Lo studio qui descritto è stato condotto da Pioneer in Idaho per valutare le perdite di insilamento verificatesi durante la conservazione e l’alimentazione di un insilato di mais. L’obiettivo è quantificare da un punto di vista economico le alterazioni che possono ridurre il valore nutrizionale di un alimento insilato.

Le trincee di insilato oggetto della prova non erano trattate con alcun additivo in grado di migliorare la digeribilità del foraggio o di ridurre il calore superficiale sul fronte, questo per non alterare i risultati con ulteriori variabili.

Lo studio fa riferimento a 12 insilati, fra trincee e cumuli, campionati sia sul fronte che ad una profondità di circa 50 cm. In tal modo si sono potute determinare le perdite in qualità dovute all’instabilità aerobica una volta che il foraggio insilato veniva riesposto all’aria. I campioni correttamente raccolti sono stati inviati al laboratorio Dairyland di Arcadia, WI per le analisi nutrizionali, di digeribilità e di fermentazione. I dati di laboratorio, unitamente ai valori di temperatura rilevati sui 12 insilati sia sul fronte che internamente, sono stati mediati per determinare i cambiamenti e le perdite economiche dovute all’instabilità aerobica alla desilazione.

La ricerca evidenzia una riduzione di sostanza organica e perdite di digeribilità dell’NDF dovute al riscaldamento del fronte (Tabella 1).

Temperatura: la temperatura media della superficie del fronte di desilazione era superiore di 7.2 °C rispetto a quella media dei corrispondenti punti profondi. Prova di come il fronte sia spesso interessato da instabilità aerobica.

Fermentazione: le medie dei dati forniscono ulteriori indicatori dell’alterazione aerobica che si verificano sulla superficie degli insilati al momento dell’utilizzo. Ad esempio, il valore del pH tende ad essere più alto mentre contemporaneamente diminuisce la concentrazione di acido lattico. L’attività dei lieviti, in presenza di ossigeno utilizzando l’acido lattico come substrato, consente un aumento del pH.

Cumulo visto con camera termica che evidenzia alcuni punti con uno sviluppo di calore importante.

Perdite di Sostanza Organica: i livelli medi di ceneri sono più alti dello 0,27% sul fronte rispetto ai campioni fatti in profondità e il calcolo quantifica una maggiore perdita di sostanza organica, sul secco, del 5,6%. Infatti, confrontando la percentuale di ceneri tra campioni dello stesso silo e utilizzando l’equazione di valutazione della perdita di sostanza organica sviluppata dal Dr. Keith Bolsen presso la Kansas State University si possono determinare le perdite di sostanza organica. La sostanza organica è la sostanza secca totale meno la percentuale di ceneri. L’applicazione di questa equazione è mostrata nella Tabella 2.

Digeribilità NDF: i valori medi di NDFd sono più alti del 2,2% in profondità rispetto al campione fatto sul fronte. Una ricerca condotta da Dr. Mike Allen* presso la Michigan State University mostra che una variazione dell’1% nel NDFd equivale a una maggior produzione di 0,25 kg di latte.

*“Evaluation of the Importance of the Digestibility of Neutral Detergent Fiber from Forage: Effects on Dry Matter Intake and Milk Yield of Dairy Cows” – Journal of Dairy Science Vol. 82, No. 3, 1999.

Perdite di Sostanza Organica: le perdite sono dovute all’utilizzo dei carboidrati non fibrosi (NFC) da parte dei lieviti, questi infatti sono in media inferiori dell’1,4% sul fronte rispetto al campione fatto in profondità. Il valore in euro degli NFC può essere equiparato al valore della farina di mais, come per gli altri componenti che vengono a mancare. Il calcolo nella Tabella 3 mostra che, con un valore di una ton di granella di mais pari a 175 €, la perdita di sostanza organica per ton secca di silomais ammonta a circa 13 €. Questa perdita presuppone che tutto il silomais utilizzato quotidianamente subisca danni da instabilità aerobica. Il valore calcolato può variare a seconda del rapporto tra insilato stabile e instabile utilizzato ogni giorno.

Digeribilità NDF: il calcolo nella tabella 4 determina l’impatto economico delle variazioni NDFd sulla potenziale produzione di latte. Le potenziali perdite in produzione di latte ammontano a 11 € per ton di sostanza secca da insilato quando si utilizzano 20 kg sostanza secca di alimento capo giorno, utilizzando i rispettivi valori NDFd valutati con un prezzo del latte a 400 € per tonnellata.

Questi risultati sono in accordo con precedenti lavori di ricerca pubblicati dai ricercatori britannici H. Honig e M.K. Woolford (1980) che relazionavano l’aumento della temperatura all’utilizzo con le perdite di energia nell’insilato.

Riferimento: Cambiamenti nell’insilato sull’esposizione all’aria, Pagg. 76-87: “Conservazione del foraggio negli anni ’80”; (ed. C. Thomas), Occasional Symposium No.11, British Grassland Society, Brighton; 1979 * Ref Spiekers, H. (2004) Top Agrar.2 / 2004.pR10-12

Conclusioni

Questo studio fatto su trincee aziendali quantifica l’alto costo dovuto al riscaldamento dell’insilato. La perdita economica per ton di sostanza secca di silomais è pari a circa 24.0 € ed è data dalla somma fra perdita di sostanza organica e riduzione della produzione in latte.

Lo studio conferma il potenziale ritorno positivo sull’investimento derivante dall’utilizzo di Pioneer® 11C33 per ridurre al minimo le perdite di riscaldamento dell’insilato. Pioneer® 11C33 è un prodotto brevettato contenente nuovi e esclusivi ceppi di Lactobacillus buchneri insieme a ceppi di Lactobacillus plantarum. L’additivo 11C33 ha dimostrato di ridurre il calo dell’insilato durante la fermentazione iniziale e migliorare la digeribilità dell’amido e delle fibre.

 

 

A cura di Bill Mahanna, Ph.D., Dipl. ACAN
CORTEVA Global Nutritional Sciences Manager