In breve
La tossiemia gravidica ovina è una malattia che colpisce le pecore adulte nelle fasi finali della gravidanza, causata da uno squilibrio energetico negativo. Il trattamento tradizionale prevede l’uso di soluzioni di glucosio per via endovenosa, ma una ricerca pubblicata su Small Ruminant Research nel 2023, ha esplorato l’efficacia di una nuova terapia. Somministrando lisina-vasopressina (LVP) per via endovenosa, è possibile chiudere il solco reticolare, permettendo la somministrazione orale di soluzioni di zucchero commerciale. L’esperimento su otto pecore ha dimostrato che questa combinazione aumenta la glicemia in modo duraturo e normalizza altri parametri metabolici, rendendola una potenziale alternativa al trattamento convenzionale.
Introduzione
La tossiemia gravidica ovina è una malattia che colpisce le pecore durante l’ultimo terzo della gravidanza, spesso associata a gravidanze multiple e a condizioni nutrizionali o climatiche sfavorevoli.
Si manifesta quando la pecora non riesce a soddisfare le elevate richieste metaboliche dei feti, portando all’ipoglicemia e alla produzione di corpi chetonici. Questa condizione può progredire rapidamente, causando danni neurologici, insufficienza renale e, infine, la morte dell’animale.
La diagnosi precoce è cruciale per prevenire gravi complicazioni, e la terapia tradizionale si basa sulla somministrazione di glucosio per via endovenosa.
La ricerca recentemente pubblicata su Small Ruminant Research esplora un approccio alternativo: l’uso combinato di lisina-vasopressina (LVP) e una soluzione commerciale di acqua zuccherata somministrata per via orale. L’LVP induce la chiusura del solco reticolare, permettendo alla soluzione zuccherina di raggiungere direttamente l’abomaso e venire assorbita rapidamente.
Questo metodo potrebbe ridurre i costi e semplificare il trattamento della tossiemia, offrendo una soluzione efficace per normalizzare i livelli di glicemia e migliorare la sopravvivenza delle pecore affette.
Materiali e Metodi
La sperimentazione è stata condotta su 8 pecore Assaf sane, di età compresa tra 4 e 6 anni, con un peso medio di 59,1 ± 3,5 kg e senza segni clinici di malattia. Gli animali sono stati stabulati nella Fattoria Sperimentale dell’Università di León.
Le procedure sperimentali sono state condotte in conformità con le normative europee e spagnole per la protezione degli animali, previa approvazione del comitato etico.
Le pecore sono state sovralimentate con una dieta composta da concentrato e fieno per un mese, seguita da un periodo di digiuno di 3-5 giorni per indurre un bilancio energetico negativo, confermato tramite la presenza di chetonuria. L’acqua è stata fornita liberamente durante tutto il protocollo sperimentale.
Le pecore sono state suddivise in due gruppi. Il gruppo di trattamento ha ricevuto lisina-vasopressina (LVP) per via endovenosa, seguita dalla somministrazione orale di una soluzione zuccherina (100 g di zucchero commerciale in 1 L di acqua) ogni 12 ore per quattro giorni. Il gruppo di controllo ha ricevuto LVP e una soluzione di glucosio al 50% per via endovenosa, seguendo lo stesso schema di somministrazione.
I campioni di sangue sono stati prelevati dalla vena giugulare prima e dopo ogni trattamento, e campioni di urina sono stati raccolti per analizzare vari parametri. Il plasma è stato congelato per le analisi successive, mentre i campioni di urina sono stati analizzati in situ.
Le analisi biochimiche sono state eseguite utilizzando un autoanalizzatore Cobas Integra 400, con reagenti specifici per misurare glucosio, creatinina, enzimi epatici, β-idrossibutirrato (βOHB) e acidi grassi non esterificati (NEFA).
Risultati
Durante la sperimentazione, quattro pecore, alla prima somministrazione di lisina-vasopressina (LVP) per via endovenosa, hanno mostrato comportamenti più irrequieti del solito, con tremori leggeri e vocalizzazioni per alcuni minuti. Inoltre, due di loro hanno urinato piccole quantità ripetutamente e mostrato flatulenza per alcuni minuti. Questi segni non sono stati osservati nelle somministrazioni successive di vasopressina.
Dopo la somministrazione endovenosa di glucosio, si è osservato un significativo aumento della glicemia, da 2,71 a 20,76 mmol/l (Figura 2), mentre con la somministrazione orale di zucchero la glicemia è solo raddoppiata, passando da 2,84 a 5,57 mmol/l.
In entrambi i casi, il picco di glicemia è stato raggiunto 15 minuti dopo la terapia, per poi diminuire progressivamente.
Otto ore dopo il trattamento, i valori di glicemia erano più alti negli animali trattati con zucchero orale rispetto a quelli trattati per via endovenosa (3,77 vs. 3,45 mmol/l) e, a 12 ore, i livelli glicemici, in entrambi i gruppi, erano superiori rispetto ai valori iniziali (Figura 2).
Il trattamento con soluzione zuccherina ha mantenuto la glicemia più elevata e stabile, evitando aumenti eccessivi e mantenendo livelli sempre superiori ai valori basali.

Figura 2 – Evoluzione della glicemia, del βOHB, dei NEFA e del calcio (in mmol/l) a diversi tempi di campionamento, corrispondenti a 12 ore dopo la somministrazione del trattamento. LVP + Zucchero: lisina-vasopressina + zucchero orale; LVP + Glc e.v.: lisina-vasopressina + soluzione glucosata commerciale e.v. Lettere diverse indicano differenze statistiche tra i tempi di campionamento.
La chetonuria è stata rilevata in tutte le pecore fin dal primo campionamento, ma i livelli sono diminuiti significativamente dopo l’inizio dei trattamenti, e non è stata più riscontrata.
I livelli di β-idrossibutirrato (βOHB) sono diminuiti significativamente in entrambi i gruppi 15 minuti dopo il trattamento, con un minimo dopo un’ora e valori leggermente più elevati nelle pecore trattate con zucchero orale rispetto a quelle trattate con glucosio endovenoso (Figura 2).
I livelli di NEFA (acidi grassi non esterificati) sono stati sempre più bassi nel gruppo trattato con zucchero orale rispetto a quello trattato con glucosio endovenoso, con una diminuzione osservata 15 minuti dopo il trattamento, che è rimasta costante (Figura 2).
Gli enzimi epatici ALT e GGT non hanno mostrato variazioni significative nelle prime 12 ore, ma i livelli di ALT sono aumentati progressivamente nelle pecore trattate con zucchero orale durante l’intero periodo di sperimentazione.
I livelli di urea e creatinina sono rimasti stabili in entrambi i gruppi, con lievi variazioni osservate solo a 30 minuti dopo la somministrazione orale di zucchero e a 12 ore, dove è stata notata una leggera diminuzione (Figura 3).
La calcemia è rimasta relativamente costante nelle pecore trattate con zucchero orale, mentre ha mostrato alcune variazioni nel gruppo trattato con glucosio endovenoso, con una diminuzione iniziale seguita da un aumento (Figura 2).
Durante l’intero esperimento, i diversi cicli di trattamento hanno causato una leggera diminuzione del calcio, più marcata nelle pecore trattate con terapia orale di zucchero (Figura 3).

Figura 3 – Evoluzione della glicemia, del βOHB, dei NEFA e del calcio (in mmol/l) nei due trattamenti e in tempi di campionamento diversi durante lo studio. Pvl + Zucchero: lisina-vasopressina + zucchero orale; LVP + Glc e.v.: lisina-vasopressina + soluzione glucosata commerciale e.v. Lettere diverse indicano differenze statistiche tra tempi di campionamento.
Discussione
In precedenti esperimenti sono state osservate reazioni avverse in pecore, come belati, irrequietezza, tachipnea, tremori e flatulenza, attribuite all’applicazione di vasopressina, che influisce sulla muscolatura liscia e altera il tono vagale e simpatico. Questi sintomi sono stati anche riscontrati in ovini a cui sono state somministrate soluzioni di NaCl, provocando un aumento dell’osmolarità plasmatica e il rilascio di vasopressina endogena.
Dosi elevate di vasopressina (LVP) hanno aggravato i sintomi, causando nausea, vasocostrizione, diarrea e complicazioni cardiache.
Tuttavia, non tutti gli studi hanno riportato questi effetti avversi. Gli indicatori metabolici come glicemia, NEFA e β-idrossibutirrato sono cruciali per monitorare lo stato energetico degli animali, ma la glicemia da sola non è affidabile a causa delle sue fluttuazioni.
In questo studio, un digiuno prolungato ha portato a ipoglicemia, aumento dei NEFA e βOHB, suggerendo una tossiemia gravidica subclinica.
L’analisi ha evidenziato che la stimolazione del solco reticolare mediante LVP consente un’efficace somministrazione orale di zucchero, mantenendo nelle pecore livelli glicemici accettabili. Inoltre, l’ipocalcemia osservata potrebbe essere associata a stress e consumo muscolare di calcio, con implicazioni per il trattamento durante la gravidanza.
Conclusioni
La stimolazione del solco reticolare consente la somministrazione orale di soluzioni di glucosio che possono essere utilizzate nella terapia della tossiemia gravidica.
L’associazione di lisina-vasopressina per via endovenosa (0,08 UI/kg di peso corporeo) con successiva somministrazione orale di zucchero (100 g) sciolto in un litro di acqua determina un aumento della glicemia che rimane entro valori accettabili per 12 ore, dopodiché è necessaria una nuova applicazione del trattamento.
Ciò è dovuto alla stimolazione del solco reticolare, che consente allo zucchero di raggiungere l’abomaso, dove può essere assorbito immediatamente. L’uso di zucchero commerciale, in sostituzione di altre soluzioni di glucosio, consente di ridurre significativamente il costo della terapia per questa patologia e potrebbe essere preso in considerazione in nuovi protocolli terapeutici correlati alla tossiemia gravidica ovina.
Tratto da: “Oral sugar and vasopressin: possible alternative in the management of ovine pregnancy toxemia”, José-Ramiro González-Montãna, María-José Martín-Alonso, Luis G. Cal-Pereyra, Alejandro Benech, Francisco Escalera-Valente, Ángel J. Alonso-Diez. Small Ruminant Research Volume 228, November 2023, 107087. https://doi.org/10.1016/j.smallrumres.2023.107087