Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Zoology, le capre ascoltando i versi dei loro simili sarebbero in grado di distinguerne lo stato emotivo.

Le emozioni hanno un valore adattativo perché consentono agli animali di rispondere in modo appropriato a stimoli salienti. Inoltre, studi effettuati sugli esseri umani suggeriscono che l’espressione delle emozioni può regolare le interazioni sociali e promuovere la coordinazione all’interno di un gruppo. Nonostante la sua importanza evolutiva, la comunicazione sociale delle emozioni negli animali non umani non è ancora ben compresa.

Nella psicologia comparata sono stati compiuti progressi sostanziali nell’identificazione delle emozioni degli animali utilizzando indicatori comportamentali, fisiologici e cognitivi. Le emozioni infatti sono spesso accompagnate da cambiamenti visibili nell’espressione facciale, nel comportamento e nelle vocalizzazioni di un soggetto. Sebbene i cambiamenti relativi alle emozioni non siano necessariamente comunicati intenzionalmente, potrebbero essere usati come segnali che influenzano gli stati emotivi dei conspecifici. Le risposte comportamentali e fisiologiche degli animali che ricevono il segnale possono essere utilizzate per valutare se questi percepiscono semplicemente la differenza tra stimoli emotivi o se sono anche influenzati da questi stimoli in un modo che corrisponda all’emozione di chi li produce.

Gli animali non umani sono in grado di percepire lo stato emotivo dei conspecifici e persino degli eterospecifici (inclusi gli umani) utilizzando una modalità sensoriale o una combinazione di modalità sensoriali. Inoltre, in alcune specie è stata dimostrata una corrispondenza delle emozioni tra produttori e riceventi. Ad esempio, l’esposizione a odori o segnali vocali provenenti da un individuo stressato nei bovini (Bos taurus) e suini (Sus scrofa) o assistere ad una situazione in cui un membro della famiglia è coinvolto in un’interazione agonistica nel caso delle oche (Anser anser), può influenzare il comportamento del soggetto aumentandone la paura e modificando la fisiologia (livello di cortisolo e frequenza cardiaca). Sono tuttavia necessarie ulteriori prove per capire il meccanismo attraverso il quale le emozioni influenzano i conspecifici.

Le capre (Capra hircus) sono animali altamente sociali e rappresentano quindi un modello eccellente per indagare i meccanismi alla base della dimensione sociale delle emozioni. I richiami utilizzati dalle capre per comunicare codificano importanti informazioni sull’eccitazione e sullo stato emotivo del chiamante, insieme a informazioni sulla sua individualità, sesso ed età. Di conseguenza, è probabile che l’espressione delle emozioni nei richiami delle capre possa essere rilevata dagli altri membri del gruppo in modo simile ad altri tipi di informazioni. Inoltre, le capre sono sensibili alle espressioni facciali umane e mostrano una preferenza per quelle di felicità rispetto a quelle legate a rabbia.

Un’équipe di scienziati della Queen Mary University of London, dell’Università degli Studi di Torino e dell’Eth di Zurigo, ha deciso di combinare misure comportamentali e fisiologiche per determinare se questi animali possono distinguere tra vocalizzazioni legate a diverse valenze emozionali (positive e negative) e valutare il potenziale impatto della valenza emotiva trasmessa dal richiamo sulle risposte comportamentali e fisiologiche dei riceventi. Per raggiungere questi obiettivi, è stato effettuato un esperimento di abituazione-disabituazione-riabituazione utilizzando i richiami emessi da altri animali appartenenti alla stessa specie registrati durante situazioni che innescano emozioni di valenza positiva o negativa fatti ascoltare a capre in uno stato emotivo neutrale, monitorando la loro reazione. Gli animali sono stati abituati all’ascolto di un richiamo con valenza positiva o negativa (fase di abituazione), sono stati poi esposti a una variante dello stesso tipo di richiamo con valenza opposta rispetto alla precedente (fase di disabituazione), seguita da una chiamata finale selezionata a caso dalla fase di abituazione come controllo (fase di riadattamento). Gli effetti delle chiamate sulla tendenza a guardare verso la fonte del suono e sul battito cardiaco in queste fasi sono stati registrati e confrontati.

Il team ha scoperto che quando la valenza della variante di chiamata cambiava, le capre avevano maggiori probabilità di guardare all’origine del suono, indicando che potevano distinguere le chiamate in base alla loro valenza. La frequenza cardiaca non era influenzata dalla valenza delle chiamate riprodotte, mentre la variabilità della frequenza cardiaca tendeva ad essere più elevata nelle fasi di assuefazione e riabilitazione, quando erano riprodotte chiamate positive rispetto a quelle negative. Insieme, le misure comportamentali e fisiologiche forniscono prove che suggeriscono, in primo luogo, che le capre sono in grado di distinguere le varianti di chiamata in base alla loro valenza e, in secondo luogo, che il comportamento della capra e le risposte cardiache sono influenzate dalla valenza della chiamata.

Per riassumere, la combinazione delle misure comportamentali e fisiologiche fornisce la prova che gli animali possono discriminare i cambiamenti sottili all’interno dei tipi di chiamata come risultato della valenza emotiva vissuta da chi la produce. Percepire lo stato emotivo di un altro individuo attraverso le sue vocalizzazioni ed essere influenzato da quelle vocalizzazioni ha un forte valore adattativo considerando le dinamiche delle organizzazioni sociali in cui, ad esempio, le dimensioni e la composizione del gruppo cambiano nel tempo. Molti animali sociali vivono in condizioni ambientali in cui gli individui non sono sempre in contatto visivo l’uno con l’altro durante il giorno o la notte, e quindi possono acquisire un vantaggio evolutivo attraverso la discriminazione del contenuto emotivo delle chiamate dei conspecifici. Inoltre, esprimere emozioni usando le vocalizzazioni e essere in grado di rilevare e condividere lo stato emotivo di un conspecifico può facilitare la coordinazione motoria tra gli individui di  un gruppo e rafforzarne i legami sociali e la coesione.

Combinando i parametri comportamentali e fisiologici, i risultati suggeriscono che gli animali non umani non sono solo attenti, ma potrebbero anche essere influenzati dagli stati emotivi di altri individui, secondo un fenomeno noto come “contagio emozionale”.

 

Luigi Baciadonna, Elodie F. Briefer, Livio Favaro e Alan G. McElligott

Frontiers in Zoology 2019 16:25

https://doi.org/10.1186/s12983-019-0323-z