Con la petizione dell’8 Novembre lanciata dalla CIWF per abolire tutte le gabbie per lo svezzamento dei vitelli si riaccende, o meglio dovrebbe riaccendersi, il dibattito su questo modo di stabulare la futura rimonta degli allevamenti di bovine da latte nelle prime settimane di vita.

Sdoganare come “stupidaggini” queste prese di posizione può essere un atteggiamento molto superficiale perché tutto il nostro lavoro ha un senso se la gente poi compra il nostro latte e mangia i nostri formaggi. Un’opinione negativa dei consumatori nei nostri confronti è una cosa sicuramente pericolosa per il futuro del settore.

In “arte e coscienza” abbiamo ormai da tempo immemore scelto di separare i vitelli delle razze da latte immediatamente dopo la nascita per ospitarli in gabbie individuali dove generalmente vivono in isolamento fisico, ma non visivo e uditivo, per un tempo di 60-90 giorni. Chi è venuto prima di noi ha pensato di farlo, ed aveva ragione, per evitare la propagazione di pericolose malattie infettive e parassitarie e quindi per salvaguardare la salute e la vita dei vitelli.

La gente fa fatica a capire, o meglio a condividere, che per queste ragioni si tolga il vitello alla madre alla nascita e si tenga in isolamento all’interno di gabbie, termine “terribile” in comunicazione ma che abbiamo coniato noi addetti ai lavori.

Nel nostro progetto di riqualificazione della produzione del latte bovino, a cui abbiamo dato il nome di Stalla Etica, abbiamo immaginato un modo di gestire la vitellaia delle vitelle destinate a diventare vacche da latte che sia un compromesso tra la salute psico-fisica delle giovani bovine e ciò che desidera il consumatore.

Lasciare i vitelli con le madri nelle prime 24 ore dopo il parto è possibile ma dal punto di vista sanitario molto complesso. I requisiti fondamentali per poter adottare questo metodo sono: un igiene molto elevato, mandrie già indenni da malattie come la paratubercolosi e allevamenti dove si fa ampio ricorso alla profilassi vaccinale e dove si effettuano controlli costanti nei vitelli per verificare se abbiamo effettivamente assunto la giusta quantità di colostro di qualità.

I vitelli nei piccoli allevamenti, una volta allontanati dalle madri, possono essere affidati a balie per consentire la nutrizione multipla di più di un soggetto e mungere la madre.

In alternativa, negli allevamenti di medio grande-dimensione è possibile ricoverare le vitelle nelle nursery, solitamente strutturate in gabbie individuali, dove rimarranno per i primi 10 giorni di vita. Le nursery, ammesse anche nel regolamento di produzione del latte biologico, devono essere posizionate in ambienti molto puliti e climatizzati.

Successivamente, le vitelle vengono immesse in box collettivi, meglio se dotati di allattatrici automatiche, dove possono iniziare la socializzazione e l’alimentazione a secco.

I vitelli affidati alle balie o provenienti dai box collettivi verranno poi svezzati in un periodo mai inferiore ai 60 giorni.

Le ultime ricerche in tema di etologia bovina hanno constatato che le vitelle che vivono precocemente in piccoli gruppi avranno un comportamento sociale più equilibrato, mangeranno meglio e più precocemente i concentrati e saranno bovine più produttive.

Negli allevamenti annessi ai caseifici agricoli o in quelli che partecipano alle iniziative delle “stalle aperte” c’è in genere un buon numero di visitatori e vitellaie gestite in maniera simile a come vengono gestiti i bambini nel ciclo reparto di maternità-asilo sono altamente rassicuranti e permettono di contribuire a recuperare molte di quelle persone che non consumano più i prodotti del latte per ragioni etiche.