Il raffrescamento delle vacche attraverso una combinazione di bagnatura e ventilazione forzata è oggi il metodo più comune. Si stima che più dell’80% delle vacche che vengono attualmente raffrescate nel mondo lo siano con questo metodo. Oggi sappiamo molto bene cosa è necessario per raffrescare correttamente le vacche, in termini di “qualità di bagnatura”, velocità dell’aria e tempo necessario per il raffrescamento durante il giorno e durante tutto l’anno.

In questo articolo vorrei descrivere come si sono sviluppate le conoscenze su cui basiamo oggi le raccomandazioni per il raffrescamento delle vacche che diamo agli allevatori di tutto il mondo.

La prima documentazione scientifica dello sviluppo del metodo di raffrescamento che combina bagnatura e ventilazione forzata, risale a quasi 80 anni fa. I ricercatori dell’Università della Louisiana (Seath & Miller, JDS 31:361, 1948) hanno tenuto le vacche al sole per due ore e poi le hanno collocate in un edificio dove hanno ricevuto un trattamento di bagnatura con un tubo da giardino, o bagnatura e ventilazione forzata da ventilatori domestici.

Come previsto, la combinazione di bagnatura e ventilazione forzata ha triplicato la perdita di calore delle vacche, rispetto alla sola bagnatura. Le vacche che hanno ricevuto un raffrescamento che combina la bagnatura e la ventilazione forzata sono tornate alla normale temperatura corporea nella metà del tempo necessario invece per le vacche che sono state solo bagnate.

Il passo successivo nello sviluppo del metodo è avvenuto nell’ambito della mia tesi di dottorato condotta in Israele, all’inizio degli anni ’80 del secolo scorso. Lo scopo della tesi è stato quello di esaminare l’effetto di questo tipo di raffrescamento, somministrato alle vacche in asciutta e in mungitura, sulle loro prestazioni produttive e riproduttive. Come fase preliminare della ricerca, ci è stato richiesto di ottimizzare il trattamento di raffrescamento in termini di durata della bagnatura (abbiamo confrontato 10, 20 e 30 secondi) e durata del trattamento di raffrescamento (abbiamo confrontato 15, 30 e 45 minuti), mentre la bagnatura è stata somministrata una volta ogni 5 minuti (Flamenbaum et. al. JDS 69:3140, 1986).

I risultati dei test hanno dimostrato che il miglior raffrescamento si ottiene quando le vacche vengono bagnate per 30 secondi ogni 5 minuti, per una durata del trattamento di 45 minuti. Il raffrescamento in questo formato, quattro volte al giorno (una ogni 6 ore), ha permesso di trovare le vacche in comfort termico (temperatura corporea inferiore a °C 39), durante l’intera giornata, rispetto alle vacche di un gruppo parallelo senza raffrescamento che sono state trovate con una temperatura corporea superiore a °C 39 durante la maggior parte del giorno.

Il passo successivo nello sviluppo del metodo è stato condotto all’inizio degli anni 2000 dai ricercatori dell’Università del Kansas (Brouck et al 2002 e 2004). I ricercatori hanno esaminato la velocità ottimale del vento, confrontando velocità di 1, 2 e 3 metri al secondo, e hanno scoperto che la velocità più alta testata, combinata con la bagnatura, ha dato i migliori risultati di raffrescamento.

Successivamente, questi ricercatori hanno esaminato la frequenza ottimale di bagnatura (bagnatura ogni 5, 10 e 15 minuti, con ventilazione continua) e hanno scoperto che bagnare ogni 5 minuti dà il miglior risultato (risultato simile a quello che abbiamo scoperto in Israele, quasi 20 anni prima).

Nel corso degli anni la necessità di raffrescare le bovine è aumentata a causa del riscaldamento globale da un lato e dell’aumento della produzione di latte vaccino, che comporta una maggiore produzione di calore, dall’altro. Gli intervalli di tempo tra i trattamenti di raffrescamento che venivano somministrati nei primi anni ’80 non sono più rilevanti oggi ed è necessario un aumento della frequenza delle “sessioni di raffrescamento”, nonché l’aggiunta di “ore di raffrescamento” cumulative al giorno.

Nell’ultimo decennio, i data logger intravaginali sono stati utilizzati in molti allevamenti di vacche da latte in tutto il mondo. Il monitoraggio della temperatura corporea delle vacche durante tutto il giorno consente di valutare l’efficacia del trattamento di raffrescamento somministrato per identificare i periodi di tempo in cui le vacche soffrono di stress da caldo e regolare la durata e la frequenza del trattamento di raffrescamento erogato, con l’obiettivo di evitare che siano sottoposte a stress da caldo in tutte le ore del giorno.

Recentemente, i data logger intravaginali che possono rimanere a lungo nel corpo della bovina e trasmettere la sua temperatura corporea in modo continuo e online sono diventati una realtà.

L’espansione dell’uso di questi mezzi negli allevamenti di vacche da latte farà progredire in modo significativo la gestione del carico termico e, allo stesso tempo, contribuirà a ottimizzare l’uso dei mezzi di raffrescamento sopra menzionati.

In uno dei miei primi progetti, realizzato con questo sistema di raffrescamento, in un allevamento di 3.000 vacche su larga scala situato nel nord del Messico, inizialmente le vacche venivano raffrescate per un’ora, prima di ogni mungitura (ovvero 3 ore cumulative di raffrescamento al giorno).

Utilizzando i data logger intravaginali abbiamo scoperto che la temperatura corporea delle bovine era superiore a 39 °C (considerato un valore soglia) nella maggior parte del giorno. Quando abbiamo raddoppiato il numero e la durata delle sessioni di raffrescamento (6 trattamenti di raffrescamento di un’ora ciascuno e un totale di 6 ore al giorno), la temperatura corporea delle vacche è stata mantenuta al di sotto dei 39 °C per l’intera giornata.

Parallelamente al mio progetto in Messico, un gruppo di ricercatori in Israele (Honig et. al. 2012, JDS 95:3736) ha esaminato l’effetto del raffrescamento delle vacche mediante la combinazione di bagnatura e ventilazione forzata per 3,5 e 6 ore cumulative al giorno (5 e 8 sessioni di raffrescamento di 45 minuti ciascuna). Le vacche che sono state raffrescate per 6 ore cumulative al giorno hanno consumato 2 kg di sostanza secca al giorno in più e hanno prodotto 3,4 kg di latte in più, rispetto a quelle raffrescate per un tempo più breve. Allo stesso tempo, queste vacche riposavano e ruminavano più a lungo durante la giornata.

Eccoci arrivati al punto.

La bagnatura ottimale delle vacche ogni 5 minuti in combinazione con la ventilazione forzata ad una velocità del vento di 3 metri al secondo, fornita in “sessioni di raffrescamento” da 45-60 minuti per 6 ore cumulative al giorno (quasi una volta ogni 4 ore), consentono alle vacche di mantenere la normale temperatura corporea per tutta l’estate, con tutto ciò che questo implica per il benessere e le prestazioni delle bovine.

A conferma di questa affermazione vorrei portare i dati di Israele, dove abbiamo sviluppato l’indice del rapporto estate/inverno più di vent’anni fa (Flamenbaum ed Ezra 2007, JDS 90:345). Le vacche degli allevamenti da latte che hanno ricevuto il trattamento di raffrescamento presentato in precedenza hanno raggiunto in estate il 98% della loro produzione in inverno, rispetto a solo l’88% negli allevamenti da latte con un trattamento di raffrescamento meno intensivo.

Il tasso di concepimento nelle inseminazioni effettuate in estate negli allevamenti con raffrescamento intensivo è stato inferiore in 10 unità percentuali rispetto al tasso di concepimento in inverno, questo rispetto a una diminuzione estiva di 30 unità percentuali e oltre negli allevamenti di vacche da latte in cui il raffrescamento non è stato applicato con questa intensità (Flamenbaum e Galon, 2010, J Rep. e Dev, 56:536).

L’utilizzo di un software economico che ho sviluppato diversi anni fa dimostra che l’investimento per l’installazione e il corretto funzionamento del sistema di raffrescamento, come raccomandato, può essere ripagato in meno di un anno.

Il raffrescamento intensivo delle vacche può aumentare il reddito annuo per vacca da 100 a 200 US$ all’anno negli allevamenti di vacche da latte situati nelle regioni temperate, e tra i 1.000 e i 1.500 US$ per vacca all’anno negli allevamenti di vacche da latte situati nelle regioni calde (a seconda delle caratteristiche climatiche e del livello di produzione in ciascuna azienda).

Il raffrescamento intensivo delle bovine nelle regioni calde può ridurre al 10% la perdita economica che ci si sarebbe aspettati senza raffrescamento.

Caro allevatore, ora sai cosa deve essere fatto e come farlo bene. Da qui in poi, le cose dipendono solo da te!