La brucellosi è una malattia infettiva cronica diffusa a livello mondiale causata da piccoli coccobacilli aerobi, immobili, Gram-negativi del genere Brucella. Esistono 12 specie definite all’interno del genere che vengono riconosciute in base alla specificità dell’ospite preferenziale.

Capre e pecore sono gli ospiti d’elezione per Brucella melitensis mentre gli arieti lo sono per Brucella ovis, anche se i piccoli ruminanti domestici possano venire infettati anche da altre specie di Brucella. 

L’infezione da B. melitensis provoca aborto, natimortalità e nascita di figli deboli in capre e pecore e, occasionalmente, epididimo-orchite nei maschi, ed è la specie di Brucella più virulenta per l’uomo (zoonotica), responsabile di una malattia gravemente debilitante e invalidante con elevata morbilità e bassa mortalità. B. melitensis è stata sottoposta a controllo nella maggior parte dei paesi industrializzati; tuttavia, rimane endemica e associata ad un notevole impatto negativo sulla produttività delle greggi nelle nazioni a basso e medio reddito (dove capre e pecore rappresentano le principali specie di bestiame allevate e il principale sostentamento economico), come la zona mediterranea, il Medio Oriente, l’Asia centrale, l’Africa subsahariana e alcune zone dell’America Latina. B. melitensis fu isolata per la prima volta nel 1887 da David Bruce nell’isola di Malta dalla milza di quattro soldati.

Al contrario, B. ovis sembra non essere patogena per l’uomo e il principale segno clinico di infezione è l’epididimite che causa negli arieti, con aborti occasionali nelle pecore e aumento della morte perinatale. In alcuni piccoli ruminanti sono stati segnalati anticorpi specifici per B. ovis, ad esempio in capre provenienti dal Brasile e dalla Bulgaria e in prove di sieroprevalenza nella pecora Bighorn delle Montagne Rocciose (Ovis canadensis canadensis) negli Stati Uniti. Tuttavia, l’agente eziologico è stato isolato solo negli ovini domestici infettati naturalmente e nei cervi rossi d’allevamento (Cervus elaphus). L’infezione sperimentale di capre maschi con B. ovis attraverso una via naturale di ingresso ha mostrato che i becchi possono infettarsi e rilasciare l’agente patogeno nello sperma, ma l’infezione è transitoria e il loro ruolo nell’epidemiologia della malattia è trascurabile. B. ovis è stata isolata e identificata per la prima volta dall’aborto ovino e dall’epididimite negli arieti in Australia e Nuova Zelanda all’inizio degli anni ’50. A seguito di queste prime segnalazioni, è stato visto che B. ovis era diffusa in tutto il mondo. Oggi, la malattia è presente molto probabilmente nella maggior parte delle regioni del mondo dove si allevano di pecore, ad esempio, in Australia, Nuova Zelanda, Russia, Francia, Spagna, Portogallo, Sud Africa, Stati Uniti, Messico, Argentina e Brasile. Inoltre, i piccoli ruminanti domestici possono venire infettati anche da altre specie di Brucella.

Capre e pecore possono essere suscettibili all’infezione da B. abortus in particolari situazioni epidemiologiche (ad esempio, quando vivono a stretto contatto con bovini o camelidi infetti da B. abortus); tuttavia, questi greggi non sosterranno l’infezione in assenza di ospite primario infetto. Sono stati riportati raramente isolati di B. suis da capre e pecore (19-22) e, per quanto ne sappiamo, nessun’altra specie di Brucella è stata isolata da piccoli ruminanti domestici.

Considerando che i piccoli ruminanti possono fungere da ospiti occasionali per altre specie del genere Brucella, una recente review pubblicata su Frontiers in Veterinary Science si è concentrata sulla brucellosi causata da B. melitensis e B. ovis analizzando:

  • le differenze e le analogie degli agenti eziologici a livello biochimico e genomico, 
  • la patogenesi e le conseguenze cliniche nei loro ospiti primari,
  • le misure indicative di prevenzione e di controllo della malattia,
  • la sintesi e l’analisi delle attuali linee guida,
  • i mezzi di sensibilizzazione utili a mettere in guardia gli allevatori sulla malattia e la promozione di future azioni innovative da parte della comunità di ricerca scientifica.

Nonostante siano specie dello stesso genere batterico, B. melitensis e B. ovis presentano notevoli differenze per quanto riguarda le loro caratteristiche colturali e biochimiche (colonia batterica liscia o rugosa, dipendenza da siero e CO2 per la crescita in vitro, metabolismo dei carboidrati), la preferenza dell’ospite (capre e pecore femmine vs arieti), l’esito dell’infezione (aborto vs epididimite) e il loro potenziale zoonotico. Alcune di queste differenze possono essere spiegate a livello di genoma batterico, ma il ruolo del genoma ospite nel promuovere o prevenire l’interazione con i patogeni è in gran parte sconosciuto.

Le tecniche diagnostiche e le misure di prevenzione e controllo della brucellosi nei piccoli ruminanti variano, con più strumenti disponibili per il rilevamento e la prevenzione di B. melitensis rispetto a B. ovis.

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