Questa annata, caratterizzata da temperature decisamente al di sopra la media, si è rivelata estremamente critica per l’elevata e prolungata diffusione della febbre catarrale degli ovini che, come tutti sanno, è una patologia propagata da insetti vettori il cui ciclo vitale è favorito dal clima mite, raggiungendo quindi il picco tra fine estate e inizio autunno. Nel territorio sardo l’infezione è risultata diffusa prevalentemente nella provincia di Oristano, ed il sierotipo maggiormente rilevato è il numero 8. Oltre il danno economico legato alle perdite di animali, di produzione e di spese per i trattamenti farmacologici, questa situazione ha causato grossi disagi all’intera filiera zootecnica per la movimentazione degli animali. Pertanto, verso la fine di dicembre 2023 la Regione ed i Servizi Veterinari locali hanno intrapreso una serie di azioni volte a gestire e contenere il problema, che riportiamo di seguito per dare un quadro relativo all’attuale situazione.
La Asl di Sassari, attraverso il servizio Veterinario di Sanità animale, alla fine dell’anno 2023 ha istituito le zone di restrizione per la circolazione del virus della febbre catarrale degli ovini, nota come lingua blu da sierotipo 8, limitandole alle sole zone con evidenza di circolazione virale che interessano solo alcuni comuni del Meilogu.
Questo è stato possibile a seguito dell’emanazione di un provvedimento regionale, previsto dai regolamenti comunitari e dai decreti legislativi nazionali, che ha definito le nuove regole per la movimentazione sia in Sardegna sia verso la Penisola delle specie sensibili alla malattia, in particolare dei bovini. Sul sito della Asl si dichiara, inoltre, che è stato possibile adottare certe decisioni anche grazie alle condizioni meteo climatiche non favorevoli alla circolazione dell’insetto vettore (che agisce pungendo gli animali soprattutto all’imbrunire e di notte), e alla favorevole situazione epidemiologica nel territorio del nord ovest della Sardegna.
I vertici dei Servizi Veterinari hanno così commentato le strategie intraprese:
“Finalmente – dichiara il direttore del servizio Veterinario della Asl n. 1, Francesco Sgarangella – si gestisce questa malattia trasmessa da insetti vettori secondo un’analisi del rischio, evitando complicazioni superflue per la commercializzazione degli animali, in attesa dei vaccini che la Regione sta provvedendo ad acquistare“.
“In questa particolare situazione – ha aggiunto il dirigente del servizio di sanità animale, Giuseppe Bitti – gli allevatori possono sfruttare tale possibilità che consente di vendere gli animali soprattutto verso i centri d’ingrasso della Penisola. Un percorso reso possibile anche grazie alla definizione, da parte del Ministero della Salute, delle cosiddette zone stagionalmente libere nelle quali non circolano né insetti vettori né il virus grazie alle temperature rigide notturne“.
La scorsa settimana è stato, poi, istituito un tavolo tecnico permanente presso la Asl n.1 sulla filiera del bovino con le Associazioni di categoria e di settore. Asl, allevatori e associazioni di categoria e di settore si sono riuniti per analizzare la filiera bovina nel Nord Sardegna, con un particolare riferimento alle azioni da intraprendere per sostenere la filiera e affrontare eventuali criticità, come la problematica legate alle limitazioni della movimentazione del bovino.
“La Sardegna è una regione con una importante tradizione nella produzione di carne bovina, che rappresenta un settore strategico per l’economia locale. Tuttavia, la filiera è attualmente caratterizzata da alcune criticità, tra cui la presenza dell’epidemia di blue tongue da sierotipo 8, che, insieme, possiamo analizzare e gestire al meglio a tutela dei consumatori e della popolazione ma anche degli imprenditori del settore“, ha detto ad apertura dei lavori il direttore generale della Asl di Sassari, Flavio Sensi.
“Nella piena condivisione con quanto previsto dal Trattato sull’Unione Europea (TUE) in materia di accordi commerciali, concepito per creare migliori opportunità di scambi e superare le barriere commerciali, come Azienda sanitaria riteniamo sia nostro dovere vigilare sul settore e nel bene della qualità del prodotto e degli allevamenti, limitare l’onere a carico degli allevatori e imprenditori a quanto strettamente necessario per la tutela della sanità pubblica veterinaria“, ha dichiarato poi durante l’incontro Francesco Sgarangella, direttore del Dipartimento di Prevenzione Veterinaria della Asl n. 1.
Le associazioni durante l’incontro hanno messo in evidenza come le restrizioni sanitarie poste in essere nei territori interessati da circolazione virale, generino forti criticità per il comparto, causate dalla mancata vendita degli animali, che oltre a comportare il venir meno dell’introito economico, determinano un cospicuo aumento dei costi di gestione aziendale, legato al perdurare delle spese da sostenere per l’alimentazione del bestiame invenduto.
Tenuto conto del ruolo epidemiologico, della profilassi vaccinale, unitamente alla lotta all’insetto vettore, alla fine dell’incontro, il primo di un tavolo tecnico che ora resterà aperto e verrà convocato periodicamente, la Asl di Sassari si è impegnata a chiedere alla Regione Sardegna di riservare una quota dei fondi destinati all’acquisto del vaccino contro la Blue Tongue degli ovini per la campagna 2024, ai capi bovini oggetto di movimentazione verso zone indenni e in restrizione per sierotipi differenti.
“La misura indicata risulterebbe economicamente più vantaggiosa, considerato che il costo per l’acquisto del vaccino è senza dubbio inferiore alla spesa che oggi si sostiene per gli esami di laboratorio pre-moving“, ha specificato Sgarangella.
La nuova regolamentazione adottata a fine anno dalla Asl di Sassari prevede infatti oggi di modulare le azioni di lotta basate sull’analisi del rischio, prevedendo l’esame della PCR o l’effettuazione del vaccino solo per quegli animali che si muovono da aree a rischio di circolazione virale e consentendo, quindi, la libera circolazione nel resto del territorio.