Oggi, il settore zootecnico è al centro di un dibattito intenso e complesso che pone l’accento sull’equilibrio tra benessere animale e sostenibilità ambientale, e produttività.

Una proposta di legge depositata di recente alla Camera intende stravolgere il panorama della zootecnia italiana, puntando su una drastica riduzione del numero di capi allevati e degli allevamenti italiani con l’obiettivo di incentivare la produzione di proteine vegetali, degli alimenti ultraprocessati e della carne coltivata.

Presentata da un ampio fronte di associazioni animaliste e ambientaliste (Greenpace Italia, ISDE – Medici per l’ambiente, Lipu, Terra! e WWF Italia), la proposta di legge, benché il suo scopo possa essere ritenuto da alcuni “nobile” e moralmente condivisibile, solleva numerosissimi e critici interrogativi sul futuro economico e sociale delle aziende agricole italiane.

In questo scenario, diventa cruciale un confronto aperto e costruttivo per trovare un punto di equilibrio tra esigenze produttive ed ambientali, garantendo al contempo la sostenibilità del sistema zootecnico e la competitività del Made in Italy.

In questo contesto, Filippo Gallinella, già Presidente della Commissione Agricoltura della Camera, ci offre una riflessione profonda su come affrontare le sfide che il settore zootecnico deve fronteggiare.

La lettera

Oggi il dibattito intorno alla zootecnia si concentra sull’equilibrio tra il benessere animale e la sostenibilità ambientale, con forti critiche che riguardano l’etica del trattamento degli animali e l’impatto ecologico. Questo settore è essenziale sia per la produzione alimentare necessaria ai nostri fabbisogni, sia perché rappresenta cultura e tradizione; inoltre, le principali IG – motivo di vanto per tutti – sono legate a questo settore. Allo stesso tempo, però, non ci si deve sottrarre al confronto su determinate tematiche e denunciare le falsità, così da permettere ai nostri allevatori di continuare a produrre di più, quando serve, e meglio.

Purtroppo, non tutti sanno che la nostra zootecnia si caratterizza per una notevole diversità e specializzazione, che riflette la varietà geografica e climatica del paese. Viene allevata un’ampia varietà di animali, tra cui bovini, suini, ovini, caprini e avicoli; in alcune regioni si nota inoltre una particolare predisposizione ad allevare determinate specie, influenzata sia dalle condizioni ambientali sia dalle tradizioni locali.

In alcune realtà, soprattutto quelle montane e rurali, i piccoli allevamenti rappresentano un fondamentale presidio del territorio. A queste zone occorre prestare attenzione, mettendo in atto misure specifiche con l’obiettivo di garantire la permanenza sul territorio. Oltre a sostegni mirati provenienti da fondi nazionali e comunitari, si deve affiancare un programma di sviluppo che preveda meno burocrazia e vincoli. Accanto a questo, sarà necessario pianificare interventi per garantire la possibilità di macellazione in strutture moderne anche nelle aree rurali.

La crescente necessità di adottare pratiche di allevamento sostenibile impone una riduzione delle emissioni e dell’impatto ambientale dei reflui zootecnici, il miglioramento del benessere animale e l’utilizzo di risorse locali e tecniche di gestione del pascolo. Per questo dobbiamo supportare chi sceglie questa strada; diversamente, si rischia di dover ridurre il numero dei capi, soprattutto in Pianura Padana.

Non possiamo dimenticare il rafforzamento del sistema mangimistico: occorre investire in tecnologie sempre più avanzate che aumentino la produttività e riducano il consumo di risorse, promuovendo l’uso di ingredienti alternativi e sostenibili nei mangimi per ridurre la dipendenza da fonti tradizionali non sempre disponibili. È fondamentale sviluppare sistemi di tracciabilità per garantire la qualità e l’origine dei mangimi e aumentare la trasparenza della filiera.

L’Italia deve investire di più in ricerca e sviluppo nel settore zootecnico per migliorare la genetica, l’efficienza produttiva, la qualità dei prodotti e la riduzione delle emissioni. In questo contesto, è necessario potenziare la formazione degli operatori del settore per accompagnarli nella scelta delle migliori strategie per competere sul mercato.

Come già sottolineato, ma è importante ribadirlo, c’è una crescente attenzione verso pratiche di allevamento sostenibile che riducono l’impatto ambientale. Tuttavia, ci sono anche sfide legate ai crescenti rischi sanitari, alla resistenza agli antibiotici e alla necessità di raggiungere elevati standard di benessere negli allevamenti; tutto ciò mette a dura prova la sostenibilità economica degli allevatori. Per questo è fondamentale offrire supporto mirato e un più facile accesso al credito, ma bisogna anche considerare il mercato, perché se poi il prodotto non si vende, nessun sostegno sarà sufficiente. La creazione di un logo di Stato, utilizzando i dati di Classyfarm, è un punto di partenza che potrebbe aiutare informando il consumatore su chi eccelle nel settore; questo vale anche per l’acquacoltura, altro settore importante del nostro Paese. Questa attenzione dovrà certamente accompagnare anche le nostre denominazioni d’origine; quasi certamente questa sarà la chiave vincente per il Made in Italy del futuro.

Sempre con lo sguardo rivolto al mercato, dobbiamo parlare anche del “giusto” prezzo della carne: per quanto mi riguarda, ognuno è libero di vendere il prodotto al prezzo che ritiene, se è in grado di trovare il mercato adatto. Tuttavia, lungo la filiera produttiva, che vede la GDO come ultimo anello temporale, è necessario intervenire per tutelare sia il produttore che il trasformatore, ma anche il consumatore. Un sistema di controllo dei prezzi nella grande distribuzione, che monitori eventuali distorsioni, potrebbe essere utile.

Infine, un’altra cosa che molti non sanno, soprattutto coloro che vogliono far chiudere gli allevamenti per varie ragioni, è che l’Italia dipende dall’estero per il 40% dei prodotti zootecnici; pertanto, quando un’azienda chiude, si perde resilienza come Nazione. A tal proposito, perché non dotare il Ministero dell’Agricoltura di uno strumento capace di intervenire, in casi specifici, per il salvataggio di realtà strategiche per il Paese e per un determinato territorio?

Filippo Gallinella, già Presidente della Commissione Agricoltura della Camera.

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