L’agroalimentare è un’attività economica tutt’altro che marginale per il nostro paese; con un fatturato di 132 miliardi di euro è infatti seconda solo all’industria meccanica. A questo fatturato si devono inoltre aggiungere i 55 miliardi delle produzioni primarie agrozootecniche.

Il paradigma che solo le tradizionali produzioni intensive agricole e zootecniche di cibo siano l’unica strada percorribile per produrre alimenti sani e abbondanti sta scricchiolando di fronte ad un consumatore in continua evoluzione.

Le produzioni intensive agricole e zootecniche esisteranno sempre, soprattutto nelle aree vocate delle pianure irrigue, anche se dovranno evolvere verso sistemi produttivi più rispettosi dell’ambiente e della dignità di animali, agricoltori e allevatori.

Le antiche radici culturali del nostro paese hanno generato un numero pressoché infinito di prodotti tipici, molti dei quali sono diventati DOP, IGP, STG e PAT. Sappiamo però che gli argomenti “classici” che vengono utilizzati per pubblicizzare i prodotti a Denominazione d’origine e quant’altro non bastano più ad un consumatore sempre alla ricerca di novità e conferme. Un consumatore che non necessariamente appartiene alla classe più agiata della popolazione e che sempre di più si approccia al cibo con la mentalità “mangiare meno e meglio”.

Slow food è un movimento culturale internazionale nato in Italia (Bra-Cn) nel 1986 ad opera di Carlo (Carlin) Petrini, e che si definisce “una grande associazione internazionale no profit impegnata a ridare il giusto valore al cibo nel rispetto di chi produce, in armonia con l’ambiente ed ecosistemi, grazie ai saperi di cui sono custodi territori e tradizioni locali”. Questo si riflette anche nel payoff che il movimento si è dato, ovvero “Buono, pulito e giusto”.

In questo particolare momento della storia dell’umanità, molti concetti, come sostenibilità ambientale e sociale, agrobiodiversità, benessere animale e sviluppo delle aree interne o marginali, stanno confluendo per ridisegnare radicalmente il rapporto dell’uomo con il cibo, sia di chi ne ha in abbondanza e sia di chi ha ancora fame.

Slowfood è un contenitore d’idee e di azioni, per cui il suo contributo a questo dibattito universale, che coinvolge anche le fondamenta del Made in Italy, è fondamentale.

Abbiamo voluto intervistare Raffaella Ponzio, che dal 2000 collabora con Slow food ed ora è parte del Projects & Contents HUB, per saperne di più su questa organizzazione ma anche sui Presidi Slow Food, in modo da capire se le loro iniziative possano anche supportare la tanto auspicabile riqualificazione delle aree interne o marginali italiane.

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