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Oggi per la rubrica “Storie di allevatori” vi portiamo in un territorio tanto vocato quanto complesso per la zootecnia, ovvero la Città metropolitana di Roma Capitale, un’area che comprende tutti i municipi di Roma ed i Comuni limitrofi che un tempo costituivano la cosiddetta provincia di Roma.

Secondo i recenti dati pubblicati sull’ “Atlante del cibo“, documento di pianificazione economica, sociale e ambientale redatto in collaborazione con il Consorzio Universitario per la Ricerca Socioeconomica e per l’Ambiente (CURSA), il 40% dei comuni dell’intera zona ha un’estensione agricola di oltre il 70% della superficie territoriale. Osservando l’indice di specializzazione e orientamento produttivo, i 121 comuni della Città metropolitana di Roma risultano così ripartiti:

In merito all’andamento storico della Superficie Agricola Utilizzata (SAU), delle aziende agricole e del numero di capi bovini e ovicaprini della Città metropolitana di Roma, dal primo censimento ISTAT si evidenzia una decrescita molto importante, in termini di dimensioni, dell’intero settore primario nell’area in esame. Nel dettaglio, la SAU nel periodo 1982-2020 è diminuita di oltre il 30%, così come il numero di capi ovicaprini (-33%). Di entità ancora maggiore la diminuzione del numero di capi bovini (- 44%), sebbene la riduzione più importante sia quella che interessa il numero delle aziende agricole, che dall’ultimo censimento ISTAT è quasi del 70%.

Scendendo nel dettaglio della filiera lattiero-casearia, nel periodo 2010-2020, accanto alla generale riduzione del 20% dei capi bovini, si è registrato un calo del 36% della quota dei bovini destinati alla produzione di latte.

In particolare, tra il 2008-2010 e il 2017-2019 le UBA medie aziendali sono passate da 195 a 127 (-35%), cosa che ha fatto registrare una riduzione anche di altri dati aziendali tra cui: la diminuzione del valore aggiunto medio (-47%), il calo delle unità lavorative (-34%) e della PLV media aziendale (-33%).

In questo quadro di decrescita generale, gli allevatori di bovini da latte della zona come stanno reagendo? Nel cercare una risposta abbiamo raccolto la testimonianza di quattro aziende che si trovano proprio alle porte della città di Roma, e adesso vi riportiamo qui cosa è emerso nel corso di un libero scambio di idee.

Gli allevamenti in questione hanno alcuni tratti comuni, come ad esempio il fatto di allevare bovine di razza frisona ed essere a conduzione prettamente familiare, sebbene siano, invece, estremamente eterogenei per dimensione, modalità di gestione ed età dei conduttori. Vi riportiamo di seguito qualche dato significativo per ciascuna realtà.

L’azienda agricola Eredi di Cecconi Remigio, guidata dai fratelli Vittorio e Romano e presente sul territorio dal 1955, produce latte alimentare utilizzando il robot di mungitura; ha 120 capi di cui circa 60 in lattazione, una media produttiva di 33 kg/capo/giorno, con 4,08 di grasso percentuale e 3,52 di proteina, 160 giorni medi di lattazione e 2,7 passaggi medi giornalieri nel robot.

Dal punto di vista riproduttivo ha un PR di 36 ed i seguenti parametri:

L’azienda agricola Allegrini Antonio e Sante s.s., da un paio di anni gestita, insieme ai titolari, dal giovane Francesco Allegrini, produce latte alimentare tramite impianto di mungitura tradizionale.

Dal 2022 a seguito di una revisione complessiva della gestione della stalla e investimenti mirati (impianto di ventilazione, ammodernamento della sala di mungitura e inserimento di un sistema di analisi comportamentale) ha ottenuto risultati molto soddisfacenti, di cui riportiamo di seguito qualche indicatore.

Per quel che riguarda i parametri riproduttivi, dal report finestre estrali del SiAlleva emerge che:

  • per l’anno mobile novembre 2023 – novembre 2024, alle ultime fecondazioni diagnosticate i dati salienti sono i seguenti: HDR 75, CR 39, PR 32, intervallo parto concepimento medio 120 gg;
  • per lo stesso periodo dell’anno precedente (novembre 2022-novembre 2023) HDR 62, CR 33, PR 23, con un intervallo parto concepimento nella primavera 2023 (ovvero quando hanno cambiato metodologia sulla riproduzione) di molto superiore ai 200 giorni.

Molto interessante è anche la variazione segnalata, registrata nel triennio, per il parametro di redditività IOFC, ovvero l’indice dei ricavi al netto dei costi alimentari della mandria, che è così variato:

L’azienda DAMA Farm è una tipica realtà a conduzione strettamente familiare, dove i due giovani fratelli Daniele e Matteo si occupano della stalla e della campagna, mentre la mamma Grazia trasforma parte del latte prodotto (circa 120 q.li al mese) nel piccolo caseificio aziendale, e il papà Andrea segue la vendita dei prodotti realizzati.

Sono mediamente presenti 90 capi, di cui 40 in latte, con una produzione attorno ai 39 kg capo giorno (ultimo CF effettuato in data 4 dicembre 2024: 39,2 kg) e 162 giorni di lattazione. Negli ultimi anni l’introduzione dei sistemi di raffrescamento e di nuovi protocolli gestionali per la parte sanitaria ed alimentare hanno permesso di raggiungere un incremento del 17% sulle gravidanze delle vacche in lattazione e il mantenimento di una produzione media nei mesi più caldi, mai inferiore ai 33 kg/capo/giorno.

L’azienda agricola Palone Mario è un’azienda a conduzione familiare, gestita dal figlio Fabio con circa 200 vacche in lattazione con gruppo unico più il reparto asciutte. Il figlio, Fabio, che si occupa della gestione a tutto tondo, riferisce una media giornaliera di circa 31 kg a capo, migliorata e stabilizzata nel corso del 2024 dopo aver implementato l’impianto di ventilazione, che ha permesso di migliorare molto anche i parametri relativi alla fertilità.

I tratti comuni di queste realtà, oltre la zona in cui insistono, sono dunque sicuramente riconducibili alle dimensioni contenute, al carattere di conduzione familiare e all’introduzione, negli ultimi anni, di sistemi di raffrescamento e protocolli alimentari e sanitari personalizzati, espletati da un gruppo di lavoro guidato da professionisti specializzati (veterinari e agronomi), di cui le aziende stesse sottolineano l’importanza strategica.

Dunque, nonostante i dati raccolti nell’ambito di ricerche ufficiali mostrino una contrazione importante dell’intera filiera nell’area della Città metropolitana di Roma Capitale, questo gruppo di allevatori dell’agro romano crede fermamente “nel futuro del latte” e ritiene che la chiave di volta stia nel mettere in atto un approccio completamente differente sia nella gestione, che anche e soprattutto nel modo di dialogare con i consumatori e con l’industria lattiero-casearia, motivo per cui hanno voluto raccontarci la loro esperienza!

È online la newsletter n. 266 della European Federation of Animal Science (EAAP), tradotta nelle lingue dei Paesi di provenienza dei suoi membri (tra cui l’italiano).

In questo numero l’editoriale del Segretario Generale Andrea Rosati fa una riflessione sulla rivalutazione del ruolo delle proteine animali.

Potete trovare, inoltre, aggiornamenti sulle attività della Federazione, segnalazioni di ricerche e studi pubblicati su riviste scientifiche, notizie su politiche e progetti dall’UE, eventi interessanti per il settore delle Animal Science, offerte di lavoro e molto altro.

Buona lettura!

Il metodo tradizionale di produzione del formaggio Minas, un simbolo della cultura artigianale brasiliana, è stato ufficialmente riconosciuto come Patrimonio Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO. La candidatura è stata adottata dal Comitato intergovernativo per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, riunitosi ad Asunción in Paraguay fino allo scorso 8 dicembre.

Questo riconoscimento non solo celebra le competenze tramandate di generazione in generazione nei piccoli villaggi del Minas Gerais, ma anche il forte legame tra il prodotto e l’ospitalità della regione. Il formaggio Minas, famoso per il suo sapore unico e le sue caratteristiche organolettiche, è spesso consumato in momenti di festa o riunioni familiari, accompagnato da dolci tradizionali e bevande locali.

Una tradizione basata su latte crudo e “goccia”

Il processo di produzione, come evidenziato dai produttori locali nel documento ufficiale, si distingue per l’uso del latte crudo e del “gocciolato“.

Il lievito naturale è costituito da batteri specifici della regione e contribuisce al sapore, al colore e all’aroma caratteristici. Il prodotto artigianale è associato all’ospitalità e viene comunemente consumato con dolci e bevande in occasione di riunioni e occasioni speciali.

Questa tradizione, trasmessa oralmente, coinvolge non solo le tecniche di produzione ma anche una profonda conoscenza delle buone pratiche agricole e del benessere animale. Ogni fase, dalla gestione delle mandrie alla mungitura manuale, riflette una dedizione radicata nel rispetto per la natura e per la comunità.

Una storia di comunità e famiglia

Il formaggio Minas è il risultato di un lavoro collettivo. La maggior parte dei produttori lavora su piccola scala, all’interno di aziende familiari. Mentre in alcune regioni la produzione è affidata agli uomini, in altre sono le donne a guidare ogni fase del processo. La divisione dei compiti si basa su chi possiede le “buone mani”, un’abilità riconosciuta nella comunità per produrre un formaggio di alta qualità.

La trasmissione delle conoscenze avviene attraverso l’osservazione e l’apprendimento pratico, unendo generazioni e mantenendo viva una tradizione che rappresenta un pilastro dell’identità culturale locale.

Un riconoscimento che unisce il passato e il futuro

La candidatura del processo manuale di produzione del Minas come patrimonio immateriale è stata presentata dall’Istituto Nazionale del Patrimonio Storico e Artistico (IPHAN) nel marzo 2023, su richiesta dell’Associazione dei Produttori di Formaggi Artigianali del Minas Gerais. L’UNESCO ha sottolineato non solo il valore culturale del prodotto, ma anche il suo ruolo nel promuovere una produzione agricola sostenibile e orientata al benessere animale.

Questo riconoscimento rappresenta un motivo di orgoglio per i piccoli produttori e per l’intero Brasile, incoraggiando la salvaguardia di una tradizione che continua a raccontare una storia di autenticità, passione e comunità.

Due anni di lavoro in stretta collaborazione tra aziende zootecniche, caseifici e università si concludono con la creazione di un software, strumento importante per la gestione della filiera del Grana Padano, il formaggio DOP più consumato nel mondo.

Obiettivo raggiunto dunque per il progetto di Ricerca ResilientGranaPadano, Co-finanziato dal FEASR Operazione 16.2.01come “Progetto Pilota e sviluppo innovazione del Programma Sviluppo Rurale 2014-2020 della Regione Lombardia”, che ha visto il Consorzio di Tutela come capofila e curato dall’università cattolica di Piacenza in collaborazione con due aziende produttrici di Grana Padano, la Latteria Sant’Angelo e il Caseificio San Donato e con 11 aziende agrozootecniche.

Il progetto ha promosso la creazione di un software simulatore, «modello di dinamiche di sistema», che permette di condurre analisi di scenario a livello territoriale di medio-lungo periodo, in grado di stimolare e trainare le scelte del sistema di produzione del Grana Padano DOP in condizioni di mercato anche instabili al fine di rendere lo specifico sistema di produzione sempre più resiliente agli shock di mercato, ai cambiamenti climatici e alle crisi internazionali.

I primi soggetti ad utilizzare su base volontaria il software sono le aziende agro-zootecniche produttrici di latte iscritte alla filiera di produzione del formaggio Grana Padano Dop e i caseifici trasformatori della loro materia prima.

Contemporaneamente lo strumento sarà disponibile anche per aziende agro-zootecniche di altre filiere lattiero-casearie, non solo in Lombardia, che un’intensa attività di comunicazione e diffusione dei risultati di progetto informerà in modo approfondito sulle potenzialità del modello di programmare l’attività della filiera.

Il progetto punta infatti a rendere la filiera più resiliente ai cambiamenti offrendo ai suoi protagonisti un modello previsionale di medio-lungo periodo in grado di prevedere non unicamente la disponibilità del latte a livello aziendale. Si tratta di una scelta necessaria per consentire a produzione e commercializzazione dei prodotti lattiero-caseari di affrontare cambiamenti organizzativi e di mercato che nascono soprattutto da situazioni di emergenza, come è stata la pandemia.

Il software sarà facilmente utilizzabile sia da allevatori che da trasformatori di prodotti lattiero-caseari a supporto delle decisioni da loro assunte in condizioni di mercato e ambientali differenti. Essere in grado di prevedere la produzione di latte anche in funzione di decisioni aziendali consente così al trasformatore di rimodulare i conferimenti in base alla quantità di prodotto finito richiesto dal mercato oppure, se necessario, di destinare il latte ad altre produzioni.

Sarà quindi possibile verificare la produzione di latte a livello di caseificio, compresa la sua qualità, come approvvigionamento, trasformazione e produzione di formaggio a livello di comprensorio con un orizzonte temporale di medio-lungo periodo – sottolinea il presidente del Consorzio Tutela Grana Padano, Renato Zaghini -. Inoltre si definiranno scenari sugli output del sistema produttivo in funzione dei cambiamenti imposti e previsti che riguardano i prezzi delle materie prime sul mercato, gli approcci e le migliorie sotto il profilo nutrizionale, tecnico e manageriale che possano essere attuate in stalla. Si potranno allo stesso tempo cogliere gli effetti della diversificazione della richiesta del consumatore e delle politiche regionali, nazionali e comunitarie che influenzano il sistema di produzione del latte e del formaggio. Quindi, sarà uno strumento utile per tutti i nostri consorziati”.

Il software sarà presentato nel convegno finale in programma martedì 17 dicembre 2024 dalle ore 10.30 nella sede del Consorzio Tutela Grana Padano. Essendo limitato il numero di posti in presenza disponibili, sarà possibile parteciparvi anche attraverso la piattaforma TEAMS. La partecipazione dovrà quindi essere comunicata all’indirizzo di posta elettronica: a.boldini@granapadano.com, entro venerdì 13 dicembre 2024. Ai lavori parteciperanno tra gli altri il Prof. Martino Cassandro, il Prof. Riccardo Negrini, il Prof. Antonio Gallo ed il Prof. Alberto S. Atzori, oltre a responsabili tecnico-scientifici e a amministratori del Consorzio Tutela Grana Padano.

Iniziativa realizzata nell’ambito del Progetto (ResilientGranaPadano), cofinanziato dal FEASR Operazione 16.2.01 “Progetti pilota e sviluppo di Innovazione” del Programma di Sviluppo Rurale 2014 – 2020 della Regione Lombardia.

Capofila del partenariato è Consorzio Tutela Grana Padano, realizzato con la collaborazione di Università Cattolica del Sacro Cuore, Caseificio Sociale San Donato Soc. Agricola Coop, Latteria Sociale S. Angelo Soc. Agr. Coop, Soc. Agr. Gorni Silvestrini Gianni e Gabriele S.S., Allevamenti Guerrina di Ettori A. e G. Snc Soc. Agr, Soc. Agricola Be_a Tosini S.S, Soc. Agr. Volongo di Azzini Andrea e Vigilio S.S., Soc. Agr. Torreggiani Morgan e Daniele S.S., Barili Alessandra e Angelo Soc. Semplice Agr., Soc. Agr. Bozzi S.S., Amadini Renzo, Soc. Agr. Deco’ Luigi e Alberto S.S., Soc. Agricola Carrobbio S.S., Soc. Agricola Martelli Giacinto e Giovanni S.S..

Autorità di gestione del Programma: Regione Lombardia.

Disponibili le nuove quotazioni per le principali materie prime ad uso zootecnico sulla piazza di Milano.

Questa settimana aumentano le quotazioni di: farinaccio e tritello/cruschello di grano duro (+10,00 euro/ton), mais  comunitario (+ 2 euro/ton), orzo nazionale e comunitario (+5,00/+6,00 euro/ton), sorgo nazionale (+5,00 euro/ton), pula vergine 1,7% (+4,00 euro/ton), e farina di estrazione di girasole integrale (+3,00 euro/ton).

Segno meno, invece, per le quotazioni di: semi di soia integrali tostati (-6,00 euro/ton), farine di estrazione di soia integrale e decorticata, estera e nazionale (-5,00 euro/ton) e le polpe essiccate di barbabietole (-2,00 euro/ton).

Restano stazionarie tutte le restanti principali materie prime di interesse zootecnico, tra cui: mais nazionale e non comunitario, farina glutinata, farina di estrazione di germe di mais,  farina di estrazione di girasole decorticato, farina di estrazione di colza, bucce di soia, melasso,  ed erba medica disidratata in balloni.

Nella tabella di seguito si riportano le variazioni rispetto alla settimana precedente.

ASSOCIAZIONE GRANARIA DI MILANO BORSA MERCI (EURO/TON)
DENOMINAZIONEALIMENTO 26 NOVEMBRE 2024 3 DICEMBRE 2024VARIAZIONI
Sottoprodotti grano duroFARINACCIO180,00190,00

+10,00

TRITELLO/CRUSCHELLO163,00172,00

+9,00

GranturcoNAZIONALE222,00224,00

+2,00

COMUNITARIO246,00249,00

+3,00

NON COMUNITARIO249,00251,00

+2,00

Deriv. lav. maisGLUTINEnqnqnq
FARINA GLUTINATA209,00209,000
Cereali minoriORZO NAZ. PESANTE237,00240,00

+3,00

ORZO COMUNITARIO256,00259,00

+3,00

SORGO NAZIONALE225,00230,00

+5,00

Sottoprod. lav. risoPULA VERGINE 1.7%155,00155,000
Semi oleosiSEMI SOIA INT. TOSTATI458,00452,00

-6,00

Farine d'estrazioneGERME MAIS NAZ F.E.305,00305,000
SOIA F.E. DEC. NAZ398,00390,00

-8,00

SOIA F.E. DEC. EST395,00387,00

-8,00

SOIA F.E. NAZ390,00382,00

-8,00

SOIA F.E. EST387,00379,00

-8,00

GIRASOLE F.E. DEC.289,00289,000
GIRASOLE F.E. INT184,00186,00

+2,00

COLZA F.E.317,00317,000
ForaggiBUCCE DI SOIA195,00195,000
MELASSO295,00295,000
POLPE ESS. BARBABIETOLE240,00240,000
ERBA MEDICA DIS.
BALLONI
295,00295,000
Pisello proteicoPISELLO PROTEICO nqnqnq
Prezzi in €/t, esclusi imballaggio e IVA - merce sana, leale e mercantile, resa franco Milano - pronti consegna e pagamento - per vagone o autotreno o cisterna completi.

L’età al primo parto è da sempre stata correlata all’efficienza di gestione delle manze da rimonta in stalla. Il valore desiderato è quello dei 730 giorni, cioè 24 mesi.

Ma quale è l’età media al primo parto dei bovini da latte in Italia? Quanti capi partoriscono all’anno per la prima volta? Come sono distribuiti i parti di questi animali nel corso dell’anno?

Per cercare di dare una risposta a queste domande abbiamo rielaborato i dati della BDN resi fruibili sul portale del Sistema Informativo Veterinario sezione Statistiche.

Questa prima parte prende in esame il solo indirizzo produttivo LATTE, specie BOVINA.

Andamento dei giorni al primo parto

Negli anni si sono recuperati giorni dell’età al primo parto delle manze. Il dato parziale del 2024 si attesta a 847 giorni (28,2 mesi) ancora al di sopra di 117 giorni rispetto al valore desiderato di 730 giorni.

Andamento dei giorni al primo parto nelle manze per Regione negli anni

Capi totali al primo parto per anno

Il numero di capi entrati in produzione negli ultimi anni risulta essere abbastanza stabile; quindi, stabile è la quota di rimonta media negli anni. Il dato del 2024 è parziale, fermo al mese di agosto. Il dato complessivo di animali entrati in produzione nel 2023 è di 412.522 capi.

Andamento mensile del numero di parti delle manze negli anni

L’entrata in produzione delle manze si concentra in particolare nei mesi invernali. L’andamento risulta costante negli anni.