Il progetto MARRUCA (MARemmana e pRodUzione di CArne bovina sostenibile), cofinanziato tramite la sottomisura 16.2 del PSR della Regione Toscana 2014-2020, tramite il bando del GAL FAR MAREMMA, ha visto la partecipazione del Centro di Ricerche agro-ambientali Enrico Avanzi dell’Università di Pisa (CiRAA) e delle aziende agricole Aia della Colonna e Tenuta di Paganico, entrambe ubicate in Provincia di Grosseto, e aveva come obiettivo la valutazione delle performance produttive e del benessere di bovini di razza Maremmana allevati al pascolo e la stima degli impatti ambientali della produzione di carne.
Il progetto ha permesso di proseguire le attività già avviate grazie alla precedente costituzione del gruppo operativo NEWTON nell’ambito dei partenariati europei per l’innovazione (GO-EIP-AGRI, Network per l’agroselvicoltura in Toscana – sottomisura 16.2 del PSR della Regione Toscana 2014-2020) e si è integrato all’interno delle attività del progetto Europeo Agromix.
Per un periodo complessivo di due anni, presso la Tenuta di Paganico, è stato valutato l’effetto della presenza o meno di aree boscate limitrofe al pascolo sugli accrescimenti ponderali e sullo stress da caldo in femmine e castrati di razza Maremmana, tramite l’analisi del contenuto di cortisolo nel pelo e del glucosio nel sangue. I vitelloni castrati e le manze sono stati suddivisi in due gruppi: sistema silvopastorale (SP) e sistema pastorale (PA), il primo aveva libero accesso al bosco mentre il secondo aveva a disposizione solo la superfice a pascolo, che era la medesima in termini di superficie e specie erbacee per entrambi i gruppi. La razione di entrambi i gruppi era integrata con identiche quantità di concentrati e di fieno di prato polifita. Il rischio di stress da caldo è stato monitorato utilizzando l’indice Black Globe Humidity Index (BGHI), con sensori dotati di globotermometro installati sia al pascolo che nel bosco.
In entrambi gli anni di sperimentazione la disponibilità complessiva di erba era comparabile e l’incremento ponderale medio era superiore durante la stagione primaverile (superiore a 1 kg/d), per poi ridursi nei mesi estivi (0,8 kg/d). Gli animali nel sistema PA hanno mostrato prestazioni migliori durante la stagione primaverile (+ 20%), ma in entrambi gli anni, gli animali nel sistema SP hanno mostrava un maggior incremento ponderale nel successivo periodo estivo. L’utilizzo del bosco come ricovero per gli animali ha mostrato benefici nel mitigare lo stress termico, seppur con differenze tra i due anni di sperimentazione, evidenziando le crescenti sfide dovute ai cambiamenti climatici e al riscaldamento globale. Il cortisolo nel pelo è aumentato in estate, indicando maggiore stress nei vitelli allevati nel sistema PA, con livelli più alti nel 2022 rispetto al 2021. Al contrario i dati relativo al glucosio ematico hanno dato risultati non conclusivi in relazione alle variazioni dei parametri microclimatici.
Nell’ambito del progetto MARRUCA è stato possibile eseguire anche un’analisi del ciclo di vita (LCA) della filiera di produzione dell’hamburger ottenuto da carne di bovini di razza Maremmana. L’analisi ha coinvolto tre aziende zootecniche nella provincia di Grosseto: Tenuta di Paganico (TdP), Aia della Colonna (AdC), e Tenuta di Alberese (TdA). Tutte e tre le aziende gestiscono la fase riproduttiva con il metodo linea vacca-vitello in sistemi agroforestali. L’azienda TdA pratica l’ingrasso in stalla utilizzando foraggi e mangimi autoprodotti, l’azienda AdC pratica l’ingrasso utilizzando foraggi aziendali e mangimi commerciali, mentre l’azienda TdP pratica l’ingrasso al pascolo e integra la razione con foraggi e mangimi autoprodotti.
I risultati dell’analisi LCA mostrano che l’ingrasso al pascolo praticato da TdP comporta maggiori emissioni di CO2 per kg di peso vivo rispetto agli altri sistemi (27,8, 23,6, 16,8 kg CO2 eq, rispettivamente per TdP, TdA e AdC). Per la produzione di un singolo hamburger, l’impronta carbonica è di 8,2, 7,0 e 5,6 kg CO2 eq, rispettivamente per TdP, TdA e AdC. Le emissioni da fermentazione enterica costituiscono la principale fonte di impatti, superando in ogni caso il 70% del totale.
Nonostante l’ingrasso al pascolo generi maggiori emissioni per kg di carne prodotta, le aziende con superfici forestali funzionali al pascolo degli animali possono compensare queste emissioni grazie all’assorbimento del carbonio da parte degli alberi. L’assorbimento annuale è stato calcolato tramite l’utilizzo delle tabelle dell’inventario forestale nazionale che riportano un tasso di crescita e assorbimento del carbonio annuo per tipologia di soprassuolo.
I risultati mostrano che AdC è in grado di compensare circa il 30% delle sue emissioni, mentre TdP e TdA raggiungono una compensazione completa, risultando con impatti netti di 0 kg CO2 eq per hamburger prodotto.
L’analisi dell’impronta carbonica e del potenziale di compensazione evidenzia la possibilità di produrre carne a emissioni zero grazie alla gestione estensiva e agroforestale, dimostrando che l’ingrasso al pascolo, pur con emissioni maggiori, può essere sostenibile attraverso la compensazione delle superfici boscate. Questo risultato mostra come sia possibile proporre sul mercato un prodotto legato all’utilizzo di risorse locali e con elevati standard di sostenibilità, in grado di differenziarsi rispetto ai prodotti convenzionali provenienti da allevamenti intensivi di razze specializzate.
Concludendo, l’adozione di pratiche agrosilvopastorali e la valorizzazione della biodiversità locale tramite l’utilizzo di razze autoctone sono in grado di garantire la sostenibilità e resilienza alle aziende agricole nelle aree rurali, ma per la loro sopravvivenza è necessario un percorso congiunto di ottimizzazione delle tecniche di alimentazione e di gestione delle mandrie al pascolo e una migliore comunicazione rispetto ai consumatori per evidenziare i valori connessi alla tipicità del sistema di allevamento.
Figura 1 – Risultato dell’analisi dell’impronta carbonica e del potenziale di compensazione per le aziende Tenuta di Paganico (TdP), Aia della Colonna (AdC), e Tenuta di Alberese (TdA), e grande distribuzione organizzata (GDO) da Berton et al. (2017).
Il dato GDO è preso dalla letteratura mentre gli altri dati derivano dal progetto MARRUCA.
Autori
Finocchi M., Ripamonti A., Turini L., Silvi A., Mantino A., Mele M – Sotto la supervisione del “Gruppo Editoriale ASPA”: Giuseppe Conte, Alberto Stanislao Atzori, Antonio Natalello, Gabriele Rocchetti, Manuel Scerra, Sara Pegolo, Luca Cattaneo, Antonella Della Malva, Giulia Gislon, Aristide Maggiolino, Fabio Correddu.