Pubblicato oggi da Ismea il nuovo report sulle tendenze e dinamiche del settore lattiero-caseario. Il momento è favorevole per il nostro Paese, sia a livello europeo, dove è il quarto il termini di incremento di produzione, che a livello nazionale, con prezzi alla stalla che si avvicinano ai valori del 2023 e andamento molto positivo per l’industria di trasformazione, che vede una incremento delle esportazioni di formaggi e latticini dell’11,5% in volume e del 7,6% in valore.

A livello di spesa domestica, invece, il latte fresco risulta il prodotto che ha subìto la contrazione più consistente di tutto il settore in termini di quantità con il – 7% in volume.

Di seguito, tutti i dettagli partendo dal contesto mondiale per arrivare a quello casalingo.

Contesto globale

La produzione mondiale di latte è in crescita, trainata in particolare dalla Nuova Zelanda che ha registrato un incremento del 5,6% a giugno-settembre 2024 rispetto allo stesso periodo del 2023. Positivo anche l’andamento della campagna lattiera in Australia (+1,9% nel periodo luglio-settembre 2024), mentre negli Stati Uniti, la produzione di latte è rimasta ferma rispetto allo scorso anno (-0,3% nel periodo gennaio-settembre 2024) a causa di una grave epizoozia che ha colpito molte aree.

A livello europeo, dopo una prima parte dell’anno decisamente positiva, le consegne di latte vaccino hanno subìto una battuta di arresto nel terzo trimestre, per cause sanitarie e climatiche, facendo registrare solamente un incremento totale dello 0,5% nei primi nove mesi del 2024. I Paesi che hanno maggiormente contribuito, in questi mesi, alla crescita sono stati: Polonia (+3,7%), Spagna (+1,7%), Francia (+1,5%) e Italia (+1,3%); stazionaria la Germania mentre in calo Irlanda (-4,1%) e Paesi Bassi (-1,9%) a causa dell’epidemia di blue tongue che ha ridotto la produttività delle bovine. Nella media dei 27 membri, i prezzi UE del latte alla stalla hanno ripreso a salire durante l’estate, pur restando ancora sotto i livelli record del 2022, fino a quasi 50 euro/100 kg nel mese di settembre con una variazione del +14,3% su base annua.

Per quel che riguarda la trasformazione industriale, continua la tendenza positiva della produzione di formaggi (+2,8% nei primi nove mesi del 2024), anche in funzione della buona richiesta da Regno Unito, Giappone e Stati Uniti, con un incremento dell’1% sulle esportazioni. Il mercato del burro, invece, continua ad essere ancora sottoposto a grandi tensioni così come quello delle polveri.

Contesto nazionale

Dall’inizio dell’anno la produzione di latte nel nostro Paese ha registrato un costante andamento positivo (+1,3%), ad eccezione del mese di agosto in cui si è registrata una battuta di arresto a causa delle avverse condizioni climatiche. Questo momento ha segnato però, contestualmente, una ripresa del prezzo, rimasto stazionario nei primi mesi dell’anno, che le consegne del mese di ottobre ha raggiunto un valore medio alla stalla attorno ai 55,28 euro/100 litri (Iva esclusa, senza premi), avvicinandosi ai livelli record del 2023 con un surplus di ben 5,4 euro /100 litri rispetto allo scorso anno.

L’indice della ragione di scambio, data dal rapporto tra l’indice dei prezzi del latte alla stalla e di quello dei mezzi correnti, risulta in miglioramento, anche come conseguenza del progressivo calo dei prezzi dei principali input produttivi.

In base all’indice Ismea, infatti, i prezzi dei mezzi correnti impiegati negli allevamenti bovini da latte risultano in contrazione del 12,7% nei primi dieci mesi del 2024 (dopo la stabilità del 2023 e il +26% del 2022), sotto la spinta al ribasso dei prezzi dei mangimi (-19% nel periodo gennaio ottobre) e dei prodotti energetici (-11%). I listini delle materie prime destinate all’alimentazione del bestiame, infatti, si sono assestati nel corso del 2024 su livelli decisamente inferiori rispetto a quanto si verificava lo scorso anno (nel periodo gennaio-novembre, -15% per la granella di mais ad uso zootecnico e -11% per la farina di soia).

Andamento dei prezzi e commercio estero

Prosegue la dinamica positiva per il Grana padano, prodotto guida del mercato nazionale, i cui listini della stagionatura minore hanno raggiunto, a novembre, la quotazione record di 10,32 euro/kg (+18% rispetto a un anno fa) soprattutto grazie al buon andamento della domanda estera. Andamento analogo per il Parmigiano reggiano, che per la stagionatura di 12 mesi ha superato a novembre i 12 euro/kg, con una crescita del 20,7% rispetto allo stesso mese del 2023.

Livelli record anche per i prezzi del burro che, sulla scia delle dinamiche continentali, ha sfiorato gli 8 euro/kg nel mese di novembre segnando un +55% rispetto a un anno fa. Stabilizzati i prezzi della mozzarella vaccina, anche se i valori attuali presentano un distacco significativo (oltre 1,60 euro/kg in più) rispetto a quanto si verificava tre anni fa. Nel periodo gennaio-agosto 2024 le esportazioni di formaggi e latticini italiani sono cresciute dell’11,5% in volume e del 7,6% in valore, con variazioni positive a doppia cifra rispetto all’anno precedente soprattutto verso le destinazioni europee. Anche le importazioni risultano in crescita (+5,2% in valore) e per la chiusura del 2024 si prevede un saldo della bilancia ancora positivo, con oltre 462 milioni di euro di attivo nei primi otto mesi. Sul fronte passivo della bilancia commerciale, grazie a prezzi di fornitura competitivi sono aumentate le importazioni sia di formaggi (+8,2% in volume) sia di latte in cisterna (+8,0% in volume nei primi otto mesi). In particolare su questo fronte, oltre alla conferma della Germania nel ruolo di primo fornitore con una crescita di oltre 4%, si registrano aumenti a doppia cifra per le cisterne provenienti da Slovenia, Austria e Ungheria.

Domanda domestica e prospettive

Nei primi nove mesi del 2024 la spesa delle famiglie italiane per latte e derivati è diminuita complessivamente dell’1,2%, come conseguenza in parte del calo dei prezzi delle principali referenze, in parte di una contrazione dei volumi (-0,6%). La contrazione delle quantità più consistente di tutto il settore continua a registrarsi per il latte fresco (-7% in volume), mentre registrano una dinamica positiva degli acquisti lo yogurt (+3,8% in volume) e i formaggi (+1,1% in volume), soprattutto i freschi.

La Commissione europea stima una produzione UE di latte in lieve crescita nel prossimo decennio come conseguenza di situazioni piuttosto differenziate a livello territoriale: una crescita è attesa in Polonia, mentre nei paesi della “vecchia Europa” le consegne sono stimate in contrazione (-0,4%) a seguito di politiche ambientali volte a una riduzione delle consistenze di vacche (come in Danimarca e nei Paesi Bassi) o di criticità di tipo strutturale con le rese produttive già molto elevate (e in qualche caso già arrivate al tetto massimo sia in termini biologici che di efficienza economica) o ancora di problematiche sanitarie (come ad esempio sta accadendo in Francia).

Il consumo interno di prodotti lattiero caseari dovrebbe crescere a un ritmo piuttosto lento nel prossimo decennio (+0,1% all’anno): a fronte dell’ulteriore incremento del consumo di formaggio e di una crescita stimata per la domanda del siero in polvere trainato soprattutto dai prodotti salutistici, è attesa una sostanziale tenuta del consumo di burro su livelli elevati; stabile anche l’utilizzo di latte scremato in polvere, mentre è prevista una flessione dei consumi di prodotti freschi, in particolare latte alimentare e, seppure in misura minore, anche yogurt.

Riguardo al mercato nazionale, l’anno dovrebbe chiudersi con una produzione in aumento che, potrebbe superare i 13 milioni di tonnellate, sfiorando il record produttivo registrato nel 2021 e riportando, in tal modo, il grado di autoapprovvigionamento sopra l’80. Lo stesso non vale per le materie prime destinate all’alimentazione del bestiame, in quanto le problematiche climatiche che hanno impattato su quantità e qualità delle produzioni foraggere, potranno esporre gli allevatori alle criticità e alla instabilità del mercato mondiale. Per quanto riguarda la fase di trasformazione, gli operatori del settore lattiero-caseario sono ottimisti, soprattutto per ciò che concerne le aspettative di vendita molto positive generalmente in corrispondenza delle festività natalizie e di un aumento dei flussi legati al turismo invernale e religioso.