E’ difficile tracciare in poche parole l’identikit di chi può essere definito un bravo allevatore ma, probabilmente, si può definire tale chi riesce a gestire al meglio le singole bovine per trarne il massimo profitto. 

Lo stesso si può dire per il buon veterinario che dovrebbe essere in grado di trovare la cura più adatta ad ogni bovina e dovrebbe saper analizzare con la dovuta razionalità i fattori di rischio collettivi. 

Per condividere queste definizioni bisogna essere d’accordo su questi tre concetti: 

Il primo è che le bovine, anche se si assomigliano e sono parenti stretti, sono individui e, come tali, reagiscono in maniera molto differente a condizioni ambientali, sanitarie, gestionali e nutrizionali identiche. E’ parte dell’esperienza quotidiana dei veterinari e degli allevatori verificare che le bovine che vivono nel medesimo ambiente, sono gestite dallo stesso personale, circondate dagli stessi patogeni e che mangiano la stessa razione non si ammalano della stessa malattia e hanno spesso una fertilità profondamente diversa. Nessuno di noi ha mai visto un’intera stalla zoppa o con la diarrea, ma ha visto molti o pochi individui con qualche sintomo di una malattia. Quando le stalle producono poco latte è perché molte bovine, quasi mai tutte, producono poco. Anche i cloni sono paradossalmente individui. 

Il secondo concetto da considerare è che i costruttori delle stalle, i nutrizionisti e gli esperti di gestione cercano di operare pensando ad una bovina “media”, questo perchè sarebbe impensabile gestire individualmente ogni singola bovina mettendole a disposizione unarea di riposo ad hoc, facendola vivere solo in compagnia di bovine con cui ha un buon rapporto e somministrandole una dieta su misura. Questi sono alcuni dei motivi per cui una volta le vacche venivano allevate alla posta. Un esempio su tutti, il gruppo unico delle bovine in lattazione: estremamente comodo per la gestione ma antitetico secondo qualsiasi logica individuale. Vacche con poco o tanto latte, giovani ed adulte, gravide o vuote, fresche e stanche che mangiano la stessa dieta e condividono lo stesso ambiente.  

Il terzo ed ultimo concetto è che i “protocolli”, ma solo quelli costruiti in azienda, vanno bene per organizzare il lavoro ma non sono una soluzione. 

Come trovare quindi una risposta tra la necessità di gestire ogni bovina dell’allevamento come individuo e il poco tempo che si può dedicare ai singoli animali? La consapevolezza che le bovine siano individui aiuta enormemente nelle scelte da fare.  

Evitando pericolosi sogni di un ritorno al passato in cui stuoli di stallieri accudivano le singole vacche, la tecnologia intelligente ci ha messo a disposizioni tante soluzioni.

Una su tutte è l’auto-alimentatore. Tecnologia di ormai mezzo secolo fa, che permette di dare una quantità mirata e personalizzata anche di più tipi di concentrato, senza la necessità di dividere le bovine in gruppi e preparare diversi tipi di razioni da somministrare poi con il carro unifeed. Questa attrezzatura è stata ulteriormente riqualificata diventando un componente indispensabile dei robot di mungitura.  

Sul fronte gestionale, i sensori che rilevano l’attività motoria, l’attività ruminale, il comportamento alimentare e di riposo, il peso corporeo, il BCS, etc., altro non sono che device che permettono di tenere sotto controllo le singole bovine ed intervenire rapidamente ed efficacemente solo su quelle che meritano attenzione. 

Sul fronte analitico la tecnologia MIR, ossia del medio infrarosso, e anche la possibilità di campionare al gruppo di mungitura e analizzare il latte in tempo reale sta mettendo a disposizione degli allevatori, dei veterinari e dei nutrizionisti delle preziose informazioni che oggi si ama definire biomarker. 

Da come si può osservare i concetti di gestione individuale, limitato utilizzo dei protocolli e delle performance individuali ci stanno accompagnando ad un vero e proprio ritorno al passato, quando era dato per scontato che le bovine andassero gestite come individui. La differenza è che gli algoritmi, e poi l’intelligenza artificiale, daranno un’impressionante accelerazione alla riqualificazione di quello che era ritenuto un vecchio modo di fare l’allevatore e il buiatra.