Approvata la posizione della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo che modifica la proposta di revisione della Direttiva Emissioni Industriali escludendo gli allevamenti bovini e eliminando gli ulteriori oneri per quelli di suini e avicoli. La proposta dovrà essere votata in Commissione Ambiente a maggio 2023.

Prosegue la discussione sull’inclusione degli allevamenti intensivi di bovini nella Direttiva sulle Emissioni Industriali (IED).

Ad aprile 2022 la Commissione ha presentato delle proposte per aggiornare la Direttiva estendendo il campo d’applicazione anche agli allevamenti di bovini, suini e avicoli con oltre 150 unità di bestiame. A marzo 2023 i Ministri dell’Ambiente dell’UE avevano raggiunto un compromesso sul testo della direttiva, modificando la proposta della Commissione per portare le soglie di inclusione per gli allevamenti di bestiame a oltre 350 UBA per bovini, suini e allevamenti misti e oltre 280 per gli avicoli.

Durante la riunione del 25 aprile 2023 la Commissione Agricoltura del Parlamento europeo ha però approvato con 36 voti a favore, 8 contrari e 2 astenuti, il Progetto di Parere presentato da Benoît Lutgen, e destinato alla commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare del PE, che chiede l’esclusione degli allevamenti di bovini dall’ambito di applicazione della direttiva e di mantenere lo status quo per il settore dei suini e del pollame.

Il voto di oggi ribadisce il nostro supporto a difesa del settore agricolo, escludendo gli allevamenti bovini dagli obblighi derivanti dalla Direttiva sulle emissioni industriali, ed eliminando ogni ulteriore onere per gli allevatori di suini e pollame. – ha dichiarato Paolo De Castro, relatore per il Gruppo S&D in commissione AGRI, commentando l’esito della votazione.

Per De Castro, infatti, “sarebbe non solo tecnicamente errato paragonare le emissioni della zootecnia, in particolare bovina, alle emissioni industriali, ma anche scientificamente infondato.

Gli allevamenti suinicoli ed avicoli già oggi assoggettati alla Direttiva “beneficeranno di un sistema semplificato, che obbliga tutti gli Stati membri a rilasciare le autorizzazioni necessarie entro 6 mesi dalla richiesta, garantendo adeguati livelli di concorrenza a livello europeo”.

Grazie al lavoro della Commissione Agricoltura – conclude De Castro – abbiamo bilanciato una proposta che non prendeva sufficientemente in considerazione la dimensione sociale ed economica delle nostre stalle e dei nostri allevamenti”.

Le motivazioni 

Come si legge nel testo della Proposta di Parere, tra le motivazioni alla base della posizione adottata dai membri della Commissione AGRI c’è la preoccupazione che la proposta di revisione della Commissione crei obblighi amministrativi e oneri supplementari che comprometteranno la redditività degli agricoltori più deboli, determinando una maggiore concentrazione del bestiame o addirittura una sua drastica riduzione a scapito dei concorrenti dell’UE con sistemi di produzione meno virtuosi (ad esempio, deforestazione importata).

In un momento in cui la sicurezza alimentare è sempre più importante sul piano geostrategico e in cui l’UE dovrebbe valorizzare maggiormente la sua agricoltura, in particolare quella a conduzione familiare, non dobbiamo demotivare gli agricoltori europei con dubbie associazioni. – scrive il relatore Benoît Lutgen –  Imporre norme supplementari dell’UE ai piccoli agricoltori/gestori non rafforzerà la strategia geopolitica del nostro continente. Al contrario, questi obblighi aggiuntivi non sono accompagnati da un rafforzamento della reciprocità delle norme che dovrebbe caratterizzare gli scambi economici con i nostri partner. La proposta in esame conferisce innegabilmente un vantaggio competitivo alle grandi aziende, che saranno in grado di far fronte più facilmente agli oneri amministrativi ed economici supplementari.

Nonostante gli eurodeputati concordino che l’agricoltura europea debba diventare più sostenibile e diversificata, e ridurre le proprie emissioni, ritengono anche che la revisione in esame non contribuirebbe in modo ottimale al conseguimento di questi obiettivi.

Gli obblighi proposti dalla Commissione impongono pesanti oneri individuali agli allevatori di bovini, che non danno luogo a un’effettiva riduzione delle emissioni. – scrive Benoît Lutgen – Gli allevamenti di bovini non sono infatti installazioni “chiuse”, in cui possono essere utilizzate tecniche di depurazione analoghe a quelle impiegate nel settore dei suini e del pollame o addirittura nel settore industriale. Per questo sono convinto che la Commissione debba garantire, nel quadro della PAC e dei piani strategici nazionali, che le emissioni di gas a effetto serra, comprese le emissioni di metano (CH4), siano attenuate attraverso innovazioni aventi un’efficacia e un rapporto costi/benefici comprovati.

Secondo l’eurodeputato questo obiettivo può essere raggiunto introducendo regimi ecologici specifici e iniziative per un’agricoltura a basse emissioni di carbonio nell’ambito della PAC, come indicato nella risoluzione del Parlamento europeo del 21 ottobre 2021 sulla strategia dell’UE per ridurre le emissioni di metano (2021/2006(INI)).

Per quanto concerne la riduzione delle emissioni di ammoniaca (NH3), nel testo si osserva che obiettivi in materia sono stabiliti dalla direttiva (UE) 2016/2284 concernente la riduzione delle emissioni nazionali (“direttiva NEC”) e che diversi Stati membri hanno approfittato dell’attuazione di tale direttiva per ridurre significativamente le loro emissioni.

I prossimi passi

La questione passerà ora alla Commissione Ambiente del Parlamento europeo, che dovrà prendere in dovuta considerazione il testo approvato dalla Commissione AGRI quando voterà la propria posizione a fine maggio.