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Oggi la Presidente del gruppo della Banca europea per gli investimenti (BEI), Nadia Calviño, ha annunciato un pacchetto di finanziamenti da 3 miliardi di € a favore di agricoltura, silvicoltura e pesca in tutta Europa, insieme a iniziative volte a rafforzare il regime assicurativo del settore agricolo.

Si tratta della più grande iniziativa di finanziamento sostenuta dalla BEI a favore dell’agricoltura europea e sarà destinata alle piccole e medie imprese (PMI) e alle imprese a media capitalizzazione.

Il sostegno sarà ripartito sui prossimi tre anni e i primi prestiti dovrebbero essere sottoscritti nel primo semestre del 2025. Una parte dei prestiti sarà destinata ai giovani o nuovi agricoltori, che in genere hanno maggiori difficoltà a ottenere finanziamenti bancari tradizionali.

Il sostegno sarà inoltre destinato alle agricoltrici, per superare uno squilibrio di genere nel settore agricolo, e a investimenti verdi per aiutare gli agricoltori ad attuare la transizione verde, in linea con gli obiettivi di sostenibilità dell’Unione europea.

Christophe Hansen, Commissario per l’Agricoltura e l’alimentazione, ha dichiarato: “Accolgo con favore il forte impegno della BEI a favore della comunità agricola dell’UE, in particolare per i giovani agricoltori e le agricoltrici. Colmare il deficit di finanziamento nel settore è fondamentale e, con il sostegno del gruppo BEI, stiamo fornendo all’agricoltura gli strumenti per prosperare e crescere. Collaboreremo strettamente con la BEI per garantire che questa occasione di finanziamento sia sfruttata sul campo e produca risultati. Insieme, garantiamo un futuro sostenibile per il settore.”

Il gruppo BEI sta inoltre collaborando con la Commissione europea per migliorare il regime assicurativo del settore agricolo contro i più frequenti eventi meteorologici estremi, tra cui inondazioni e siccità.

Le nuove iniziative fanno parte di un piano d’azione del gruppo BEI nel contesto del dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura dell’UE, avviato dalla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen nel gennaio 2024.

Ieri la Commissione europea ha adottato una modifica del regolamento sugli aiuti “de minimis” nel settore agricolo, che gli Stati membri possono concedere senza il preventivo via libera dell’UE.

Il processo di revisione del regolamento è stato avviato a maggio 2024 dalla Commissione, in considerazione della pressione inflazionistica degli ultimi anni e dell’attuale contesto, ed ha incluso una consultazione pubblica, avviata nel giugno 2024, e riunioni con gli Stati membri nel luglio e nell’ottobre 2024.

Il regolamento aggiornato entrerà in vigore il terzo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale e si applicherà fino al 31 dicembre 2032 (il regolamento era in scadenza nel 2027).

Le modifiche

La modifica adottata comprende quanto segue:

  • l’aumento del massimale “de minimis” per impresa su un periodo di tre anni, che passa da 25 000 € a 50 000 €, per tenere conto di diversi fattori, tra cui l’esperienza acquisita, gli sviluppi del mercato e l’inflazione eccezionale registrata negli ultimi anni in questo settore, ma anche quella che si prevede nel periodo fino alla scadenza del regolamento;
  • l’adeguamento dei “massimali nazionali” che sono calcolati sulla base del valore della produzione agricola dello Stato membro. I massimali nazionali sono aggiornati, passando dall’1,5% al 2% della produzione agricola nazionale, e il periodo di riferimento è esteso dal 2012-2017 al 2012-2023, il che permette di tenere conto dell’incremento di valore registrato dalla produzione agricola soprattutto negli ultimi anni e di aumentare di conseguenza il massimale nazionale per tutti gli Stati membri;
  • la soppressione del “limite settoriale”, che impediva agli Stati membri di concedere allo stesso settore di prodotti aiuti “de minimis” superiori al 50% del massimale nazionale;
  • l’introduzione di un registro centrale obbligatorio degli aiuti “de minimis” a livello nazionale o europeo, che aumenterà la trasparenza e ridurrà gli oneri amministrativi a carico degli agricoltori, per lo più microimprese, che attualmente utilizzano un sistema di autodichiarazione. Inoltre, il compito di controllare la conformità alle norme non incomberà più su di loro (i registri centrali sono al momento volontari per gli Stati membri);
  • la proroga della validità del regolamento agricolo “de minimis” fino al 31 dicembre 2032.

Obbiettivo di questa revisione è permettere agli Stati membri di fornire sostegno agli agricoltori in modo più semplice, rapido, diretto ed efficiente, in quanto tale sostegno non deve essere notificato alla Commissione né da essa approvato.

Nel 2023 i casi di listeriosi hanno raggiunto il picco più alto dal 2007, e campilobatteriosi e salmonellosi sono rimaste le malattie zoonotiche più frequentemente registrate nell’UE. Nel complesso i casi segnalati di malattie zoonotiche nell’uomo sono aumentati, mentre i focolai infettivi veicolati da alimenti hanno visto un leggero calo.

Sono queste le principali risultanze dell’annuale rapporto One Health dell’UE sulle zoonosi, curato dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC).

Campilobatteriosi e salmonellosi sono le malattie più segnalate

Nel 2023, le cinque zoonosi più segnalate negli esseri umani sono state:

  • la campilobatteriosi, con 148.181 casi (45,7 casi ogni 100.000 persone) e un aumento del tasso di notifica del 4,3% rispetto al 2022;
  • la salmonellosi, con 77.486 casi (18 casi ogni 100.000 persone), in aumento del 16,9% rispetto al 2022;
  • le infezioni da Escherichia coli produttore di tossina Shiga (STEC), che hanno causato 10.217 casi (3,1 casi ogni 100.000 persone), con un aumento del 30% rispetto al 2022;
  • la yersiniosi, causata da Y. enterocolitica o Y. pseudotuberculosis, con 8.738 casi (2,4 casi ogni 100.000 persone) e un aumento del 13,5% rispetto al 2022;
  • la listeriosi, con 2.952 casi confermati da Listeria monocytogenes (0,66 casi ogni 100.000 persone) e con un aumento del tasso di notifica del 5,8% rispetto al 2022.

Tutte e cinque sono malattie trasmesse tramite alimenti.

Preoccupa l’aumento dei casi di listeriosi

Il numero di casi di listeriosi segnalati nell’uomo (2 952) ha registrato un aumento costante nel periodo 2019-2023, raggiungendo i livelli più alti dal 2007. Ciò potrebbe essere legato all’invecchiamento della popolazione europea (il 21,3% degli europei ha infatti oggi più di 65 anni) che, in relazione alla prevalenza crescente di malattie croniche legate all’età, aumenta il rischio di sintomi gravi nei gruppi di età più avanzata. Il 96,5% dei casi segnalati ha comportato il ricovero ospedaliero, con un tasso di mortalità del 19,7%.

Gli alimenti pronti al consumo (RTE) contaminati, come ad esempio il salmone affumicato, i prodotti a base di carne e i latticini, sono la fonte più comune di infezioni. I dati più recenti indicano che la percentuale di campioni provenienti da categorie di alimenti RTE che superano i limiti di contaminazione per Listeria monocytogenes varia tra lo 0,11% e lo 0,78%, con il tenore più alto registrato nelle salsicce fermentate.

(Per approfondimenti guarda il focus “Listeria monocytogenes: come proteggere gli animali e gli alimenti dalla contaminazione“)

Calano leggermente i focolai di origine alimentare ma ne aumenta la pericolosità

Il rapporto comprende anche dati tratti dal monitoraggio di focolai di origine alimentare definiti come “eventi durante i quali almeno due persone contraggono la stessa malattia consumando lo stesso alimento contaminato”.

Il numero di focolai di origine alimentare segnalati nel 2023 (5.691) è leggermente diminuito dell’1,2% rispetto al 2022. Tuttavia il numero di casi di ricoveri e decessi nell’uomo è aumentato: i decessi hanno raggiunto il picco più alto degli ultimi dieci anni. Parliamo di 52.127 casi segnalati, 2.894 ricoveri ospedalieri e 65 decessi, con un aumento rispettivamente del 7,2%, del 4% e dell’1,6%.

Salmonella è rimasta la principale causa di focolai infettivi, malattia, ricoveri e decessi legati ad alimenti, seguita da tossine di Bacillus cereus e norovirus. Il numero di focolai da loro causati è aumentato rispetto al 2022.

Le fonti più comuni dei focolai di Salmonella sono uova e ovoprodotti, alimenti composti e carne di pollo. L’uso crescente del sequenziamento dell’intero genoma ha migliorato la sensibilità della sorveglianza, aumentando la capacità di individuare i focolai negli Stati membri che lo hanno adottato.

L’incremento di esiti severi di questi focolai evidenzia la persistenza della minaccia per la salute pubblica costituita da Salmonella e altri patogeni di origine alimentare. Integrando salute umana, animale e ambientale all’interno di una strategia One Health possiamo prevenire con più efficacia la diffusione di queste malattie e proteggere la salute pubblica“, ha dichiarato Celine Gossner, responsabile della sezione “Malattie emergenti, alimentari e trasmesse da vettori” dell’ECDC.

La presenza persistente di Salmonella nelle popolazioni di pollame mette in evidenza la necessità di una continua vigilanza nella lotta alle malattie veicolate da alimenti. Strumenti di sorveglianza avanzati, come il sequenziamento dell’intero genoma, sono preziosi per individuare e controllare i focolai in modo più efficace“, ha dichiarato Frank Verdonck, responsabile dell’unità Rischi biologici e salute e benessere degli animali presso l’EFSA.

Il numero di paesi che hanno raggiunto tutti gli obiettivi stabiliti per la riduzione della Salmonella nelle popolazioni di pollame è diminuito: solo 15 Stati membri hanno raggiunto la piena conformità nel 2023 rispetto ai 19 del 2022.

L’importanza dell’approccio One Health

One Health è un approccio multisettoriale che mira a bilanciare e ottimizzare la salute di persone, animali, piante e del loro ambiente comune, prendendo atto dell’interconnessione. Nell’intento di favorire misure congiunte, l’approccio One Health coinvolge specialisti di varie discipline per affrontare minacce sanitarie complesse in modo integrato.

Per facilitare la diffusione di questi dati l’EFSA ha pubblicato una versione semplificata del rapporto “European Union One Health 2023 Zoonoses Report”, oltre a storymap dashboard che consentono agli utenti di cercare e visualizzare dati sui focolai veicolati da alimenti e su 14 patogeni zoonotici. Nello specifico vengono pubblicati per la prima volta sei storymap e quattro dashboard su Echinococcus, febbre Q, rabbia, Toxoplasma gondiiTrichinella, tularemia, virus West Nile e Yersinia.

Clicca qui per scaricare il report integrale:

Il progetto promosso dal settore lattiero-caseario dell’Alleanza delle Cooperative Italiane e realizzato da Confcooperative prosegue il suo approccio contemporaneo e sempre più social con l’intento di migliorare la fiducia nei confronti dei prodotti lattiero caseari e di sostenerne il consumo.

Adv sulle testate B2C e B2B, reel e food tour sono le attività in corso a sostegno della campagna “Think Milk, Taste Europe, Be Smart!” che, ripartita ad aprile, senza soluzione di continuità per un nuovo triennio, racconta il mondo del latte con una documentazione aggiornata che strizza l’occhio alle nuove tendenze di consumo.

Dopo gli straordinari risultati raggiunti negli scorsi anni con oltre 50 milioni di contatti ottenuti attraverso diverse attività crossmediali, e soprattutto con 7 milioni di consumatori che hanno visto migliorare la propria conoscenza di latte e derivati, secondo la ricerca commissionata a Nomisma, il progetto promosso dal settore lattiero-caseario dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, realizzato da Confcooperative con il cofinanziamento della Commissione europea, prosegue con l’obiettivo di sfatare le fake news sia sui meriti dei latticini sia sulle implicazioni che questi hanno sulla nostra salute e su quella dell’ambiente. Lo vogliamo fare con un approccio contemporaneo e sempre più social per sensibilizzare anche i millennials e incentivarne il consumo” – sottolinea Giovanni Guarneri di Alleanza delle Cooperative Agroalimentari.

La campagna stampa, on air in questi mesi, su alcuni dei principali quotidiani nazionali, su testate consumer e su quelle specializzate, si declina in diversi visual che puntano i riflettori sul valore di latte e latticini sia sul piano dell’alimentazione, ma anche del benessere sociale e ambientale, attraverso una comunicazione che gioca con un tone of voice informale e con immagini fresche e vivaci, con l’intento di innovare l’iconografia “classica” del settore.

A breve, partirà anche un’attività di influencer marketing con il coinvolgimento di content creator specializzati nell’ambito food, chiamati a sviluppare reel e video sia di ricette antispreco sia di quelle che valorizzano i formaggi DOP italiani. Gli stessi influencer saranno a bordo di un tour gastronomico che li porterà a scoprire tradizioni casearie e produzioni DOP e a raccontare in real time, sui loro canali social, alcune realtà cooperative lattiero-casearie che, grazie il lavoro dei soci allevatori, producono eccellenze dalla forte connotazione territoriale.

La creatività della campagna stampa, la pianificazione media e l’attività di influencer marketing sono stati curati dall’agenzia Blancdenoir.

La Commissione europea ha proposto oggi alcune modifiche alle norme sull’organizzazione comune dei mercati (OCM) e un nuovo regolamento sull’applicazione transfrontaliera delle norme contro le pratiche commerciali sleali.

Le proposte riflettono direttamente diverse raccomandazioni del dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura dell’UE e rispondono ad alcune delle sfide più urgenti che il settore agricolo deve affrontare.

La presidente von der Leyen ha affermato: “Mentre si avvicina la stagione delle feste e le famiglie si riuniscono per condividere i pasti, ci viene ricordata la dedizione degli agricoltori che rendono possibili questi momenti attorno alla tavola. L’equità per gli agricoltori è una priorità fondamentale. Reddito dignitoso, prezzi equi, posizione contrattuale più forte nella filiera alimentare e migliori protezioni. Ecco perché, come una delle prime misure di questo mandato, sono orgogliosa di annunciare proposte che rafforzeranno la loro posizione competitiva“.

L’obiettivo degli emendamenti al regolamento OCM è rafforzare la posizione degli agricoltori nella filiera agroalimentare e creare un livello più elevato di fiducia tra gli attori attraverso:

  • il rafforzamento delle norme relative ai contratti tra agricoltori e acquirenti, rendendo i contratti scritti un obbligo generale e migliorando il modo in cui i contratti a lungo termine tengono conto degli sviluppi del mercato e delle fluttuazioni dei costi e delle condizioni economiche;
  • rendendo obbligatoria l’istituzione di meccanismi di mediazione tra agricoltori e acquirenti;
  • rafforzando le organizzazioni di produttori e le loro associazioni migliorando il loro potere contrattuale, consentendo agli Stati membri di concedere loro un maggiore sostegno finanziario nell’ambito degli interventi settoriali della PAC e semplificando le norme sul loro riconoscimento legale;
  • consentendo all’UE di sostenere finanziariamente le organizzazioni di produttori che intraprenderebbero iniziative private per gestire le crisi;
  • definendo quando termini facoltativi come “giusto”, “equo” e “filiere corte” possono essere utilizzati per descrivere l’organizzazione della filiera quando si commercializzano prodotti agricoli;
  • ampliando la possibilità per gli agricoltori e altri attori di concordare iniziative di sostenibilità con determinate dimensioni sociali, come il sostegno al ricambio generazionale, la salvaguardia della redditività delle piccole aziende agricole o il miglioramento delle condizioni di lavoro degli agricoltori e dei braccianti agricoli.

Parallelamente, la Commissione propone un nuovo regolamento sull’applicazione transfrontaliera delle norme contro le pratiche commerciali sleali nella filiera agricola e alimentare vietate dalla cosiddetta direttiva UTP.

In media – si legge nella nota diffusa dalla Commissione – circa il 20% dei prodotti agricoli e alimentari consumati in uno Stato membro proviene da un altro Stato membro. È necessario rafforzare la cooperazione tra le autorità nazionali di controllo, in particolare migliorando lo scambio di informazioni, le indagini e la riscossione delle sanzioni“.

Le modifiche al regolamento OCM e la nuova proposta di regolamento sull’applicazione transfrontaliera delle norme sulle pratiche commerciali sleali sono le ultime di una serie di azioni intraprese dalla Commissione europea per rispondere alle preoccupazioni sollevate dagli agricoltori all’inizio dell’anno.

Prossimi passi

Le proposte della Commissione saranno ora discusse dal Parlamento europeo e dal Consiglio.

Il 29 novembre 2024, la Corte d’Appello del Regno Unito ha emesso una sentenza storica che ha dichiarato l’invalidità del marchio “Post Milk Generation” di Oatly, il noto produttore svedese di bevande a base di avena. La decisione, accolta con favore da Dairy UK, rafforza la protezione legale dei termini tradizionalmente associati ai prodotti lattiero-caseari, chiarendo che il termine “latte” non può essere esteso alle alternative vegetali, se non in casi specifici previsti dalla legge.

La disputa legale

La controversia risale al 2021, quando Oatly ha registrato il marchio “Post Milk Generation” per promuovere i suoi prodotti. Dairy UK ha subito contestato l’iniziativa presso l’Ufficio della Proprietà Intellettuale (IPO), sostenendo che l’uso del termine “latte” fosse ingannevole, dato che i prodotti Oatly non contengono derivati del latte. L’IPO ha inizialmente dato ragione a Dairy UK, invalidando il marchio per quasi tutti gli utilizzi, eccetto per il merchandising, come t-shirt e gadget.

Nel 2023, tuttavia, Oatly ha ottenuto una vittoria provvisoria presso l’Alta Corte, che aveva giudicato il marchio non direttamente ingannevole per i consumatori. La decisione è stata poi ribaltata dalla Corte d’Appello, che ha riaffermato la necessità di rispettare le norme previste dal regolamento 1308/2013/UE sui termini riservati ai prodotti lattiero-caseari.

Il verdetto della Corte d’Appello

La Corte ha stabilito che il termine “latte” e le sue designazioni non possono essere utilizzati per alternative vegetali, poiché tali termini appartengono esclusivamente al settore lattiero-caseario. Lord Justice Arnold, nel suo giudizio, ha sottolineato che l’uso di termini tradizionali da parte di aziende produttrici di alternative vegetali rappresenta una deviazione ingiustificata dalle normative. Inoltre, ha specificato che il marchio di Oatly non rientrava nelle eccezioni previste dalla legge, in quanto non descriveva una qualità specifica del prodotto.

Reazioni al verdetto

La decisione è stata accolta con entusiasmo da Dairy UK. La CEO Judith Bryans ha commentato: “Questa sentenza rafforza la trasparenza e la fiducia dei consumatori, ribadendo che i termini lattiero-caseari devono essere riservati ai prodotti derivati dal latte.”

Oatly, invece, ha espresso delusione per il verdetto. Bryan Carroll, direttore generale per il Regno Unito e l’Irlanda, ha dichiarato: “Questa decisione rappresenta un passo indietro. Complica l’accesso a etichette chiare per i consumatori interessati ad alternative sostenibili e favorisce solo gli interessi delle grandi aziende lattiero-casearie.” L’azienda ha lasciato intendere la possibilità di ricorrere alla Corte Suprema, senza tuttavia confermare i piani.

Implicazioni per il settore

La sentenza potrebbe avere un impatto significativo sia sul mercato dei prodotti lattiero-caseari sia sul settore delle alternative vegetali nel Regno Unito. Mentre i produttori tradizionali vedono nella decisione una protezione contro l’uso improprio di termini che potrebbero confondere i consumatori, i sostenitori delle alternative vegetali denunciano normative obsolete che penalizzano la sostenibilità e l’innovazione.

In un contesto in cui la domanda di bevande vegetali continua a crescere, questa sentenza rappresenta un monito per le aziende del settore: il linguaggio utilizzato per promuovere i prodotti sarà sottoposto a un controllo sempre più rigoroso.