Viaggio nell’industria alimentare che sta distruggendo il pianeta

“Non c’è nulla di locale, niente di fresco: tutto viene da decine di migliaia di chilometri di distanza. Penso che questi baracchini polverosi straboccanti di scatolette, casse e sacchi d’importazione sono l’immagine più vivida e brutale di quello che sto cercando di ricostruire con i miei viaggi per il mondo: una specie di showroom del domino delle aziende-locusta sull’industria del cibo. Osservo la carne gelatinosa in scatola e penso a tutta la strada che ha dovuto percorrere per arrivare qui dagli allevamenti della pampa argentina- amesso e non concesso che la materia prima venga da lì. Guardo i cereali tedeschi e m’immagino che sono fatti da mais probabilmente proveniente dagli Stati Uniti, arrivato al porto di Rotterdam, ritrasformato e ricaricato su un altro cargo diretto verso l’Africa subsahariana”.