Introduzione

La gestione e la nutrizione del vitello da latte durante le prime ore di vita possono influenzare in modo permanente le sue future prestazioni (Faber et al., 2005; Soberon et al., 2012). Il ruolo del colostro nella fornitura di IgG al vitello appena nato è stato ben descritto (Weaver et al., 2000; Godden, 2008). È noto che la somministrazione tempestiva di colostro, la sua qualità e la quantità, e la velocità e quantità di assorbimento intestinale delle IgG sono componenti essenziali per garantire un trasferimento passivo di successo nei vitelli (Godden, 2017; Kertz et al., 2017). Per raggiungere questi obiettivi, è importante raccogliere una quantità sufficiente di colostro di alta qualità. Il rilascio di ossitocina è il prerequisito per l’eiezione del latte e la raccolta completa del colostro. Una continua espulsione del colostro dipende dalla presenza di un’adeguata concentrazione di ossitocina circolante (Wellnitz e Bruckmaier, 2001). L’eiezione del latte è un riflesso neuroendocrino innato, che coinvolge l’ipotalamo, la ghiandola pituitaria e i neuroni sensoriali della mammella. Nei terminali neurosecretori della ghiandola pituitaria, l’ossitocina viene immagazzinata e riversata nel flusso sanguigno dopo una stimolazione di successo (Bruckmaier e Blum, 1996; Tan’in et al., 2001; Mauhova et al., 2004). La stimolazione tattile dei capezzoli provoca il rilascio di ossitocina e la contrazione delle cellule mioepiteliali intorno agli alveoli mammari, per cui la frazione di latte alveolare può essere rimossa (Bruckmaier e Blum, 1998; Tan’in et al., 2001). Nonostante la stimolazione tattile dei capezzoli sia l’impulso sensoriale primario che provoca l’eiezione del latte, la stimolazione genitale e la presenza del vitello appena nato sono anche loro stimoli potenti per il rilascio di ossitocina (Bruckmaier e Blum, 1998; Tan’in et al., 2001).

Inoltre, è stato dimostrato che la presenza del vitello durante la mungitura meccanica potrebbe influenzare il rilascio di ossitocina e l’eiezione del latte (Akers e Lefcourt, 1982; de Passille et al., 1997; Lupoli et al., 2001).

L’obiettivo di questo studio era quello di valutare 2 diverse procedure di trattamento alla prima mungitura dopo il parto per aumentare la quantità di colostro e migliorarne la qualità somministrando ossitocina esogena o per stimolare la secrezione di ossitocina endogena. Abbiamo ipotizzato che il trattamento esogeno con ossitocina o la presenza del vitello nella prima mungitura porti ad una maggiore quantità di colostro e ad una maggiore concentrazione di IgG.

Abstract

L’obiettivo di questo studio era valutare 2 diverse procedure di trattamento alla prima mungitura dopo il parto per aumentare la quantità di colostro e migliorarne la qualità nelle vacche da latte. Abbiamo ipotizzato che il trattamento con ossitocina esogena o la presenza del vitello alla prima mungitura potessero portare ad una maggiore quantità di colostro e ad una maggiore concentrazione di IgG. Lo studio è stato condotto da ottobre a dicembre 2017 in un allevamento commerciale in Germania. Sono state coinvolte 567 bovine al momento del parto, ma per le analisi finali sono stati considerati solo 521 animali. Le bovine sono state assegnate casualmente su base giornaliera in 1 di 3 gruppi: (1) gruppo di controllo (n = 177), (2) applicazione di 20 UI di ossitocina i.m. (OXY; n = 163) e (3) presenza di vitello (CA; n = 181) prima e durante la mungitura. Le vacche nel gruppo di controllo e nel gruppo ossitocina non hanno avuto alcun contatto con i loro vitelli dopo il parto e sono state munte in una sala di mungitura separata. Alle vacche nel gruppo ossitocina sono stati iniettati 20 UI di ossitocina 3 minuti prima della stimolazione manuale. Per le vacche del terzo gruppo, il vitello è stato posto in un box per vitelli e posizionato davanti alla bovina 3 minuti prima della manipolazione. La quantità di colostro è stata determinata tramite una bilancia digitale. La qualità del colostro è stata valutata con rifrattometria digitale Brix ed ELISA. Per valutare l’effetto delle due diverse procedure, è stato costruito un modello misto lineare generalizzato utilizzando SPSS (SPSS Inc., IBM, Ehningen, Germania). La quantità media (± SE) di colostro era di 4,17 ± 0,30 kg. Le procedure di trattamento e il tempo di raccolta dopo il parto non hanno avuto alcun effetto sulla quantità di colostro. Numero dei parti, peso alla nascita del vitello e momento del parto hanno invece influito sulla quantità di colostro. Le vacche al secondo parto avevano una minore quantità di colostro (3,74 ± 0,37 kg) rispetto alle primipare (4,75 ± 0,34 kg) e alle vacche al terzo o più parti (4,75 ± 0,38 kg). Le bovine che avevano partorito durante la notte (dalle 22:00 fino alle 06:00; 4,93 ± 0,37 kg) hanno avuto una più alta quantità di colostro rispetto a quelle che avevano partorito al mattino (dalle 06:00 alle 14:00; 4,17 ± 0,38 kg) o al pomeriggio (dalle 14:00 fino alle 22:00; 4,14 ± 0,34 kg).

Per quanto riguarda la qualità del colostro, il 48% dei campioni di colostro conteneva ≥50 mg di IgG/mL. La concentrazione media di IgG era di 54,6 ± 2,80 mg di IgG/mL. La qualità del colostro è stata influenzata dalle procedure di trattamento, dalla quantità di colostro, dal numero dei parti, dal momento del parto, dal tempo di raccolta dopo il parto e dal giorno del parto. Entrambe le procedure (ovvero OXY con risultati medi di concentrazione di IgG di 57,0 mg di IgG/mL e CA con 56,0 mg di IgG/mL) hanno determinato concentrazioni più elevate di IgG nel colostro rispetto al gruppo di controllo (50,7 mg di IgG/mL).

Con l’aumentare della quantità di colostro, la qualità del colostro diminuiva nelle vacche primipare e multipare. Un maggiore lasso di tempo tra il parto e la mungitura ha influito negativamente sulla qualità del colostro. La concentrazione di IgG era maggiore per le vacche con numero dei parti uguale o maggiore a 3 (64,6 ± 2,59 mg di IgG/mL) rispetto alle vacche con numero di parti uguale a 1 (48,5 ± 2,86 mg di IgG/mL) e le vacche con numero di parti uguale a 2 (50,7 ± 2,89 mg di IgG/mL). Il colostro di bovine che avevano partorito durante la notte ha mostrato concentrazioni di IgG maggiori (60,4 ± 2,92 mg di IgG/mL) rispetto a quello di bovine che avevano partorito al mattino (51,9 ± 2,98 mg di IgG/mL) o al pomeriggio (51,3 ± 2,71 mg di IgG / mL).  La raccolta del colostro nei giorni più tranquilli, come la domenica, ha comportato concentrazioni più elevate di IgG (61,4 ± 3,70 mg di IgG/mL). La valutazione mediante rifrattometro Brix ha prodotto un risultato medio di 26,0 ± 0,20% Brix. Le procedure utilizzate e il tempo di raccolta dopo il parto non hanno avuto alcun effetto sulla qualità del colostro. È stata osservata un’associazione negativa tra quantità di colostro e qualità nelle vacche primipare e multipare, determinata mediante rifrattometro Brix. I valori Brix erano maggiori per le vacche con numero di parti uguale a 3 o superiore (27,7 ± 0,26% Brix) rispetto alle vacche con numero di parti uguale a 1 (25,3 ± 0,30% Brix) e le vacche con numero di parti uguale a 2 (25,0 ± 0,32% Brix).

In conclusione, la procedura di trattamento usata per la prima mungitura è irrilevante per migliorare la quantità di colostro. Entrambe le procedure di trattamento, tuttavia, hanno portato ad un aumento delle concentrazioni di IgG come determinato tramite ELISA.

PAROLE CHIAVE: bovina da latte, colostro, qualità del colostro, quantità di colostro, ossitocina, vitello.

 

 

 

EVALUATION OF 2 DIFFERENT TREATMENT PROCEDURES AFTER CALVING TO IMPROVE HARVESTING OF HIGH-QUANTITY AND HIGH-QUALITY COLOSTRUM

Sutter,1 S. Borchardt,1 G. M. Schuenemann,2 E. Rauch,3 M. Erhard,3 and W. Heuwieser1*

1-Clinic for Animal Reproduction, Faculty of Veterinary Medicine, Freie Universität Berlin, Koenigsweg 65, 14163 Berlin, Germany

2-Department of Veterinary Preventive Medicine, The Ohio State University, Columbus 43210

3-Department of Veterinary Sciences, Chair of Animal Welfare, Ethology, Animal Hygiene and Animal Husbandry, Faculty of Veterinary Medicine,Ludwig Maximilian University of Munich, Veterinärstraße 13, 80539 Munich, Germany

Journal of Dairy Science Vol. 102 No. 10, 2019

doi.org/10.3168/jds.2019-16524