Sono pochi gli additivi utilizzabili e utilizzati per la loro efficacia nelle diete delle bovine da latte e degli altri ruminanti. Pochi perché il rumine, da buon fermentatore che è, ne distrugge un gran numero, a meno che non siano additivi rumino-protetti o che abbiano un effetto proprio sul rumine promuovendone l’attività fermentativa.
Di alcuni additivi non è ben chiaro il meccanismo d’azione, ma le sperimentazioni fatte ne dimostrano inequivocabilmente l’effetto.
I principali probiotici, potenzialmente utilizzabili nelle bovine da latte adulte ma anche nelle bufale, nelle capre e nelle pecore e nei bovini da carne, sono i lieviti vivi, i lieviti spenti e i funghi. I primi due sono forme diverse di Saccharomyces cerevisiae (SC) e per i funghi si tratta di Aspergillus oryzae (AO) e Aspergillus niger (AN). Dei lieviti ne parliamo spesso per cui dedichiamo questo articolo ai funghi.
C’è da precisare che non si utilizzano ceppi vivi di AO e AN perché non sono in grado di crescere e moltiplicarsi nel rumine, bensì si impiegano gli estratti dei loro terreni di fermentazione poiché ricchi dei metaboliti, in particolare enzimi, prodotti da questi microrganismi.
Gli Aspergilli producono un ampia gamma d’enzimi per degradare fibre, amidi e proteine. Questi enzimi sono ampiamente presenti nei terreni di fermentazione e sono utili ad “aiutare” il microbiota ruminale a degradare gli alimenti. Il fatto che gli enzimi siano “immersi” nell’estratto del terreno di fermentazione di questi funghi li aiuta a non essere rapidamente distrutti dal rumine.
Ma quali effetti ci si aspetta che svolga l’AO? Di lavori scientifici disponibili se ne trovano abbastanza. Digitando “aspergillus oryzae dairy cow” su Google Scholar vengono estratti ben 12.100 lavori fino al 12 Agosto 2019. Molto discordanti sono gli effetti positivi sulla produzione del latte: sembrerebbe che tale effetto si abbia maggiormente con diete dove ci sono molti concentrati e dove l’amido è elevato probabilmente a causa dello stimolo nel rumine a consumare acido lattico. Inoltre, gli estratti di fermentazione di Aspergillus oryzae contengono una discreta quota di amilasi ossia l’enzima che permette la degradazione dell’amido. E’ stato anche dimostrato un effetto sulla digeribilità della fibra specialmente se associata ad una modulazione del pH del rumine con un’adeguata quantità di bicarbonato di sodio presente nella dieta.
I risultati discordanti sugli effetti dell’AO nelle bovine da latte derivano principalmente dal fatto che le diete utilizzate negli esperimenti sono molto diverse tra loro e allo stato attuale non abbiamo a disposizione meta-analisi.
In ogni caso è plausibile che l’aggiunta alla dieta di un corredo di enzimi che aiutano nella degradazione di amidi, fibre e proteine migliori l’attività fermentativa del rumine e quindi ci si può ragionevolmente attendere più ingestione, più latte e, in definitiva, più salute.