Il Governo Draghi ha presentato la bozza del PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che, prima di essere consegnata a Bruxelles entro il 30 aprile, verrà discussa in Parlamento nei prossimi giorni. 

“L’Unione Europea ha risposto alla crisi causa dalla pandemia Covid-19 con il Next Generation EU (NGEU). È un programma di portata e ambizione inedite, che prevede investimenti e riforme per accelerare la transizione ecologica e digitale; migliorare la formazione delle lavoratrici e dei lavoratori; e conseguire una maggiore equità di genere, territoriale e generazionale. L’Italia è la prima beneficiaria, in valore assoluto, dei due principali strumenti del NGEU, il Dispositivo per la Ripresa e Resilienza (RRF) ed il Pacchetto di Assistenza alla Ripresa per la Coesione e i Territori d’Europa (REACT-EU). Il dispositivo RRF richiede agli Stati membri di presentare un pacchetto di investimenti e riforme – il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Il solo RRF garantisce risorse per 191,5 miliardi di euro, da impiegare nel periodo 2021-2026, delle quali 68,9 miliardi sono sovvenzioni a fondo perduto. L’Italia intende utilizzare appieno la propria capacità di finanziamento tramite i prestiti della RRF, che per il nostro Paese è stimata in 122,6 miliardi.

Il Piano presentato dall’Italia si articola in sei Missioni e 16 Componenti.

Le 6 Missioni del Piano sono: digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute. Il Piano comprende anche un ambizioso progetto di riforme relative a: pubblica amministrazione, giustizia, semplificazione della legislazione e promozione della concorrenza.

Il 40% circa delle risorse territorializzabili del Piano sono destinate al Mezzogiorno, a testimonianza dell’attenzione al tema del riequilibrio territoriale.

Il PNRR è parte di una più ampia e ambiziosa strategia per l’ammodernamento del Paese. Il Governo intende aggiornare le strategie nazionali in tema di sviluppo e mobilità sostenibile; ambiente e clima; idrogeno; automotive; filiera della salute.

L’Italia deve combinare immaginazione, capacità progettuale e concretezza, per consegnare alle prossime generazioni un Paese più moderno, all’interno di un’Europa più forte e solidale”. 

Questo è quanto dichiarato, in sintesi, dal Presidente Mario Draghi, nella premessa nel documento.

L’agricoltura nel PNRR

I fondi destinati all’agricoltura rientrano nella Missione 2 del PNRR (figura 1), denominata “Rivoluzione verde e transizione ecologica“, e che si divide in 4 componenti:

C1. Economia circolare e agricoltura sostenibile.
C2. Energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile.
C3. Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici.
C4 Tutela del territorio e della risorsa idrica.

In totale, le risorse ammontano a 59,33 miliardi di euro che vengono così divisi tra le componenti: 5,27 per la C1; 23,78 per la C2; 15,22 per la C3; 15,06 per la C4.

Questa transizione rappresenta un’opportunità unica per l’Italia. Nel pianificare e realizzare la transizione, il governo intende assicurarsi che questa avvenga in modo equo e inclusivo, contribuisca a ridurre il divario Nord-Sud, e abbia adeguate politiche di formazione. Vuole valorizzare la filiera italiana nei settori dell’agricoltura e dell’alimentare e migliorare le conoscenze dei cittadini riguardo alle sfide e alle opportunità offerte dalla transizione. In particolare, il Piano vuole favorire la formazione, la divulgazione, e più in generale lo sviluppo di una cultura dell’ambiente che permei tutti i comportamenti della popolazione.

Focus sulla Componente 1 – Economia circolare e agricoltura sostenibile

La Componente 1 si prefigge di perseguire un duplice percorso verso una piena sostenibilità ambientale. Da un lato, migliorare la gestione dei rifiuti e dell’economia circolare, rafforzando le infrastrutture per la raccolta differenziata, ammodernando o sviluppando nuovi impianti di trattamento rifiuti, colmando il divario tra regioni del Nord e quelle del Centro-Sud (oggi circa 1,3 milioni di tonnellate di rifiuti vengono trattate fuori dalle regioni di origine) e realizzando progetti flagship altamente innovativi per filiere strategiche quali rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), industria della carta e del cartone, tessile, riciclo meccanico e chimica delle plastiche. Dall’altro, sviluppare una filiera agricola/alimentare smart e sostenibile, riducendo l’impatto ambientale in una delle eccellenze italiane, tramite supply chain “verdi”.

Obbiettivi, riforme ed investimenti:

  • Migliorare la capacità di gestione efficiente e sostenibile dei rifiuti e il paradigma dell’economia circolare:

Riforma 1.1: Strategia nazionale per l’economia circolare

Riforma 1.2: Programma nazionale per la gestione dei rifiuti

Riforma 1.3: Supporto tecnico alle autorità locali

Investimento 1.1: Realizzazione nuovi impianti di gestione rifiuti e ammodernamento di impianti esistenti

Investimento 1.2: Progetti “faro” di economia circolare

  • Sviluppare una filiera agroalimentare sostenibile:

Investimento 2.1: Sviluppo logistica per i settori agroalimentare, pesca e acquacoltura, silvicoltura, floricoltura e vivaismo

Investimento 2.2: Parco Agrisolare

Investimento 2.3: Innovazione e meccanizzazione nel settore agricolo e alimentare.

  • Sviluppare progetti integrati (circolarità, mobilità, rinnovabili):

Investimento 3.1: Isole verdi

Investimento 3.2 Green communities

Investimento 3.3: Cultura e consapevolezza su temi e sfide ambientali.

Sviluppo bio-metano della Componente 2 

Per raggiungere la progressiva decarbonizzazione di tutti i settori, nella Componente 2 sono stati previsti interventi per incrementare decisamente la penetrazione di rinnovabili, tramite soluzioni decentralizzate e utility scale (incluse quelle innovative ed offshore) e rafforzamento delle reti (più smart e resilienti) per accomodare e sincronizzare le nuove risorse rinnovabili e di flessibilità decentralizzate, e per decarbonizzare gli usi finali in tutti gli altri settori, con particolare focus su una mobilità più sostenibile e sulla decarbonizzazione di alcuni segmenti industriali, includendo l’avvio dell’adozione di soluzioni basate sull’idrogeno (in linea con la EU Hydrogen Strategy). Sempre nella C2, particolare rilievo è dato alle filiere produttive in cui si intende sviluppare una leadership internazionale industriale e di conoscenza nelle principali filiere della transizione, promuovendo lo sviluppo in Italia di supply chain competitive nei settori a maggior crescita, che consentano di ridurre la dipendenza da importazioni di tecnologie e rafforzando la ricerca e lo sviluppo nelle aree più innovative (fotovoltaico, idrolizzatori, batterie per il settore dei trasporti e per il settore elettrico, mezzi di trasporto).

L’investimento 1.4 della C2 che rientra nell’obbiettivo “Incrementare la quota di energia prodotta da fonti di energia rinnovabile (FER) nel sistema” riguarda lo Sviluppo bio-metano per il quale sono previsti 1,92 mld di euro.

Lo sviluppo del biometano, ottenuto massimizzando il recupero energetico dei residui organici, è strategico per il potenziamento di un’economia circolare basata sul riutilizzo ed è un elemento rilevante per il raggiungimento dei target di decarbonizzazione europei. Se veicolato nella rete gas, il biometano può contribuire al raggiungimento dei target al 2030 con un risparmio complessivo di gas a effetto serra rispetto al ciclo vita del metano fossile tra l’80 e l’85%.

La linea di investimento si pone l’obiettivo di: i) riconvertire e migliorare l’efficienza degli impianti biogas agricoli esistenti verso la produzione totale o parziale di biometano da utilizzare sia nel settore del riscaldamento e raffrescamento industriale e residenziale sia nei settori terziario e dei trasporti; ii) supportare la realizzazione di nuovi impianti per la produzione di biometano (attraverso un contributo del 40% dell’investimento), sempre con le stesse destinazioni; iii) promuovere la diffusione di pratiche ecologiche nella fase di produzione del biogas (siti di lavorazione minima del suolo, sistemi innovativi a basse emissioni per la distribuzione del digestato) per ridurre l’uso di fertilizzanti sintetici e aumentare l’approvvigionamento di materia organica nei suoli, e creare poli consortili per il trattamento centralizzato di digestati ed effluenti con produzione di fertilizzanti di origine organica; iv) promuovere la sostituzione di veicoli meccanici obsoleti e a bassa efficienza con veicoli alimentati a metano/biometano; v) migliorare l’efficienza in termini di utilizzo di calore e riduzione delle emissioni di impianti agricoli di piccola scala esistenti per i quali non è possibile accedere alle misure di riconversione.

Attraverso questo intervento sarà possibile incrementare la potenza di biometano da riconversione da destinare al greening della rete gas pari a circa 2,3-2,5 miliardi di metri cubi.

Per rendere efficace l’implementazione di questi interventi nei tempi previsti, e più in generale per abilitare lo sviluppo di impianti rinnovabili in linea con i target nazionali, saranno introdotte due riforme fondamentali.

Attraverso la Componente 3 si vuole rafforzare l’efficientamento energetico incrementando il livello di efficienza degli edifici, una delle leve più virtuose per la riduzione delle emissioni in un Paese come il nostro, che soffre di un parco edifici con oltre il 60% dello stock superiore a 45 anni, sia negli edifici pubblici (es. scuole, cittadelle giudiziarie), sia negli edifici privati, come già avviato dall’attuale misura “Superbonus”.

Infine, con la Componente 4 interessa la mitigazione dei rischi idrogeologici (con interventi di prevenzione e di ripristino), la salvaguardia delle aree verde e della biodiversità (es. con interventi di forestazione urbana, digitalizzazione dei parchi, ri-naturificazione del Po), l’eliminazione dell’inquinamento delle acque e del terreno, e la disponibilità di risorse idriche (es. infrastrutture idriche primarie, agrosistema irriguo, fognature e depurazione).

 

Concludendo, in termini economici, le risorse per il comparto agricolo sono così ripartite:

  • 800 milioni per la logistica;
  • 1,5 miliardi per l’Agrisolare (sostituire le coperture degli stabilimenti agricoli con impianti fotovoltaici);
  • 500 milioni per l’ammodernamento delle macchine agricole;
  • 1,2 miliardi, nel fondo complementare, per i contratti di filiera, che spingeranno il settore agricolo verso un’innovazione profonda;
  • circa 2 miliardi di euro per lo sviluppo delle produzione e delle tecnologie inerenti il biogas ed il biometano;
  • 880 milioni per il sistema irriguo.