Questo studio basato su un metodo di calcolo della “Carbon Footprint” dei prodotti di origine animale integrato con l’assorbimento fisiologico di anidride carbonica ha generato risultati di rilievo riguardo all’impatto ambientale della produzione della Mozzarella di Bufala Campana DOP.

L‘impatto ambientale delle emissioni appare sempre più importante per gli alimenti, in particolare quelli di origine animale. Il metodo LCA (Life-Cycle Assessment), un metodo standardizzato a livello internazionale utilizzato per calcolare l’impatto ambientale di beni o servizi, nella carbon footprint non tiene conto del carbon set, e conseguentemente della sottrazione di anidride carbonica dall’atmosfera da parte della biomassa vegetale. Questa metodologia potrebbe sovrastimare l’anidride carbonica generata per ottenere prodotti vegetali e animali che ne richiedono l’uso. 

Per la produzione della Mozzarella di Bufala Campana DOP, nel caso specifico, sono state quantificate le masse delle varie specie foraggere e cerealicole utilizzate a partire dalle razioni alimentari delle diverse categorie suddivise per età e fase produttiva (asciutta, lattazione, vitelli e manze). La popolazione comprende tutti gli animali allevati nelle aree coperte dal disciplinare e con orientamento alla produzione di latte. Sulla massa dei vegetali utilizzati è stato calcolato il carbonio fissato nel foraggio e di conseguenza l’anidride carbonica sottratta all’atmosfera, attraverso i vari indici di raccolta e le percentuali di sostanza secca. 

Dai dati elaborati emerge che in Italia la CO2 fissata e sequestrata in atmosfera dalle piante coltivate e importate per l’alimentazione delle bufale allevate nella zona di produzione della Mozzarella di Bufala Campana DOP, neutralizza la somma di CO2eq emessa da respirazione, processi agricoli, fermentazioni ruminali fisiologiche, gestione del letame, trasporto, lavorazione del latte, ecc.

In sintesi, l’intero ciclo “dal campo alla tavola” potrebbe essere considerato non solo in equilibrato, e quindi nullo in termini di emissioni, ma anzi, favorisce un saldo negativo ai fini dei GHG.

Per ogni kg di MdBC DOP vengono sequestrati dall’atmosfera circa 52 kg di CO2 dalla vegetazione utilizzata per nutrire gli animali allevati per produrre questo prodotto. 

I risultati di questo studio dimostrano che il settore agricolo da un lato genera emissioni di gas serra e dall’altro può riassorbirle, particolarmente con una corretta gestione sostenibile, grazie all’attività della fotosintesi soprattutto nella fase oscura, noto come il ciclo “Calvin Benson”, che consente di raggiungere la neutralità.

Pertanto, sarebbe probabilmente opportuno considerare questo tipo di bilancio nel calcolo dell’impronta di carbonio dei prodotti agricoli, in particolare quelli di origine animale.

Inoltre, il carbonio utilizzato dagli animali da allevamento può essere considerato carbonio “riciclato”: il carbonio biogenico compie un ciclo e si fissa nel foraggio mentre la CO2eq prodotta dai combustibili fossili è un gas di riserva che si accumula nell’atmosfera e non fa parte di un anello ma è una fonte “a senso unico”. Pertanto, tutti gli altri settori (energia, costruzioni, trasporti, ecc…) possono lavorare per ridurre le proprie emissioni, ma non possono rimuovere l’eccesso di CO2 già presente nell’atmosfera. Va inoltre tenuto conto che il metano (di origine ruminale e quello emesso dal letame) ha una vita in atmosfera più breve rispetto ad altri GHG: circa 10 anni. Ciò significa che dopo un decennio non c’è più. Si innesca infatti un processo chiamato idrossiossidazione che distrugge il metano, fatto che lo rende molto diverso dagli altri gas serra.

Quindi, in particolare, i metodi attualmente utilizzati per stimare l’impronta di carbonio dei prodotti animali trasformati e dei prodotti lattiero-caseari dovrebbero considerare la sottrazione del sequestro del carbonio oltre alle emissioni.

Secondo questo studio, la considerazione del sequestro del carbonio e l’implementazione di questo metodo di calcolo dimostrerebbero la sostenibilità in termini di impronta di carbonio di prodotti agricoli e di origine animale quali latticini, carni e derivati e, nel caso specifico, della Mozzarella di Bufala Campana DOP, che per ogni kg prodotto contribuisce a sottrarre dall’atmosfera circa 52 kg di CO2.

Lo studio di ricerca completo è pubblicato su Advances in Environmental and Engineering Research.

Autori

Roberto De Vivo – Dipartimento di Chimica, Istituto Tecnico “Enrico Fermi”, Modena.

Luigi Zicarelli – Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali, Università degli Studi di Napoli “Federico II”.

Roberto Napolano – Dirigente, Società cooperativa agricola, “Fattorie Garofalo”, Caserta.

Fabio Zicarelli  Nutrizionista dei ruminanti, libero professionista, Salerno.