Con una storica sentenza per la conservazione della fauna selvatica, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che il lupo non può essere designato come specie cacciabile a livello regionale quando il suo stato di conservazione a livello nazionale è insoddisfacente. Una decisione che si pone totalmente in linea con la Direttiva 92/43/CEE di seguito solo direttiva “Habitat”, che impone agli Stati membri che adottano misure di gestione delle specie, che queste siano in ogni caso dirette al mantenimento o al ripristino delle specie in uno stato di conservazione soddisfacente.
La direttiva “Habitat”, adottata con l’obiettivo essenziale di salvaguardare, proteggere e migliorare la qualità dell’ambiente, mira a conservare la biodiversità tramite la protezione degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna selvatiche.
I fatti
In Spagna, conformemente a quanto previsto dalla direttiva di cui sopra, le popolazioni di lupi iberici sono soggette a diversi regimi di tutela: quelle situate a sud del fiume Duero godono di una rigorosa tutela e protezione, mentre quelle situate a nord del fiume, qualificate come specie animale di interesse comunitario, possono essere oggetto di misure di gestione, inclusa la caccia.
Ciò stante, ai sensi di una legge regionale della Comunità autonoma di Castiglia e León, era autorizzata la caccia del lupo iberico a nord del Duero.
Sulla scorta di quanto detto nel 2019 il governo regionale aveva approvato un piano faunistico venatorio territoriale che permetteva di cacciare un totale di 339 lupi nei territori a nord del fiume, per le stagioni 2019/2020, 2020/2021 e 2021/2022.
Sul punto è dunque intervenuta l’Associazione per la conservazione e lo studio del lupo iberico (ASCEL) proponendo ricorso avverso tale piano dinanzi alla Corte superiore di giustizia di Castiglia e León.
Il giudizio
Il giudice spagnolo investito della questione dall’ASCEL ha manifestato il dubbio circa la compatibilità della legge regionale con la direttiva “Habitat” e con rinvio pregiudiziale, ha riproposto la questione dinanzi alla Corte di Giustizia Europea.
La Corte di Giustizia entrando nel merito della questione si è avvalsa di una relazione inviata proprio dalla Spagna alla Commissione nel 2019, dalla quale è emerso che il lupo si trovava in uno stato di conservazione «insoddisfacente-inadeguato» nelle tre regioni che esso occupa nel territorio nazionale (mediterranea, atlantica e alpina), le prime due delle quali comprendenti la Castiglia e León.
La Corte ha quindi confermato al giudice nazionale la contrarietà della legge regionale spagnola alla direttiva Habitat. Per cui, il lupo non può essere designato come una specie di cui è autorizzata la caccia in una parte del territorio di uno Stato membro quando il suo stato di conservazione a livello nazionale è insoddisfacente.
Spetterà ora al giudice nazionale risolvere la causa conformemente alla decisione della Corte. Una decisione dalle ampie ripercussioni perché vincola egualmente e nella stessa direzione gli altri giudici nazionali ai quali venga sottoposto un problema simile.
Le considerazioni della Corte
La Corte ha sottolineato che l’autorizzazione alla caccia di una specie non può prescindere dal suo stato di conservazione. Le misure di gestione devono essere finalizzate a mantenere o ripristinare la specie in uno stato di conservazione soddisfacente, e se tali misure comprendono la caccia, devono limitarla anziché estenderla. In particolare, decisioni che autorizzano la caccia devono essere giustificate da dati di sorveglianza sullo stato di conservazione della specie e basate sui più recenti dati scientifici disponibili.
Inoltre, le valutazioni devono essere effettuate non solo a livello locale, ma anche regionale o transfrontaliero. Quando una specie è in uno stato di conservazione insoddisfacente, le autorità devono adottare misure per migliorare tale stato, anche attraverso la restrizione o il divieto della caccia, secondo il principio di precauzione.
Questa sentenza rappresenta un passo significativo verso la protezione del lupo, sottolineando l’importanza di politiche di gestione basate su solidi dati scientifici per la conservazione delle specie.
Consulta qui il testo integrale della sentenza.