La mastite è una malattia della mammella molto grave, sia che decorra in forma clinica che sub-clinica. La differenza è che nel primo caso se ne vedono i sintomi, come il latte alterato ed eventualmente il quarto o la mammella gonfia, mentre nel secondo è possibile accorgersene perché le cellule somatiche sono > 200.000 /ml.

Le attuali conoscenze ci obbligano ad affermare che la mastite è una malattia infettiva e quindi può essere unicamente causata da microrganismi, per cui l’unica possibilità di curarla  è utilizzare un antibiotico.

In allevamento di solito si usano gli antibiotici per curare le mastiti cliniche delle bovine in lattazione e, sistematicamente, tutte le bovine alla messa in asciutta. Sia in quest’ultima fase che nelle mastiti in lattazione raramente si esegue un’analisi microbiologica per isolare il patogeno e poi eseguire un’antibiogramma.

Il fenomeno dell’antibiotico-resistenza, spesso dovuto ad un uso improprio degli antimicrobici per curare le malattie dell’uomo e degli animali, sta allarmando, e a ragione,  i medici e l’opinione pubblica per cui è necessario rivedere molte cose anche negli allevamenti di ruminanti da latte.

Esiste oggi la possibilità di eseguire un esame eziologico direttamente in allevamento (on-farm) sia del latte di bovine in lattazione con una mastite clinica che di quelle alla messa in asciutta, per evitare un uso sistematico degli antibiotici (Blanket Dry Cow Treatment o BDCT). Si preferisce trattare quindi solo i quarti che risultano infetti al momento della messa in asciutta oppure che hanno le cellule somatiche molto elevate (Selective Dry Cow Treatment o SDCT).

In un lavoro presentato al meeting annuale (2018) del National Mastitis Council, Karien Griffioen, Annet G.Velthuis e Teo J. Lam della Utrecht University (NL) hanno confrontato quattro strumenti per eseguire l’esame batteriologico del latte direttamente in allevamento. C’è da dire però che un esame batteriologico colturale dà una risposta in non meno di 24 ore, cosa che lo rende inutilizzabile per decidere quale antibiotico utilizzare per curare una mastite clinica. Questa tecnica è però utile per effettuare un’indagine epidemiologica, ossia per individuare i principali patogeni della mammella presenti in allevamento per poi decidere le più opportune terapie da effettuare.

Diversa invece è la grande opportunità offerta dall’esame eziologico on-farm sui quarti delle bovine da asciugare per decidere quali di essi debbano essere trattati con gli antibiotici. Il solo utilizzo della concentrazione di cellule somatiche (SCC) o del California Mastitis Test non è in grado di individuare tutte le bovine che ospitano un patogeno della mammella.

I ricercatori hanno testato il CHROMagar Mastitis della CHROMagar (France), il Minnesota triplate (USA), il VétoRapid della Vetoquinol e l’Hardy triplate (USA).

Tutti questi sistemi diagnostici “on-farm” hanno dato una sensibilità e specificità molto elevate (>0.85) per i batteri gram-negativi. I primi tre sistemi hanno un sensibilità di 0.82-0.87 ed una specificità di 0.53-0.55 per gram-positivi.

La conclusione a cui sono giunti i ricercatori è che questi 4 sistemi diagnostici on-farm sono molto efficaci per individuare i quarti infetti da gram- negativi ma lo sono di meno per i gram-positivi.