedentemente inserite all’articolo 13 del disciplinare di produzione, ora soppresso.
Metodo di produzione
Per quanto riguarda il metodo di produzione è stata inserita una modifica che rende esplicito l’utilizzo degli incroci tra le razze ammesse. “Tale modifica risulta necessaria per evitare
interpretazioni al disciplinare – si legge nel documento. – Le bovine risultanti da incroci tra bovini di razza valdostana (pezzata rossa, pezzata nera, castana) sono peraltro regolarmente iscritti nel libro genealogico di bovine di razza valdostana approvato dal MASAF“.
Metodo di ottenimento
L’articolo relativo al metodo di ottenimento è stato aggiornato per adeguare il disciplinare di produzione e il documento unico a quanto previsto dai regolamenti UE 1151-2012 e UE 664- 2014, dove è previsto che venga esplicitata la percentuale dell’alimentazione che proviene dalla zona geografica delimitata e la parte di alimentazione che proviene da fuori zona geografica delimitata.
Il testo precedente è stato poi ulteriormente semplificato eliminando le percentuali massime di presenza di alcuni alimenti, modifica che permetterà una maggiore flessibilità nella composizione delle formule, con la finalità di adattare meglio la razione alimentare ai fabbisogni delle bovine in relazione con le caratteristiche dei foraggi aziendali, e poter mitigare
l’incremento dei costi causati dalla variabilità delle quotazioni di alcuni componenti.
Viene inoltre chiarito che l’uso consentito per gli additivi è esclusivamente quello tecnologico e non quello nutrizionale, e viene semplificato e snellito il testo precedente che prevedeva tra gli alimenti proibiti diversi alimenti ormai obsoleti e non più reperibili sul mercato, oppure componenti vietati per normative cogenti come ad esempio i derivati e i sottoprodotti di diverse filiere.
Per ribadire che gli unici fermenti consentiti sono quelli autoctoni selezionati e forniti da Consorzio è stata aggiunta la parola «esclusivamente» nell’articolo: «Al latte possono essere aggiunte esclusivamente colture di batteri lattici autoctoni (denominati fermenti); conservati sotto la responsabilità del Consorzio Produttori e Tutela dalla DOP Fontina, che li rilascia liberamente a tutti i produttori di Fontina DOP».
Per semplificare gli adempimenti a carico dei produttori sono poi stati eliminati alcuni limiti numerici di temperatura e tempo per l’effettuazione di varie operazioni, ovvero:
- la temperatura di coagulazione e la sua durata,
- la temperatura della spinatura fuori fuoco,
- la dimensione a cui deve essere rotta la cagliata,
- la durata minima della fase di riposo che precede l’estrazione della massa caseosa.
Tale eliminazione scaturisce dal fatto che negli anni tali operazioni non hanno mai rappresentato delle criticità per la produzione della Fontina.
Per contro è stata esplicitata la fase di asciugatura specificando che tale periodo non deve essere conteggiato per la stagionatura.
Relativamente ai locali di stagionatura, negli anni si sono osservate numerose non conformità relative a piccoli sforamenti della temperatura minima. Pertanto, visto che oscillazioni così piccole non compromettono le caratteristiche del prodotto si è deciso di abbassare leggermente la temperatura minima di stagionatura che è passata dall’essere compresa tra tra 5 e 12 °C all’essere compresa tra 4 e 12 °C.
Etichettatura
I cambiamenti relativi all’etichettatura derivano dalla necessità di individuare con etichette chiare ed univoche le varie tipologie di Fontina consentendo anche al consumatore un’immediata identificazione del prodotto. Sono state quindi introdotte diverse specifiche per le varie tipologie relative alle vesti grafiche (pelure, etichette, pellicole coprenti, serigrafie, veline cartacee, etc) apposte sul prodotto commercializzato in forme intere o porzionato.
Inoltre, all’articolo 8 è stato aggiunto il seguente paragrafo
«Per le forme prodotte in alpeggio, ottenute trasformando esclusivamente latte munto presso siti di alpeggio è inoltre consentita l’aggiunta della menzione “alpeggio”; Per le forme aventi stagionatura minima di 180 giorni è inoltre possibile l’aggiunta della menzione “Lunga stagionatura”;»
per valorizzare il prodotto a lunga stagionatura e il prodotto d’alpeggio.
Altro
Sono stati inseriti nel disciplinare di produzione i riferimenti relativi all’organismo di controllo a cui è dedicato uno specifico articolo, riportato di seguito:
«ART.12 (Organismo di controllo)
Il controllo per l’applicazione delle disposizioni del seguente disciplinare è svolto da un organismo autorizzato, conformemente a quanto stabilito dal regolamento 1151/2012. Tale struttura è l’Organismo di controllo CSQA Certificazioni Via S. Gaetano, 74, THIENE (VI) 36016, Tel. +39 0445 313011 – Fax. +39 0445 313070, e-mail: csqa@csqa.it»
Per fornire al consumatore il prodotto Fontina DOP porzionato con caratteristiche organolettiche inalterate è stato aggiunto questo articolo:
«Per mantenere inalterate le caratteristiche organolettiche del prodotto, al momento del confezionamento (sottovuoto o atmosfera protettiva), è consentita una pulizia (es. raschiatura, etc) superficiale della crosta, per eliminare la morchia umida formatasi in stagionatura. Questa operazione non deve pregiudicare l’identificazione del marchio Fontina DOP apposto sulle forme. Per il prodotto commercializzato affettato e per quello destinato ad altre trasformazioni è permessa la rimozione della crosta.»
Inoltre, si stabilisce quando è possibile la rimozione della crosta per poter meglio soddisfare le richieste del mercato.
Il documento integrale può essere consultato o scaricato cliccando qui.
Il Consiglio europeo ha approvato oggi all’unanimità una serie di conclusioni sul futuro della politica agricola comune (PAC) post 2027.
Le conclusioni sottolineano l’importanza della PAC nel raggiungimento di un’agricoltura competitiva, a prova di crisi, sostenibile, a misura di agricoltori e basata sulla conoscenza, ed evidenziano alcuni obiettivi chiave, ovvero garantire la sicurezza alimentare e al contempo un equo tenore di vita per la comunità agricola e prezzi ragionevoli per i consumatori.
Il documento era stato precedentemente pubblicato sotto forma di conclusioni della presidenza del Consiglio dal momento che durante la riunione del Consiglio Agricoltura e pesca di ottobre era stato approvato solamente da 26 dei 27 Stati membri (solo la Romania aveva espresso una posizione contraria).
Le conclusioni riflettono le aspettative del Consiglio per la futura politica agricola comune, mirando a un settore competitivo e incentrato sugli agricoltori, una delle priorità principali della presidenza ungherese. Le conclusioni chiedono risorse dedicate e appropriate affinché la PAC risponda in modo efficiente ai suoi molteplici obiettivi e sollecitano il mantenimento di una PAC separata e indipendente contenente due pilastri. I pagamenti diretti dovrebbero continuare a sostenere la stabilità del reddito degli agricoltori. Sottolineano inoltre il nostro impegno nel fornire soluzioni e incentivi concreti per supportare gli agricoltori nella transizione verde.
István Nagy, Ministro ungherese per l’agricoltura
Una futura PAC incentrata sugli agricoltori
I 27 ministri dell’agricoltura dell’UE hanno sottolineato l’importanza strategica della PAC e il suo ruolo nel garantire la sicurezza alimentare.
In questo contesto, hanno osservato che sono necessarie risorse e strumenti dedicati e appropriati per la PAC al fine di rispondere in modo efficiente ai suoi molteplici obiettivi. I ministri hanno sottolineato il fatto che la PAC, attraverso pagamenti diretti agli agricoltori e altre forme di sostegno, dovrebbe aiutare a garantire che gli agricoltori abbiano un reddito stabile e fornire loro incentivi per contribuire alla transizione verde.
Il Consiglio ha inoltre convenuto che lo sviluppo rurale dovrebbe continuare ad avere un ruolo importante nell’architettura della PAC sostenendo la redditività delle aree rurali.
Rafforzare la competitività e migliorare la posizione degli agricoltori nella filiera alimentare
Il Consiglio ha riconosciuto che è importante migliorare il funzionamento della filiera agroalimentare, la distribuzione del valore aggiunto e garantire una maggiore trasparenza e una giusta remunerazione per gli agricoltori. I ministri hanno sottolineato l’importanza della stabilità del reddito degli agricoltori per mantenere attività agricole e una produzione alimentare economicamente sostenibili e competitive in tutte le regioni dell’UE.
I ministri dell’agricoltura hanno inoltre riconosciuto la tendenza negativa dell’invecchiamento della popolazione agricola e l’importanza di un sufficiente ricambio generazionale. I ministri hanno concordato che il sostegno ai giovani agricoltori e ai nuovi agricoltori dovrebbe essere rafforzato, per contribuire a garantire che il settore rimanga attraente per le generazioni future. Inoltre, le piccole aziende agricole e la partecipazione delle donne nel settore sono state evidenziate come elementi importanti per la redditività delle aree rurali.
Il Consiglio ha inoltre sottolineato che è necessario sostenere gli investimenti per promuovere la competitività e la sostenibilità.
Un modello farmer-friendly
Le conclusioni chiedono norme più favorevoli agli agricoltori e sottolineano la necessità di ridurre la burocrazia e semplificare le procedure.
A questo proposito, i ministri hanno chiesto una procedura semplificata e accelerata per approvare e modificare i piani strategici nazionali della PAC e per allentare gli obblighi di rendicontazione per gli agricoltori.
Il Consiglio ha sottolineato che il sistema di monitoraggio e valutazione dovrebbe essere più efficiente, trasparente e semplificato, e che il sistema di controllo e sanzione non deve aumentare il numero di controlli in loco.
Fornire incentivi agli agricoltori per la transizione verde
I ministri dell’agricoltura dell’UE hanno riconosciuto che gli agricoltori svolgono un ruolo cruciale nella transizione verde e che la PAC dovrebbe continuare ad aiutare il settore nella sua transizione verso pratiche più sostenibili. Il Consiglio ritiene che gli agricoltori dovrebbero avere incentivi adeguati a tal fine.
I ministri hanno sottolineato la necessità di garantire il giusto equilibrio tra sostenibilità economica, sociale e ambientale.
Un’agricoltura UE a prova di crisi
Il Consiglio ha riconosciuto che la competitività del settore agricolo è stata influenzata da un numero crescente di eventi meteorologici straordinari, nonché dai focolai di malattie che hanno colpito gli animali e dalla diffusione di parassiti delle piante.
Gli strumenti di gestione del rischio e le misure di adattamento climatico sono considerati essenziali per garantire la resilienza del settore.
Inoltre, per migliorare il modo in cui le autorità nazionali e regionali affrontano le crisi, il Consiglio ha chiesto maggiore flessibilità nell’uso degli strumenti della PAC. È stata inoltre evidenziata la necessità di procedure più rapide e semplici per supportare gli agricoltori in caso di eventi meteorologici eccezionali.
Ricerca e innovazione
La ricerca e l’innovazione svolgono un ruolo fondamentale nel raggiungimento degli obiettivi climatici e ambientali e nel garantire che i cittadini dell’UE dispongano di cibo sostenibile, sano e accessibile. In questo contesto, il Consiglio ha sottolineato l’importanza di un approccio all’agricoltura basato sulla conoscenza.
Le conclusioni evidenziano inoltre l’importanza dell’economia circolare e della bioeconomia nel sostenere la transizione verde nei settori agricolo e forestale.
Prossimi passi
Il Consiglio invita la nuova Commissione a tenere conto delle conclusioni nella preparazione delle prossime proposte legislative sulla PAC post-2027 e della “Vision for agriculture and food”, la cui pubblicazione è prevista nei primi 100 giorni del nuovo mandato.