L’edizione 2024 delle Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona si è appena conclusa. Si dice che le cose di valore durano nel tempo e la Fiera di Cremona ne è la più inequivocabile testimonianza avendo celebrato quest’anno la 79esima edizione. Chi ha a che fare con l’agricoltura e la zootecnia sa bene quanto la produzione primaria adori le tradizioni e ami contaminare la continuità con il passato con l’innovazione e il futuro.

Questa fiera è una sorta di capodanno per tutti quelli che hanno passione e interessi nel settore delle bovine da latte. La filiera lattiero-casearia è uno degli asset economici più importanti dell’agricoltura del nostro Paese e la Fiera di Cremona rappresenta il momento tecnico e celebrativo più importante dell’anno. Al di là degli aspetti romantici, dei quali assolutamente non ci vergogniamo, che legano il sottoscritto e Ruminantia a questo evento, ci sono da considerare quelli umanistici e tecnici, ma solo dopo aver risposto alla domanda: ma perché la Fiera di Cremona è così attraente?

La risposta è molto semplice e sta nelle motivazioni che spingono i vari operatori a frequentarla. Ci si va ad esporre non tanto per fare nuovi contratti o rafforzare la propria rete tecnico-commerciale quanto perché il solo esserci è una valida testimonianza di appartenenza. Ci si va a passeggiare come semplice visitatore per salutare nuovi e vecchi amici con i quali si condivide ormai da decenni un interesse e una passione, che poi sono la stessa cosa. Partecipare attivamente a questa fiera è la migliore e tangibile dimostrazione di essere parte di quella community che ha reso così importante nel mondo la nostra produzione lattiero-casearia.

In Fiera ci si conta, si fa una lista di chi è coinvolto mani e piedi nella produzione primaria del latte sia come allevatore che come fornitore di prodotti e di servizi. È una sorta di rito d’iniziazione per entrare nella community della filiera lattiero-casearia italiana, o almeno così successe a me nell’ormai lontanissimo 1980.

Ovviamente, presentare nuovi prodotti, organizzare eventi e avere una bella immagine aiuta a migliorare la reputazione di un’azienda, e come ben sappiamo la reputazione e i rapporti interpersonali sono in Italia di fondamentale importanza, ma forse è lo stesso in buona parte del mondo altrimenti saremmo già stati cancellati dall’e-commerce.

Nonostante la spiacevole, frustrante e alquanto discutibile decisione di limitare fortemente la presenza delle bovine da latte in fiera a causa delle Blue Tongue, l’edizione di quest’anno ha avuto un afflusso di visitatori senza precedenti. È vero anche che il fascino della mela proibita e il compattare le fila contro un’ingiustizia ha ampiamente contribuito al successo di quest’anno.

Ruminantia è partner delle Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona dal 2018 e cerca di fare la sua parte organizzando momenti di confronto e riflessione sui temi più “caldi” dell’anno dove chiunque dei partecipanti può liberamente esprimere il proprio parere in un “libero confronto d’idee”.

Le otto tavole rotonde e i tre concorsi che abbiamo organizzato ci hanno permesso di raccogliere tanti stimoli e suggerimenti per il piano editoriale del prossimo anno. Il 2023 ha visto ridurre i costi dell’alimentazione e crescere il prezzo del latte alla stalla, e questo ha permesso agli allevatori di essere più sereni e stimolati a fare investimenti. Similmente, questo contesto ha invogliato le industrie e il terziario privato a fare maggiori investimenti in risorse umane, ricerca & sviluppo e innovazione tecnologica. Complice la prepotenza subita di avere voluto bloccare le mostra degli animali e la notevole crescita culturale degli allevatori, nel corso di questa edizione della Fiera abbiamo percepito che si è sovvertita quella regola antica per cui gli allevatori diventano più attenti al loro allevamento quando si guadagna poco e molto tolleranti nei confronti dei problemi nei periodi delle “vacche grasse”.

L’impressione che abbiamo avuto in molti è che invece questo paradigma sia saltato, vista l’attenzione che abbiamo potuto constatare nell’Area Ruminantia e nei dintorni.  Abbiamo percepito forte e chiaro che sia gli allevatori che l’industria stanno cercando punti di riferimento per continuare credere nel futuro e coltivare il salvifico “sogno dell’imprenditore”.

Quello che ci ha molto impressionato è la crescita culturale dell’allevatore ormai attento alle tematiche ambientali e a quelle della qualità della vita degli animali che vengono allevati. Abbiamo visto spegnersi la usuale reazione vittimaria ai continui attacchi mediatici che subisce chi alleva gli animali da reddito del “tanto a noi non ci capisce nessuno nonostante i tanti sacrifici che facciamo” e crescere la voglia di reagire con astuzia e compostezza.

Da questa Fiera non ne esce bene il Servizio Sanitario Nazionale, perché metabolizzare che la scelta di bloccare la mostra degli animali sia stata ispirata solo dal principio dell’“in scienza e coscienza” è oggettivamente difficile. Un’azione così grave calata dall’alto e senza una dovuta comunicazione e spiegazione ha messo in cattiva luce il SSN. Questa è una cosa molto grave visto il rischio che l’insorgenza di eventi sanitari catastrofici come le epizoozie, magari di tipo zoonotico, non permetta per diffidenza e mancata fiducia di mettere in atto misure quasi sempre impopolari.