Il processo di svezzamento dei vitelli da latte rappresenta una sfida cruciale nei primi mesi di vita, poiché in questo periodo l’animale passa da monogastrico funzionale a poligastrico propriamente detto. In natura, questo processo avviene gradualmente in un arco di tempo che va dagli 8 agli 11 mesi, mentre nelle aziende agricole viene accelerato e completato in periodi decisamente più brevi, cosa che può causare stress per i vitelli.
Negli ultimi due decenni, sono state discusse varie strategie per ottimizzare lo svezzamento, concentrandosi sull’età e la durata del processo. Tuttavia, non esiste un parere unanime sulle migliori pratiche. Queste variano, infatti, significativamente tra i diversi paesi: ad esempio, nel Regno Unito e nella Repubblica Ceca, molti allevatori svezzano i vitelli intorno alle 8-9 settimane, mentre negli Stati Uniti una percentuale significativa li svezza ancora a meno di 6 settimane.
Le decisioni sullo svezzamento possono essere basate su criteri differenti, come l’assunzione di alimenti solidi, l’età o il peso del vitello, e spesso vengono prese combinando tra loro più metodi. La diluizione del latte, ad esempio, è una pratica utilizzata da alcuni allevatori, più precisamente dal 32% degli agricoltori svedesi (Pettersson e altri, 2001) e il 25% degli agricoltori canadesi che utilizzano metodi di somministrazione manuale del latte (Medrano-Galarza et al., 2017), ma c’è incertezza su quali siano i metodi migliori. Gli allevatori valutano il successo dello svezzamento in base a indicatori come: elevato consumo di mangimi solidi, comportamento attivo, ridotte vocalizzazioni, buona crescita e bassa mortalità.
Lo studio
Su questo delicato tema il Journal of Dairy Science ha pubblicato, proprio in questi giorni, una revisione sistemica con lo scopo di fornire una panoramica e identificare le lacune di conoscenza esistenti rispetto agli effetti che alcune pratiche di svezzamento (età, durata e criteri) hanno sul comportamento, le prestazioni e la salute dei vitelli da latte. Il lavoro ha preso in considerazione solamente alcuni studi sottoposti a revisione paritaria con approccio sperimentale o osservazionale, pubblicati in inglese e disponibili online o tramite la biblioteca dell’Università di Aarhus.
La popolazione in esame comprendeva vitelli da latte senza restrizioni di sesso, razza o tipo di produzione. Sono stati esclusi gli studi in cui la quantità di latte somministrata era inferiore a 4 L/giorno (3 L/giorno per la razza Jersey) nei primi 21 giorni di vita o venivano utilizzati sistemi di allevamento vacca-vitello. I lavori scientifici dovevano prevedere una gestione dei vitelli simile durante il periodo di pre-svezzamento, assicurando che la quantità di latte fosse uniforme tra i trattamenti di svezzamento. L’analisi di 44 studi ha evidenziato diversi temi chiave e lacune di conoscenza che sono stati discussi nell’articolo.
Figura 1: Panoramica dei risultati principali e delle lacune di conoscenza identificate nei 44 studi presi in esame in questa revisione sistematica. I riquadri rossi rappresentano i fattori di mediazione nella fase di pre-svezzamento o di svezzamento che dovrebbero influenzare gli effetti dei metodi di svezzamento. Attualmente, la comprensione di come questi fattori di mediazione influenzino gli effetti del metodo di svezzamento è scarsa. I riquadri viola rappresentano i 6 risultati principali valutati. Gli effetti sugli esiti sono presentati per le età di svezzamento più avanzate rispetto a quelle più giovani, per le durate di svezzamento più lunghe rispetto a quelle più brevi e per lo svezzamento basato sull’assunzione di cibo rispetto a quello basato sull’età. Il simbolo “+” indica che l’effetto è stato interpretato come positivo o desiderabile, “-” che è negativo o indesiderabile, ” = ” senza alcun effetto e “-/+” misto o non chiaro. Per includere un giudizio di effetto è stato stabilito un minimo di 3 studi per un esito. Se ≤ 2 studi hanno misurato un esito, l’effetto è stato considerato sconosciuto (indicato con “?”).
I risultati
La revisione in esame si è concentrata principalmente sugli effetti che le pratiche di svezzamento esaminate hanno sortito su aspetti quali: assunzione di cibo e crescita, comportamento e salute.
Assunzione di cibo e crescita
Le evidenze mostrano effetti positivi, o almeno non negativi, sulla crescita dei vitelli svezzati tardivamente, per periodi più lunghi, in base all’assunzione di starter, o con tecniche graduali (step-down o basate sui pasti). Nonostante l’assunzione ritardata o ridotta di starter nei vitelli svezzati tardivamente, la maggior parte degli studi ha riscontrato un miglioramento nell’assunzione di mangime con svezzamenti più lunghi.
Gli eventuali effetti negativi sulla crescita che possono presentarsi durante periodi di svezzamento prolungati, scompaiono dopo lo svezzamento. La ricerca futura dovrebbe esplorare combinazioni di durata dello svezzamento, età di inizio dello svezzamento, ed età di rimozione completa del latte per comprendere meglio l’impatto sull’assunzione di mangime e sulla crescita. Inoltre, è necessario esaminare le interazioni tra la quantità di latte e diversi approcci allo svezzamento. Ad esempio, studi precedenti non hanno rilevato interazioni significative tra quantità di latte e durata dello svezzamento sull’assunzione di starter o sulle prestazioni.
Comportamento
Alcuni studi non hanno trovato differenze significative nella crescita o nell’assunzione di mangime tra i diversi approcci allo svezzamento, ma è importante considerare anche l’influenza dei metodi di svezzamento sul comportamento e sulla sazietà dei vitelli. Metodi diversi possono essere associati a fame e frustrazione. Solo metà degli studi ha valutato misure di comportamento, come vocalizzazioni e visite non ricompensate alla mangiatoia. In maniera unanime è emerso che lo svezzamento tardivo riduce i segni di fame. Tuttavia, sono auspicabili studi futuri che combinino misure comportamentali e fisiologiche, al fine di migliorare la comprensione dell’impatto dello svezzamento sui vitelli.
Salute
Pochi studi hanno esaminato l’impatto dei metodi di svezzamento sulla salute dei vitelli. In generale sembra esserci un consenso unanime sul fatto che la salute non sia influenzata dai metodi di svezzamento, in termini di incidenza di diarrea e malattie respiratorie. Tuttavia, ulteriori ricerche sono necessarie per trarre conclusioni definitive.
Conclusioni
Dei 44 studi esaminati, la maggior parte ha confrontato diverse età e durate temporali di svezzamento. Solo 15 studi hanno esplorato vari tipi di metodi di svezzamento, come quello basato sull’assunzione di starter, la riduzione graduale del latte o la diluizione del latte con acqua. Gli studi concordano sul fatto che svezzare a un’età più avanzata o per periodi più lunghi ha effetti positivi sulla crescita. Anche i vitelli svezzati in base all’assunzione di starter, tramite riduzione graduale del latte o riducendo le dimensioni del pasto hanno mostrato una crescita positiva.
È importante capire come i metodi di svezzamento influenzino il comportamento e lo stato affettivo dei vitelli: svezzare a un’età avanzata sembra ridurre i segni di fame, mentre questo è meno chiaro nel caso di periodi di svezzamento più lunghi o basati sull’assunzione di starter. Servono comunque ulteriori studi per comprendere meglio. Gli studi sulla suzione incrociata o altri comportamenti orali anomali non hanno trovato riscontri significativi legati al metodo di svezzamento, ma è necessaria un’osservazione più rigorosa. I comportamenti di gioco sono stati raramente misurati; la ricerca futura dovrebbe includere misure di benessere positivo per identificare metodi di svezzamento a basso stress. Non è stato possibile trarre conclusioni sulla salute dei vitelli a causa delle dimensioni ridotte del campione.
In generale, ci sono lacune significative nella comprensione del miglior modo di svezzare i vitelli. Si auspica che la ricerca futura includerà presto indicatori comportamentali di fame e benessere positivo per valutare l’esperienza dei vitelli con diversi metodi di svezzamento, esplorando anche le interazioni tra età, durata e quantità di latte durante lo svezzamento. La revisione ha seguito un approccio sistematico, ma ha dei limiti, tra cui il rischio di bias dovuto all’inclusione di studi solo in inglese e l’esclusione di dati non pubblicati.
Gli studi inclusi spesso mancavano di dettagli metodologici come calcoli delle dimensioni del campione, randomizzazione e accecamento dei trattamenti. E’ importante perciò che i futuri studi seguano delle linee guida ben stabilite e riportino chiaramente i risultati per specifici periodi di allattamento, includendo una descrizione dettagliata dei protocolli pre-svezzamento e monitorando gli effetti a lungo termine dei metodi di svezzamento.
La presente sinossi è tratta dall’articolo “Invited review: The effect of weaning practices on dairy calf performance, behavior, and health—A systematic review” di Allison Welk Heather W. Neave Margit Bak Jensen; doi: https://doi.org/10.3168/jds.2024-24521