Ogni anno Ismea Mercati, nel suo intento di supportare la competitività del settore agroalimentare italiano attraverso la fornitura di servizi informativi e di mercato, divulga degli approfondimenti organizzati in schede di settore.
Quella relativa al comparto latte e derivati bovini, che è stata divulgata in questi giorni, riporta i dati aggiornati del 2023 e dei primi mesi del 2024, e ne analizza sei diversi aspetti, di cui riportiamo i punti salienti.
Caratteristiche della filiera lattiero-casearia
Nel nostro Paese la filiera lattiero-casearia si presenta piuttosto articolata e conta, attualmente, 23.742 allevamenti specializzati, circa 400 industrie mangimistiche e 1.800 unità produttive di trattamento e trasformazione del latte.
In questo contesto, la produzione di latte bovino, attestandosi a quasi 6,5 miliardi di euro, rappresenta quasi il 10% del valore generato dall’agricoltura nel suo complesso (+4% rispetto al 2022). Per quel che riguarda la fase di trasformazione, questa detiene il primato nell’ambito dell’industria agroalimentare nazionale in termini di fatturato, che, nel 2023, si è attestato sui 18.500 milioni di euro, con un incremento del 3,5% rispetto al 2022, e un peso sul fatturato dell’intera industria agroalimentare del 9,5%.
Quasi la metà del latte vaccino nazionale è utilizzato per produrre formaggi DOP-IGP, mentre l’8% è destinato a latte alimentare fresco. In particolare, su un totale di 12.861 migliaia di tonnellate di latte vaccino consegnate nel 2023 il 49% è stato utilizzato per formaggi a DO, l’8% per latte fresco e il restante 43% per altri impieghi industriali.
Questo, unito al latte importato (che attualmente è circa il 20% del totale), è stato utilizzato per la produzione di latte UHT, formaggi e altri prodotti (burro, yogurt ecc.) non DOP.
Fase agricola
La produzione di latte vaccino in Italia continua a essere concentrata nel Nord, e più precisamente in quattro regioni: Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte che, insieme, rappresentano oltre l’80% del totale consegnato nel nostro Paese.
Gli allevamenti a orientamento produttivo latte, negli ultimi dieci anni, si sono ridotti di 8 mila unità, con un ritmo medio del 3% annuo, mentre il numero di capi è rimasto piuttosto stabile, inducendo quindi una maggiore concentrazione per azienda, come si evince dalla dimensione media aziendale che è passata da 85 capi/azienda del 2014 a 111 capi/azienda del 2023.
L’offerta nazionale è, quindi, fortemente concentrata in aziende di grandi dimensioni, che pur rappresentando poco meno di un terzo della numerosità totale, detengono ben l’82% dei capi da latte.
In termini di prezzo del latte, in Italia è tendenzialmente più alto che nel resto d’Europa per via della sua richiesta nella produzione dei prodotti DOP e IGP, e nel 2023 si è attestato in media a 52,8 euro/100 litri (premi esclusi), con una variazione rispetto all’anno precedente del +4,2%.
Per quel che riguarda i costi di produzione, finalmente nel 2023 hanno cominciato a rientrare, ad eccezione dei prodotti energetici, ancora in aumento (+16,5%).
Fase industriale
Nel 2023, per il secondo anno consecutivo, la produzione di formaggi ha registrato un calo (-1,1% rispetto al 2022) legato sia alla minore disponibilità di materia prima nazionale che ai prezzi elevati delle forniture estere.
Dal punto di vista territoriale, le regioni settentrionali detengono il primato in termini di quantitativi prodotti, per quanto anche il centro-sud rivesta un ottimo ruolo, soprattutto legato alla produzione di freschi. Il comparto dei formaggi DOP IGP è il più rilevante in termini economici fra i prodotti a IG nazionali (escluso vino), con 5.23 miliardi di euro alla produzione e 8,64 miliardi al consumo, a fronte di una produzione complessiva stabile pari a 582 mila tonnellate.
A livello territoriale in Emilia Romagna e in Lombardia si concentrano quasi i due terzi del valore totale dei formaggi IG. Nel 2023 il mercato nazionale ha registrato due diversi andamenti: da una parte contrazioni per burro (-43,3%) e Parmigiano Reggiano (-2,4%), dall’altra incrementi per Grana Padano (+5,8%) e mozzarella vaccina (+15%), ma nei primi nove mesi del 2024 si è evidenziata una spinta al rialzo legata soprattutto alla crescita della domanda estera.
Domanda domestica
I primi otto mesi del 2024 sono stati caratterizzati da una contrazione della spesa delle famiglie per latte e derivati (-1,7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno), e una contestuale riduzione dei volumi (-0,9%).
Fanno eccezione alla generalizzata flessione degli acquisti, lo yogurt (+4% in volume), ma anche i formaggi freschi (+1,6% in volume) e quelli industriali (+2,7%). Il latte fresco continua a perdere ancora quota in maniera netta (-7,0% in volume), confermando la contrazione delle quantità più consistente di tutto il settore.
Scambi commerciali
Nel primo semestre 2024 le esportazioni hanno seguito il trend dell’anno precedente, continuando ad aumentare (+5,7% in valore) grazie a una domanda vivace e a un recupero di competitività in termini di prezzi.
L’export di formaggi italiani è cresciuto del 10,2% in volume e del +6,6% in valore, recuperando terreno grazie ad una riduzione dei prezzi. Le tipologie maggiormente esportate sono formaggi freschi e duri con performance molto positive, che nel 2023 si sono attestate rispettivamente a +7,6% e +4,6% in volume.
Nel 2023 i principali mercati di sbocco per l’Italia si sono confermati la Francia e la Germania, con un totale del 37% dei volumi esportati, mentre una lieve contrazione si è registrata nei confronti di Regno Unito e Stati Uniti, ma già nei primi mesi del 2024 si è registrato, per questi, un significativo recupero.
Per quel che riguarda, invece, le importazioni, nel primo semestre 2024 il latte sfuso ha registrato un incremento del 6% in volume, analogamente ai formaggi (+1,6% in volume e +1,9% in valore), in particolare freschi e semiduri. Nel 2023 il principale fornitore sia di latte sfuso che di formaggi è risultato essere la Germania, che detiene una quota, in volume, del 44%.
Scenario internazionale
A livello mondiale, nel 2023, la produzione di latte si è ripresa, anche come conseguenza di una progressiva contrazione dei prezzi degli input produttivi. Le previsioni per il 2024 indicano un’ulteriore crescita (+0,5%).
A livello europeo, nel 2023, le consegne di latte dell’UE-27 (senza UK) sono rimaste stabili rispetto all’anno precedente, ma con andamenti contrapposti nei più importanti paesi produttori. Nel 2024, con il progressivo rientro dei costi di produzione, le consegne hanno iniziato a risalire (+0,7% nel periodo gen-lug). Le variazioni registrate sui prezzi dei principali prodotti lattiero-caseari, sono state così schematizzate:
evidenziando, per i primi mesi del 2024, una crescita per burro, latte intero in polvere ed Edam.
Il documento si conclude riportando dei dati inerenti lo scenario UE di lungo periodo con i cui viene fatto un confronto tra gli anni 2013/2023 e un’ipotesi delle tendenze 2023/2035. Come si evince, per il prossimo futuro, è prevista una generale contrazione in termini di numero di vacche da latte, produzione di latte vaccino e consegne ai caseifici, con oscillazioni tra – 1,1% a -0,1%.