Il recente caso della bambina bellunese, ricoverata per una grave tossinfezione da Escherichia coli, legata al consumo di un formaggio a base di latte crudo, non è un episodio isolato. Negli ultimi anni, episodi simili si sono moltiplicati, alcuni con esiti purtroppo fatali, alimentando preoccupazioni e accendendo il dibattito pubblico e istituzionale sulla sicurezza alimentare, soprattutto in relazione ai prodotti a base di latte crudo.
A Cortina d’Ampezzo, provincia di Belluno, la comunità è stata recentemente scossa da uno di questi gravi episodi. Una bambina di un anno è stata ricoverata in diversi ospedali – da San Candido a Padova – a causa di un’infezione da Escherichia coli produttore di Shiga-tossine (Stec), complicata dalla sindrome emolitico-uremica (Seu). Questa patologia, rara ma potenzialmente letale, ha destato grande apprensione sia nella famiglia sia tra i medici che l’hanno avuta in cura.
L’episodio ha riacceso il confronto sulle misure di prevenzione necessarie per ridurre i rischi legati al consumo di alimenti potenzialmente pericolosi, spingendo le istituzioni a intervenire. Proprio in queste settimane, il Parlamento italiano si prepara a discutere un nuovo disegno di legge, presentato dal senatore Lorenzo Basso, che introduce obblighi più stringenti sull’etichettatura dei prodotti lattiero-caseari a latte crudo. La proposta normativa mira a garantire un’informazione chiara e accessibile, soprattutto per tutelare i consumatori più vulnerabili, come i bambini sotto i dieci anni.
Un caso collegato al consumo di formaggio a latte crudo
L’origine dell’infezione è stata ricondotta, con alta probabilità, al consumo di un formaggio a base di latte crudo prodotto dal Caseificio sociale di Predazzo e Moena, nella Val di Fiemme. L’allarme è stato confermato dalle analisi microbiologiche condotte dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, che hanno rilevato la presenza del batterio in un campione del prodotto. In risposta, il Ministero della Salute ha disposto il ritiro immediato dal mercato di alcuni lotti del formaggio incriminato, denominato “Saporito della Val di Fassa”.
Fortunatamente, le condizioni della bambina sono migliorate dopo il ricovero, consentendole di essere dimessa. Tuttavia, il caso ha riacceso i riflettori sui rischi associati al consumo di prodotti lattiero-caseari a latte crudo, soprattutto per i soggetti più vulnerabili, come bambini e anziani.
Non un caso isolato: episodi ricorrenti con esiti potenzialmente drammatici
L’episodio di Cortina non è un caso isolato. Negli ultimi anni, si è assistito a una preoccupante serie di episodi analoghi in Italia e in Europa, spesso con esiti drammatici. La Seu, una delle complicanze più gravi delle infezioni da Stec, è responsabile del 95% dei casi di insufficienza renale acuta nei bambini, con conseguenze a lungo termine come ipertensione e insufficienza renale cronica. Solo tra il 2022 e il 2023, in Italia sono stati registrati 73 casi, di cui 70 in pazienti pediatrici.
Il consumo di alimenti a rischio, come carne poco cotta o formaggi freschi e di media stagionatura a latte crudo, continua a rappresentare una delle principali vie di trasmissione dell’infezione, insieme al contatto diretto con ruminanti infetti o ambienti contaminati.
Come stanno rispondendo le istituzioni?
Nonostante i rischi siano noti, la normativa italiana, al pari di quella europea, non prevede restrizioni esplicite alla produzione e commercializzazione di formaggi a latte crudo. L’obbligo informativo, attualmente in vigore, si limita a indicazioni generiche sull’etichetta o tramite cartelli, senza specificare chiaramente i rischi per la salute, soprattutto per i più piccoli.
In seguito a questi episodi, però, il dibattito sulla sicurezza alimentare ha trovato eco nel Parlamento italiano. Per colmare questa lacuna normativa, il 30 luglio u.s., il senatore Lorenzo Basso (PD-IDP) ha presentato un disegno di legge che introduce un obbligo più stringente di etichettatura per i prodotti caseari a base di latte crudo.
Il testo, composto da due articoli, prevede che sulle confezioni di tali prodotti sia riportata in maniera chiara e visibile un’indicazione relativa al rischio per la salute per i bambini sotto i dieci anni. L’etichettatura dovrà essere inamovibile, indelebile e facilmente leggibile.
Ulteriori dettagli relativi alla dicitura specifica da riportare in etichetta, alla grandezza e tipologia di caratteri della dicitura, al simbolo che rende distinguibile i prodotti caseari a latte crudo freschi o di media stagionatura, nonché le modalità per l’esecuzione dei controlli sui prodotti in commercio saranno stabiliti da un decreto ministeriale entro tre mesi dall’eventuale entrata in vigore della proposta di legge.
Questo intervento normativo si ispira a esperienze europee, come quella francese, dove le informazioni relative alla presenza di latte crudo nei prodotti caseari sono già obbligatorie in etichetta. L’obiettivo è fornire ai consumatori strumenti adeguati per scelte alimentari consapevoli e informate.
Il disegno di legge lo scorso 13 novembre è stato poi assegnato alle commissioni riunite 9ª e 10ª in sede redigente. Si auspica che l’esame del testo cominci in tempi ragionevoli.
Un delicato equilibrio tra tradizione e sicurezza
Il tema non è solo sanitario, ma anche culturale ed economico. La produzione di formaggi a latte crudo è un patrimonio della tradizione casearia italiana, sinonimo di eccellenza e autenticità. Tuttavia, l’esigenza di salvaguardare la salute pubblica impone un confronto tra il valore della tradizione e la necessità di prevenire rischi evitabili.
Il caso della bambina di Cortina e i dati allarmanti sulla diffusione della Seu devono essere un campanello d’allarme per istituzioni, produttori e consumatori. La proposta normativa in discussione rappresenta un passo avanti importante, ma sarà essenziale un impegno collettivo per promuovere consapevolezza e responsabilità, con l’obiettivo di garantire che tradizione e sicurezza possano convivere senza compromessi.
Per un approfondimento sul tema guarda anche “I formaggi a latte crudo si possono salvare? A patto che…“ l’intervista a Guido Tallone, grande esperto di caseificazione, responsabile della formazione di Agenform (Consorzio Istituto lattiero-caseario di Moretta) e autore del best seller “Il caseificio nell’azienda agricola”.