Vaiolo dell’uomo e dei ruminanti

Stretti e singolari sono i rapporti che nel corso dei millenni hanno legato l’uomo ai ruminanti ed alla folta diversificazione degli Orthopoxvirus o virus dei vaioli. Se l’uomo contrae la malattia quando è infettato dai cammelli, almeno questa è l’ipotesi ora più accreditata, nei bovini trova il virus vaccinale che lo protegge e che ha permesso di eradicare la malattia.

Per molto tempo l’origine del vaiolo è stata oscura e solo ipotetica. Si tratta di una delle principali minacce per l’umanità, ma di recente la ricerca scientifica ha messo a punto nuovi metodi d’indagine che permettono d’iniziare a comprendere i meccanismi responsabili dell’emergere di nuovi agenti patogeni. Le analisi evolutive dei dati genomici biologici molecolari di vari Ortopoxvirus a nostra disposizione stanno ora fornendo una vasta gamma di informazioni epidemiologiche e storiche sul vaiolo, fino all’emergere del virus che da 3000 a 4000 anni fa nell’est del continente africano infetta l’uomo, presumibilmente con l’introduzione di ruminanti, i cammelli, in Africa e per i concomitanti cambiamenti climatici. Il vaiolo umano è però combattuto e soprattutto eliminato tramite l’uso del vaccino ottenuto da un altro ruminante, il bovino, quando nel 1796 Edward Jenner utilizza il virus del vaiolo di questa specie.

Vaiolo umano grave e recente malattia

Il vaiolo umano è stato oggetto di leggende e miti. Le prime descrizioni affidabili di questa malattia sono presenti nella Charaka Samhita e Sushruta Samhita, antichi trattati indiani del XIV secolo a. C., che permettono di affermare che il vaiolo esiste in India prima di Cristo. La prima descrizione affidabile del vaiolo in Cina risale al IV secolo d. C., anche se ci sono numerose testimonianze che la malttia è importata in Cina nel III secolo a.C.. La probabile presenza del vaiolo nell’antico Egitto è indicata dalla mummia di Ramses V, morto nel 1157 a. C., che mostra segni di lesioni cutanee probabilmente causate dal vaiolo. Non esistono però prove storiche affidabili di un’epidemia di questa malattia nell’antico Egitto e le lesioni cutanee trovate nella mummia potrebbero essere state causate da varie malattie esantematiche, comprese quelle causate da altri poxvirus. I documenti storici disponibili permettono di pensare che il vaiolo sia stato importato in Grecia durante il secondo anno della guerra del Peloponneso nel 430 a. C. e descritto come la Peste di Atene. A Roma, nel 170 d. C., la Peste Antonina è ritenuta essere causata dal virus del vaiolo, ma le prime descrizioni inequivocabili del vaiolo in Europa sono datate solo al VI secolo d. C..

Tutti i dati storici confermano l’ipotesi che il vaiolo sia un’infezione di relativamente recente comparsa, causa di una malattia altamente letale, trasmessa solo tra persone sensibili e che non infetta gli animali. L’alto tasso di letalità è un altro fattore che favorisce una recente origine della malattia, caratteristica tipica dei virus che si sono da poco adattati ai nuovi ospiti. Come risultato di un’epidemia di vaiolo, la maggior parte della popolazione sensibile muore o diventa immune; l’epidemia quindi svanisce e la malattia può riapparire solo dopo che è nato un numero sufficiente di bambini sensibili al vaiolo. La maggior parte dei ricercatori inoltre presume che l’addomesticamento degli animali, lo sviluppo della coltivazione della terra e la creazione di grandi insediamenti umani tra 10.000 e 6.000 anni fa abbiano le condizioni che hanno permesso l’emergere del vaiolo.

Vaiolo, virus della famiglia dei Poxviridae

La famiglia dei Poxviridae comprende un gran numero di poxvirus, un’antica famiglia che si è evoluta insieme ai suoi ospiti non umani, e il virus del vaiolo o variola (genere Orthopoxvirus) è stato acquisito di recente dagli esseri umani durante il Neolitico. I diversi poxvirus (variola, vaccinia, cowpox, monkeypox, camelpox, fowlpox, sheep‐and‐goatpox, swinepox) infettano molti animali e alcuni (ad esempio, cowpox e monkeypox) sono mantenuti nei serbatoi dei roditori. Le origini della variola (vaiolo) non sono chiare; può essere un antico virus ominide (come quello del mollusco contagioso) diventato più virulento o può essersi evoluto dal virus dei roditori africani perché i suoi parenti più stretti sono camelpox dei camelidi, gerbilpox dei gerbilli e piccoli roditori, e monkeypox delle scimmie, mantenuto in un serbatoio di roditori nonostante il suo nome con rapporti di costituzione genetica. L’origine del virus vaccinia, il ceppo utilizzato nell’uomo nei vaccini vivi, non è chiara. Si presume che derivi dal virus del vaiolo bovino usato per la vaccinazione nel 1796 da Edward Jenner e propagato da braccio a braccio per più di cento anni, ma i ceppi moderni sono distinti dal vaiolo bovino e, in alcune aree del genoma, più strettamente correlati alla variola ed al monkeypox.

Figura 1 – Filogenesi dei poxvirus dei mammiferi. I virus adattati all’uomo sono indicati da maiuscole grasse e corsivo. 

*Mantenuto in natura nei roditori selvatici.

Vaiolo umano dai ruminanti: il cammello

Inizialmente, si è pensato di associare il luogo di comparsa del vaiolo umano alle prime segnalazioni storiche che descrivono questa malattia e alla comparsa delle prime civiltà che hanno prodotto grandi insediamenti umani che hanno permesso il diffondersi di un nuovo virus, indicando il Medio Oriente e l’India. Tuttavia, in base alle caratteristiche genomiche dei diversi tipi di virus del vaiolo, ora si ritiene più probabile un’origine in un’area distribuita dall’Africa occidentale all’Etiopia, con un confine delle foreste tropicali a sud e del deserto del Sahara a nord, dove i cammelli domestici sono importati per la prima volta, in particolare nel Corno d’Africa, 3500-4500 anni fa, per poi spostarsi in Egitto nel VI-XVII secolo a. C. e successivamente in altre regioni del continente africano. Questa area geografica del Corno d’Africa potrebbe essere la zona in cui avviene il passaggio all’uomo del virus del cammello (camelpox) e dei gerbilli (taterapox), dando origine al vaiolo umano. Questa ipotesi presume che il passaggio del virus e l’origine del vaiolo umano siano innescate dall’introduzione del cammello e dalla necessità per il virus di adattarsi a nuove condizioni climatiche. Tra queste vi è anche l’eruzione vulcanica di Santorini avvenuta tra il 1650 e il 1540 a. C., causa di cambiamenti climatici e presumibilmente origine di migrazioni di vari mammiferi, tra cui anche i cammelli, anche se la coincidenza dei tempi di questi cambiamenti climatici e l’emergere del vaiolo umano non dimostra una stretta relazione di eventi.

Vittoria sul vaiolo umano con il vaiolo vaccino

L’uomo, unico ospite del virus del vaiolo che non si trasmette per mezzo di animali o insetti, è anche recettivo al virus del vaiolo bovino (Cowpox virus), al virus del vaiolo della scimmia ed al virus bovino (Vaccinia virus), che nel 1796 Edward Jenner usa per la prevenzione attiva e sicura della malattia umana. La scoperta di Jenner risolve il problema, anche se avversata dagli ambienti ecclesiastici e conservatori perché considerata un insulto al creatore data la commistione tra animale e uomo. Con il prevalere delle idee libertarie negli anni successivi alla rivoluzione francese, la vaccinazione diviene però una pratica generalizzata. In Italia è Luigi Sacco (1769 – 1836) a diffondere, dal 1799, la vaccinazione nella Repubblica Cisalpina, riducendo drasticamente la mortalità da vaiolo. Nell’Oms lancia il programma per l’eradicazione globale del vaiolo tramite la vaccinazione, nel 1977 vi è l’ultimo caso della malattia registrato in Somalia e l’eradicazione mondiale del vaiolo è certificata il 9 dicembre 1979 e successivamente approvata con una risoluzione dell’Assemblea Mondiale della Sanità dell’OMS l’8 maggio 1980.

Peste Bovina, seconda malattia eliminata con la vaccinazione

Il vaiolo umano è stata la prima malattia infettiva che l’uomo ha eliminato dal pianeta Terra con la vaccinazione. Sempre con quest’ultima tecnica nel 2011 è stata dichiarata eradicata la Peste Bovina, una malattia altamente contagiosa ed a forte mortalità causata da un Morbillivirus, virus simile a quello del morbillo umano. La Peste Bovina è stata quindi la seconda malattia nella storia ad essere stata debellata dopo il vaiolo umano. Anche in questo caso le conoscenze scientifiche, lo stretto coordinamento internazionale e l’impegno delle persone a livello comunitario, nazionale, regionale e internazionale sono alla base del successo, ma un fattore chiave del controllo della eradicazione della Peste Bovina è il rivoluzionario vaccino sviluppato negli anni ’50 dal Dott. Walter Plowright in Kenya, uno dei vaccini più sicuri ed efficaci al mondo. A Roma un monumento inaugurato il 14 ottobre 2011 e costruito dinnanzi alla sede del Ministero della Salute sancisce la completa eradicazione della Peste Bovina, la seconda malattia infettiva al mondo a forte mortalità dopo il vaiolo e, la prima nel settore sanitario veterinario che per secoli ha causato danni inestimabili al patrimonio zootecnico con conseguenze economiche e sociali fino a provocare gravi carestie.

 

Giovanni Ballarini, dal 1953 al 2003 è stato professore dell’Università degli Studi di Parma, nella quale è Professore Emerito. Dottor Honoris Causa dell’Università d’Atene (1996), Medaglia d’oro ai Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte del Ministero della Pubblica Istruzione della Repubblica Italiana, è stato insignito dell’Orde du Mérite Agricole della Repubblica Francese. Premio Scanno – Università di Teramo per l’Alimentazione nel 2005, Premio Giovanni Rebora 2014, Premio Baldassarre Molossi Bancarella della Cucina 2014, Grand Prix de la Culture Gastronomique 2016 dell’Académie Internationale de la Gastronomie. 

Da solo e in collaborazione con numerosi allievi, diversi dei quali ricoprono cattedre universitarie, ha svolto un’intensa ricerca scientifica in numerosi campi, raggiungendo importanti e originali risultati, documentati da oltre novecento pubblicazioni e diversi libri. 

Da trenta anni la sua ricerca è indirizzata alla storia, antropologia e in particolare all’antropologia alimentare e anche con lo pseudonimo di John B. Dancer, ha pubblicato oltre quattrocento articoli e cinquanta libri, svolgendo un’intensa attività di divulgazione, collaborando con riviste italiane, quotidiani nazionali e partecipando a trasmissioni televisive. Socio di numerose Accademie Scientifiche è Presidente Onorario dell’Accademia Italiana della Cucina e già Vicepresidente della Académie Internationale de la Gastronomie.