Il settore agroalimentare italiano ha vissuto un decennio di contraddizioni, con notevoli sfide e successi. Mentre il comparto industriale ha registrato una crescita costante, il settore agricolo ha dovuto fronteggiare difficoltà legate al clima e alla sua stessa struttura. Tuttavia, la resilienza dell’agroalimentare italiano è stata evidente, con un tasso di crescita nelle esportazioni che ha superato la media globale.
Questo è quanto emerge dall’ultimo Rapporto ISMEA sulla competitività del settore nel 2022, presentato ieri a Roma, coinvolgendo esperti, membri della comunità scientifica e presidenti delle principali associazioni nel settore agricolo, industriale, della distribuzione e del commercio estero, che hanno discusso argomenti quali l’inflazione, le dinamiche nella filiera e la competitività internazionale.
Inflazione Alimentare e Vulnerabilità
Il settore agroalimentare italiano negli ultimi anni è stato notevolmente influenzato dall’inflazione che ha caratterizzato la nazione ponendosi come conseguenza delle tensioni sui mercati internazionali e dell’instabilità geopolitica. Ciononostante, la dinamica dei prezzi dei prodotti alimentari è risultata inferiore a quella media registrata nell’UE e in Germania e Spagna.
Più nel dettaglio nel 2022, il contributo dell’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari all’inflazione è stato significativo. La crescita media dei ha raggiunto l’8,1%, ma è stata più contenuta di quella media dell’UE (10,2%) e dell’Eurozona (9%). Meglio di noi ha fatto la Francia, che grazie al suo maggior grado di autosufficienza, alimentare ed energetica, ha subito di meno gli aumenti dei prezzi internazionali ed è riuscita a contenere gli incrementi dei generi alimentari a un +6%.
Tuttavia, il sistema agroalimentare italiano ha dimostrato maturità e notevole responsabilità considerando che, pur in presenza dei consueti effetti asimmetrici dell’inflazione, l’analisi della trasmissione dei prezzi lungo la filiera agroalimentare effettuata da ISMEA, non ha evidenziato fenomeni speculativi su larga scala a carico di nessuna delle fasi.
Produzione e crescita dell’agroalimentare
Nel decennio 2012-2022 l’industria alimentare ha mostrato un trend di buona crescita reale, mentre l’agricoltura ha vissuto annate sfavorevoli in successione, soprattutto a causa dell’andamento climatico. Il 2022 è stato l’anno più caldo e meno piovoso da quando vengono monitorati i dati meteoclimatici in Italia e il 2023 si sta rivelando anche peggiore. Ciò ha fatto retrocedere l’Italia in terza posizione nella graduatoria UE della produzione agricola, dopo Francia e Germania (prima era seconda dopo la Francia); ma, soprattutto, dal 2021 ha passato alla Francia il primato del valore aggiunto, mantenuto quasi ininterrottamente dal nostro Paese nel corso del decennio.
In ogni caso, l’Italia conferma la sua vocazione alle attività secondarie e ai servizi in agricoltura, che insieme rappresentano il 18% della produzione agricola nazionale e che ribadiscono la sua leadership in Europa sul fronte della diversificazione e multifunzionalità del settore agricolo.
Il report rileva inoltre che l’agricoltura italiana è influenzata non solo dagli effetti del clima, ma anche da alcune fragilità strutturali. Queste includono la carenza di giovani imprenditori, che rappresentano solo il 9% della totalità, in contrasto con la media dell’UE, che è del 12%, e il correlato basso livello di formazione di chi guida la maggioranza delle aziende agricole. Inoltre, nonostante un aumento delle dimensioni delle aziende agricole nell’ultimo decennio, si osserva ancora una frammentazione nel settore, indicando un lento processo di concentrazione e riorganizzazione.
Un’altra sfida per l’agricoltura italiana riguarda l’accesso alla terra, che rimane problematico a causa della scarsa disponibilità di terreni. Questa situazione porta i valori delle terre agricole a essere in media quasi sei volte superiori a quelli della Francia e due volte superiori a quelli della Spagna.
Valutando il complesso dei settori relativi alla produzione agricola e all’industria di trasformazione, nel 2022 il valore aggiunto del settore agroalimentare ha raggiunto i 64 miliardi di euro, di cui 37,4 miliardi derivano dal settore agricolo e 26,7 miliardi dall’industria alimentare. In questa configurazione “ristretta”, il comparto rappresenta il 3,7% del valore aggiunto dell’intera economia italiana. Tuttavia, se includiamo le fasi successive alla produzione alimentare, come la distribuzione e la ristorazione, il contributo sale al 7,7%. Inoltre, se consideriamo anche i servizi e le attività necessari per far giungere i prodotti dall’origine alla tavola, quali trasporti, logistica e intermediazione, la stima della rilevanza dell’agroalimentare sull’economia nazionale supera il 15,2% del Pil.
Competitività su Mercati Internazionali
Nonostante le difficoltà sul fronte nazionale, l’agroalimentare italiano ha ottenuto notevoli successi nelle esportazioni. Nel decennio passato, l’export ha mostrato una crescita media annua del 7,6%, superiore alla crescita media globale. Ciò ha portato l’Italia a migliorare la sua posizione competitiva sui mercati internazionali, con la sua quota di mercato aumentata dal 2,8% del 2012 al 3,4% del 2022. Questo posiziona l’Italia allo stesso livello della Spagna, un altro paese con un forte dinamismo nelle esportazioni, superando le aspettative e avvicinandosi alle posizioni di Germania e Francia.
Nel triennio più recente, tra il 2019 e il 2022, le esportazioni agroalimentari italiane sono aumentate del 34%, superando il record di 60 miliardi di euro nel 2022 e, nello stesso periodo, le importazioni sono cresciute del 37%. L’Italia si conferma leader mondiale indiscusso nell’export di trasformati di pomodoro, pasta, vino, formaggi.
Il Futuro dell’Agroalimentare Italiano
Alla luce delle sfide e dei successi degli ultimi anni, il futuro dell’agroalimentare italiano richiede un’attenzione costante sia all’agricoltura che all’industria alimentare. È essenziale affrontare le sfide climatiche e strutturali per garantire una crescita sostenibile e una maggiore competitività. Nel frattempo, il settore agroalimentare italiano può guardare con fiducia al futuro, sapendo di avere una posizione di forza nei mercati internazionali, alimentata da prodotti di alta qualità e una crescente quota di mercato globale.
I dati illustrati nei rapporti ISMEA indicano che l’agroalimentare italiano ha dimostrato una notevole resilienza e adattabilità nel corso del tempo. La sua capacità di affrontare le sfide e di sfruttare le opportunità è una testimonianza della determinazione e dell’ingegnosità dell’industria alimentare e agricola italiana. Mentre il futuro potrebbe portare nuove sfide a cui sarà funzionale trovare opportune soluzioni, è probabile che l’agroalimentare italiano continui a brillare nei mercati internazionali grazie alla sua dedizione alla qualità.
Il report ISMEA integrale può essere consultato qui.