Ruminantia ha accolto volentieri l’invito di Lucio Cavazzoni, presidente del Biodistretto dell’Appennino Bolognese, a partecipare il 21 e 22 giugno 2024 agli incontri con gli allevatori dal titolo “La Stalla Etica e il Latte Fieno in collina e in montagna: per un allevamento che avvicina le persone e fa bene all’ambiente”.
Quello di Monghidoro del 21 giugno è stato organizzato da Luca Berti della Cartiera dei Benandanti di Monghidoro (BO) mentre quello del 22 da Marco Bondioli della Fattoria la Pulcina di Castel di Casio (BO), con la partecipazione di Tiberio Rabboni presidente del G.A.L. Appenino Bolognese.
Nel pomeriggio del 22 ha avuto luogo un altro incontro con gli allevatori della zona in occasione dell’evento “Il Formaggino d’Appennino 2024”.
Dal 2009, anno di istituzione dei distretti biologici o biodistretti, ad oggi, le aree interessate sono state sia quelle di pianura che quelle collinari e montane. Molte di esse sono classificate anche come aree interne o marginali perché lontane dai servizi e dove generare reddito è spesso difficile.
Ad oggi queste aree occupano il 5.4% del territorio italiano e includono il 3.5% della popolazione.
I Distretti Biologici sono una realtà complessa per cui abbiamo chiesto a Lucio Cavazzoni di raccontarceli.
I biodistretti sono quindi un fulcro importante dello sviluppo locale attraverso l’integrazione orizzontale e verticale con altre filiere. Sono un approccio collettivo all’agroambiente e momento importante per lo sviluppo di un territorio.
Entrando nello specifico del Biodistretto dell’Appennino Bolognese ascoltiamo ancora il suo Presidente Lucio Cavazzoni che ce lo fa conoscere.
Per Ruminantia ho voluto ascoltare dalla viva voce degli agricoltori e degli allevatori di questo distretto biologico di collina e di montagna, quali sono le difficoltà di vivere e generare un reddito in tali luoghi.
E’ bene non dimenticare infatti i problemi legati allo stare a stretto contatto con la natura selvaggia e al contempo fare una vita semplice e dignitosa: spesso è molto difficile.
Buona parte dei nostri antenati sono scappati da questi ambienti difficili per andare nelle città o addirittura emigrare all’estero. E’ difficile trovare in questi luoghi una giusta convivenza con i predatori, gli ungulati selvatici, le malattie degli animali, le regole del mercato, i servizi e una burocrazia a volte concepita e gestita per le aree non interne, e quindi completamente inadatta alle criticità delle attività nelle aree marginali.
I provvedimenti normativi e legislativi adottati per le aree industrializzate e urbanizzate non possono in nessun modo essere replicati nelle aree interne; non bisogna poi sorprendersi nel constatare il loro abbandono.
Taluni obietteranno che, per rendere “competitive” le merci prodotte in queste terre difficili, basta venderle più care e fare così anche per tutti i servizi turistici offerti, ma l’economia ci insegna che la gente non è poi disposta a spendere tanto di più se non c’è un motivo evidente per farlo.
Alle attività turistiche, ricreative, artigianali e agricole manca spesso un’adeguata e realistica comunicazione, o meglio uno story telling in grado di convincere il turista consumatore.
Marco Bondioli si è fatto carico di elencare tutte le difficoltà che andrebbero affrontare, e risolte, insieme al Servizio Sanitario per la gestione di alcune patologie tipiche dell’allevamento estensivo oppure legate alla gestione della trasformazione e vendita dei prodotti del latte e la macellazione aziendale.
Inoltre, serve un intervento politico sia nazionale che regionale per gestire il complesso rapporto tra le attività umane e le specie selvatiche, e per promuovere adeguatamente i prodotti del Distretto Biologico dell’Appennino Bolognese.
La gente che frequenta da turista questo “angolo del Paradiso” dovrebbe essere consapevole delle difficoltà di chi ha deciso di vivere e lavorare in questi luoghi e dare un appoggio esplicito e concreto affinché tali territori non vengano di nuovo abbandonati.