Neospora caninum può essere la potenziale causa di un tasso significativo di aborti spontanei nei piccoli ruminanti (pecore e capre) in tutto il mondo. Una recente meta-analisi ha quindi valutato l’incidenza a livello globale delle infezioni da N. caninum negli ovicaprini che hanno avuto un aborto e feti abortiti.

Neospora caninum (N. caninum), un protozoo appartenente al phylum Apicomplexa, è distribuito a livello globale e causa perdite economiche significative per i produttori e il settore dell’allevamento del bestiame. Vari stadi del ciclo vitale del parassita (tachizoite, cisti tissutale e oocisti) coinvolgono principalmente i ruminanti come ospiti intermedi e i canidi come ospiti definitivi, e questo può essere trasmesso orizzontalmente e verticalmente negli allevamenti.

L’aborto, la natimortalità o la nascita di un animale infetto asintomatico possono essere dovuti ad un’infezione per via transplacentare del feto. Questo parassita può persistere negli allevamenti e nelle mandrie per anni e la trasmissione congenita, la principale via di trasmissione che causa aborto da N. caninum, gioca un ruolo essenziale in questo senso. Sebbene i bovini siano l’ospite principale per N. caninum, infezioni naturali sono state segnalate anche in altri ruminanti come pecore e capre. La prevalenza dell’infezione da N. caninum negli ovini e nei caprini varia in modo significativo tra i continenti e i paesi del mondo. Questa variabilità nella sieroprevalenza può essere correlata a caratteristiche specifiche di ciascuna regione, come le condizioni climatiche, a differenze nella gestione dell’alimentazione e nella gestione sanitaria degli animali, all’utilizzo di diverse tecniche per la diagnosi sierologica, alle popolazioni di ovini e di caprini e al diverso disegno di uno studio.

Sulla base di risultati ottenuti da review sistematiche e da studi di meta-analisi, la sieroprevalenza stimata dell’infezione da N. caninum negli ovini e nei caprini in tutto il mondo è risultata essere del 12 e del 5.99% rispettivamente. Le pecore solitamente pascolano, quindi sono più a rischio di infezione con agenti patogeni che si ritrovano in prossimità del suolo rispetto alle capre, che invece brucano. L’inoculazione sperimentale di N. caninum in piccoli ruminanti durante la gravidanza crea condizioni simili a quelle osservate nelle vacche. Tuttavia, l’importanza clinica, epidemiologica ed economica della neosporosi negli ovini e nei caprini non è stata ancora del tutto compresa, visto il numero limitato di studi. In molti casi, la causa esatta dell’aborto non può essere determinata perché può essere coinvolta un’ampia gamma di fattori. Tuttavia, le cause di tipo infettivo sembrerebbero essere predominanti negli ovini e nei caprini. Poiché la diagnosi deve essere fatta in un laboratorio veterinario specializzato, un’elevata percentuale di aborti rimane senza diagnosi. Nel mondo, le perdite economiche dovute alla diminuzione delle capacità riproduttive dei ruminanti causata dall’infezione da N. caninum sono stimate essere di 1.3 miliardi di dollari all’anno; pertanto, il ruolo che gioca tale parassita nell’aborto di pecore e capre non dovrebbe essere ignorato. Per diagnosticare l’infezione da N. caninum nei feti abortiti, i ricercatori hanno lavorato su metodi diagnostici con diverse sensibilità e specificità, come l’istopatologia, l’immunoistochimica (IHC), la sierologia e la reazione a catena della polimerasi (PCR). Esistono studi limitati sulla prevalenza dell’infezione da N. caninum nei feti abortiti di pecore e capre, e non esiste una ricerca completa in grado di acquisire e analizzare sistematicamente questo ambito.

In considerazione quindi del ruolo critico giocato dall’infezione da N. caninum nell’aborto dei ruminanti, un lavoro recentemente pubblicato su Frontiers in Veterinary Science ha effettuato una meta-analisi per stimare la sua incidenza a livello mondiale nei feti abortiti di pecore e capre, utilizzando metodi istopatologici, IHC, sierologia e PCR, unitamente all’incidenza in pecore e capre che avevano avuto un aborto in età diverse. 

Cinque database inglesi (PubMed, ScienceDirect, Web of Science, Scopus e ProQuest) sono stati ispezionati per ricercare articoli scientifici rilevanti pubblicati fino al 4 novembre 2021. Alla fine, 21 studi condotti su pecore (1.671 feti abortiti e 935 pecore che hanno avuto un aborto) e 10 studi relativi alle capre (130 feti abortiti e 80 capre che hanno avuto un aborto) sono stati inclusi per la meta-analisi finale. Una meta-analisi ad effetti random è stata utilizzata per stimare la prevalenza aggregata con intervalli di confidenza (IC) del 95%. Inoltre, in questo studio sono state eseguite l’analisi di sensibilità, il test del bias di pubblicazione e la valutazione della qualità.

L’incidenza complessiva di N. caninum nei feti abortiti di pecore e capre a livello globale è stata stimata essere del 15% (IC 95%: 9–21%) e del 7% (IC 95%: 2–12%) rispettivamente utilizzando metodi molecolari. Inoltre, la sieroprevalenza di N. caninum è stata stimata essere del 17% per i feti di pecore abortiti. Il tasso di incidenza globale dell’infezione da N. caninum negli ovini che hanno avuto un aborto era del 3%.

I risultati attuali mostrano un’incidenza relativamente elevata di infezione da N. caninum nelle pecore che hanno avuto un aborto e feti abortiti rispetto alle capre. Pertanto, ulteriori studi che utilizzano diverse tecniche diagnostiche per stimare in modo più accurato il tasso di infezione negli ovini e nei caprini, e possono aiutare a fornire misure e strategie di controllo adeguate a ridurre il tasso di aborto in queste specie e a diminuire i danni economici al settore zootecnico. 

Tratto da: “The Global Prevalence of Neospora caninum Infection in Sheep and Goats That Had an Abortion and Aborted Fetuses: A Systematic Review and Meta-Analysis(2022), di Tooran Nayeri, Shahabeddin Sarvi, Mahmood Moosazadeh e Ahmad Daryani, pubblicato su Front. Vet. Sci. 9:870904. doi: 10.3389/fvets.2022.870904.