Il punto di vista dei principali attori della distribuzione organizzata, sia italiana che straniera, è per noi molto importante perché ci aiuta anche a capire come organizzare gli allevamenti e a cosa dare priorità.
I derivati del latte e della carne, e come sono stati prodotti, devono essere graditi ad un consumatore sempre meno condizionabile dalla marca e dalle grandi campagne pubblicitarie ma sempre più sensibile a temi che in passato erano tipici di alcune nicchie, come il benessere animale, la sostenibilità ambientale e sociale e la salute.
Coop Italia è una complessa concatenazione di cooperative che ha circa 8.5 milioni di soci, la maggior parte consumatori, e che ha espresso nel 2019 un fatturato di 15 miliardi di euro, con una quota di mercato della GDO di quasi il 14%.
La GDO è la principale interfaccia dei prodotti agroalimentari con il consumatore e distribuisce oltre i 2/3 dei prodotti del latte. Risulta quindi evidente quanto sia importante conoscere le sue opinioni.
Coop Italia sta compiendo ormai da molti anni scelte “forti” nell’ambito dell’uso degli antibiotici, delle contaminazioni di residui di alcuni agrofarmaci nei prodotti vegetali e sul benessere degli animali.
Coop Italia ha inoltre scelto di andare “oltre la legge”, ossia di imporre alle sue filiere, negli ambiti sopra menzionati, vincoli più restrittivi rispetto a quanto stabilito dalle normative europee e nazionali. Di fatto, la Società cooperativa sta applicando pedissequamente e in forma ancora più radicale il principio della precauzione, che distingue sostanzialmente l’Europa dal resto del mondo.
Per meglio comprendere il punto di vista di questo colosso italiano della distribuzione abbiamo intervistato Chiara Faenza, responsabile per la Sostenibilità e Innovazione valori di Coop Italia.