Le parole usate per comunicare il benessere animale ai non specialisti del settore, possono essere più importanti della conoscenza del benessere stesso. Questa ricerca rivela che la percezione umana non è influenzata da ciò che viene detto, ma bensì dal modo in cui viene detto.

Tuttavia, non sappiamo in che modo una tale definizione possa influenzare la percezione che ne hanno gli stakeholders che hanno un ruolo chiave nel benessere degli animali. In risposta, questo studio utilizza interviste qualitative per esplorare la modalità in cui i cittadini e gli allevatori percepiscono un “benessere animale positivo” e cosa questo significhi per una comunicazione efficace di questo concetto. Il presente studio rileva inoltre che il termine “positivo” evoca tra i cittadini associazioni con il concetto di “negativo”. Ciò li porta a collegare il benessere animale positivo ad animali che hanno “esperienze positive” o che sono “liberi da esperienze negative”.

Gli allevatori si affidano maggiormente alle loro preesistenti conoscenze di benessere animale. Di conseguenza, la maggior parte di loro considera il benessere positivo come “buon allevamento”, un numero minore lo inquadra come “miglioramento proattivo del benessere”, e un numero limitato lo inquadra come “il punto di vista dell’animale”. Vengono inoltre ulteriormente discusse le implicazioni di tali percezioni interne per trasferire efficacemente il benessere positivo dalla scienza alla società.

Parole chiave: percezione allevatori, percezione cittadini, ricerca qualitativa, benessere animale, allevamento

 

Citizens’ and Farmers’ Framing of ‘Positive Animal Welfare’ and the Implications for Framing Positive Welfare in Communication

Belinda Vigors
Scotland’s Rural College (SRUC), West Mains Road, Edinburgh EH9 3RG, UK

doi.org/10.3390/ani9040147