Introduzione

Nel 2021, la produzione globale di latte ha sfiorato un miliardo di tonnellate, di cui oltre l’80% proveniente da bovini. Il latte è una fonte importante di nutrienti e gioca un ruolo cruciale nella nutrizione globale e nella sicurezza alimentare. Il consumo di prodotti lattiero-caseari è associato a benefici per la salute delle ossa, per l’apparato cardiovascolare e gastrointestinale, ed è fondamentale per la crescita e lo sviluppo cognitivo di neonati e bambini.

I bovini da latte sono anche una parte integrante dell’economia globale, rappresentando una significativa produzione agricola in molti paesi e una fonte di reddito in nazioni a basso reddito. Questo settore è anche associato con l’emissione di gas effetto serra e azoto.

Un fattore chiave in questo contesto è senza dubbio l’efficienza produttiva, che può però essere influenzata negativamente dalle malattie dei bovini da latte.

Pertanto, comprendere meglio le perdite economiche globali dovute a queste malattie, e come queste siano distribuite tra diverse patologie e popolazioni, può rappresentare uno strumento molto importante.

Uno studio pubblicato di recente sul Journal of Dairy Science ha stimato le perdite economiche globali dovute a 12 patologie dei bovini da latte in 183 paesi produttori.

Le 12 malattie analizzate sono:

  • CK = Chetosi clinica,
  • CM = Mastite clinica,
  • DA = Dislocazione dell’abomaso,
  • DYS = Distocia,
  • LAM = Zoppia,
  • MET = Metrite,
  • MF = Collasso puerperale,
  • PTB = Paratubercolosi,
  • RP = Ritenzione di placenta,
  • OC = Cisti ovariche,
  • SCK = Chetosi subclinica,
  • SCM = Mastite subclinica.

Ciascuna di queste malattie è stata esaminata per il suo impatto sulla produzione di latte, la fertilità e il tasso di rimonta delle bovine, con opportune correzioni per evitare sovrastime dovute alle comorbidità. L’analisi dettagliata che fornisce questo studio può risultare estremamente utile per formulare politiche sanitarie animali efficaci a livello locale, nazionale e globale.

Figura 1. Rappresentazione grafica delle associazioni tra le malattie utilizzate nell’aggiustamento per comorbidità delle stime dell’impatto delle malattie. Le connessioni più larghe rappresentano associazioni statistiche più forti tra le coppie di malattie.

Risultati

Adeguamento per la comorbidità

L’aggiustamento per la comorbidità si riferisce al processo di considerare e correggere gli effetti concomitanti di più malattie o condizioni che possono influenzare contemporaneamente un dato risultato, come le perdite economiche dovute a diverse malattie del bestiame da latte. Questo tipo di aggiustamento è importante perché molte patologie non agiscono in modo isolato ma possono influenzarsi reciprocamente, modificando così le stime complessive delle perdite economiche.

Rasmussen et al. (2022b) hanno introdotto l’adeguamento per comorbidità utilizzato nello studio attuale (figura 1).

Senza l’aggiustamento per comorbidità, le perdite annuali aggregate regionali variavano da 2,30 miliardi di USD in Oceania a 35,90 miliardi di USD in Asia. Con l’aggiustamento per la comorbidità, le perdite aggregate diminuivano, variando da 1,61 miliardi di USD in Oceania a 24,50 miliardi di USD in Asia.

Ignorando le associazioni statistiche tra le malattie, le perdite globali medie totali sarebbero state sovrastimate del 45%.

Tra le malattie, CK (chetosi clinica) e SCK (chetosi subclinica) erano rispettivamente la meno e la più costosa, con perdite aggiustate di 0,15 miliardi di USD (0,14 mld di euro) e 17,78 miliardi di USD (16,6 mld di euro).

Gli aggiustamenti per comorbidità più impattanti, in termini di riduzione delle perdite economiche, riguardavano CK (chetosi clinica), DYS (dislocazione dell’abomaso), LAM (zoppia) e OC (chetosi), con riduzioni rispettivamente di circa 69%, 67%, 48% e 35%.

Globalmente, le maggiori perdite erano attribuibili a SCK (chetosi subclinica) (27%), CM (mastite clinica) (21%) e SCM (mastite subclinica) (14%), seguite da LAM (zoppia) (9%), MET (metrite) (7%), PTB (paratubercolosi) (7%) e OC (cisti ovarica) (7%) (figura 2).

Figura 2. Stima delle perdite globali dovute alle malattie del bestiame da latte tra le diverse malattie.  CK = Chetosi clinica; CM = Mastite clinica; DA = Abomaso dislocato; DYS = Distocia; LAM = Zoppia; MET = Metrite; MF = Collasso puerperale; PTB = Paratubercolosi; RP = Placenta ritenuta; OC = Cisti ovarica; SCK = Chetosi subclinica; SCM = Mastite subclinica.

La proporzione delle perdite totali attribuibili ai diversi tipi di perdita (riduzione della produzione, riduzione della fertilità e aumento delle eliminazioni) variava tra le malattie. Ad esempio, SCM (2%) e SCK (11%) causavano poche perdite per riduzione della fertilità, che era invece causa di una significativa porzione delle perdite totali dovute a MET (83%), OC (77%), RP (61%) e PTB (49%).

Per procedere all’analisi dei dati è stata necessaria una struttura di stratificazione nazionale che incorporasse non solo caratteristiche geografiche ma anche economiche, pertanto i paesi sono stati raggruppati utilizzando la struttura del progetto Global Burden of Diseases (GBD, 2023).

Senza adeguamento per comorbidità, le perdite aggregate annuali regionali variavano da 2,30 miliardi di USD in Oceania (2,14 mld di euro) a 35,90 miliardi di USD (33,53 mld di euro) in Asia (figura 3). Con l’adeguamento per comorbidità, le perdite aggregate sono diminuite, variando rispettivamente da 1,61 miliardi di USD (1,50 mld di euro) a 24,50 miliardi di USD (22,89 mld di euro) in Oceania e Asia.

La proporzione delle perdite totali aggiustate per comorbidità variava tra le regioni. Ad esempio, SCK rappresentava il 35% delle perdite in Oceania, dove CM rappresentava meno del 10%, e solo il 24% delle perdite in Europa, dove CM rappresentava il 27%.

Figura 3. Stime delle perdite globali dovute alle malattie del bestiame da latte tra le diverse regioni. CK = Chetosi clinica; CM = Mastite clinica; DA = Abomaso dislocato; DYS = Distocia; LAM = Zoppia; MET = Metrite; MF = Collasso puerperale; PTB = Paratubercolosi; RP = Placenta ritenuta; OC = Cisti ovarica; SCK = Chetosi subclinica; SCM = Mastite subclinica.

Tra i 183 paesi inseriti nel modello statistico, le perdite annuali totali per vacca, aggiustate per comorbidità, variavano da 72 USD (67,26 euro) in Nigeria a 1.900 USD (1.775,05 euro) in Corea del Sud, con una media globale di 351 USD (327,90 euro).

Figura 4 . Perdite annuali totali per vacca, aggiustate per comorbidità, dovute a mastite (subclinica e clinica), zoppia, paratubercolosi (malattia di Johne), abomaso dislocato, distocia, metrite, collasso puerperale, cisti ovariche, ritenzione della placenta e chetosi (subclinica e clinica)

Le perdite nazionali annuali totali (figura 5A) variavano da 5.200 USD (4.853 euro) alle Seychelles a 12 miliardi di USD (11,2 mld di euro) in India. Le perdite stimate negli USA erano comparabili a quelle in India (8 miliardi di USD ovvero 7,46 mld di Euro), seguite da 5 miliardi di USD (4,66 mld di euro) in Cina e 4 miliardi di USD (3,73 mld di euro) in Russia. Tuttavia, considerando la popolazione umana, i paesi più colpiti erano la Nuova Zelanda (220 USD/persona-anno ovvero 205 euro/persona-anno), l’Irlanda (140 USD/persona-anno ovvero 130,69 euro/persona-anno) e la Danimarca (70 USD/persona-anno ovvero 65,34 euro/persona-anno).

Figura 5. Perdite medie stimate aggiustate per comorbidità dovute a mastite (subclinica e clinica), zoppia, paratubercolosi (malattia di Johne), abomaso dislocato, distocia, metrite, collasso puerperale, cisti ovariche, ritenzione della placenta e chetosi (subclinica e clinica) tra le vacche da latte a livello globale. (A) Perdite nazionali annuali.  (B) Perdite annuali pro capite. Dati sulla popolazione ottenuti da FAO (FAOSTAT, 2023a).

Le perdite pro capite medie nei paesi produttori di latte erano di circa 12 dollari all’anno (11,2 euro), con le perdite pro capite più elevate in Nuova Zelanda (220 dollari, ovvero 205 euro), Irlanda (140 dollari ovvero 130,) e Danimarca (70 dollari ovvero 65,33 euro) (figura 5B).

Le perdite stimate variano notevolmente tra gli studi, principalmente a causa delle differenze metodologiche, dei cambiamenti nelle strutture degli allevamenti e delle circostanze economiche nel tempo. Le analisi di sensibilità hanno rivelato che le perdite stimate sono particolarmente sensibili alle variazioni nell’incidenza delle malattie più costose, come la mastite subclinica, la chetosi subclinica e la mastite clinica.

Conclusioni

Le perdite globali annuali dovute alle malattie dei bovini da latte incluse nello studio sono state pari a 65 miliardi di dollari (60,65 mld di euro), con la chetosi subclinica, la mastite clinica e la mastite subclinica che risultano essere le malattie più costose, causando perdite globali annuali stimate rispettivamente di 18 miliardi di dollari (16,79 mld di euro), 13 miliardi di dollari (12,13 mld di euro) e 9 miliardi di dollari (8,40 mld di euro).

Le perdite annuali globali sono state stimate anche per chetosi clinica (0,2 miliardi), dislocazione dell’abomaso (0,6 miliardi), distocia (0,6 miliardi), collasso puerperale (0,6 miliardi), ritenzione di placenta (3 miliardi), cisti ovariche (4 miliardi), paratubercolosi (4 miliardi), metrite (5 miliardi) e zoppia (6 miliardi).

Senza l’aggiustamento per comorbidità, ignorando le associazioni statistiche tra le malattie, le perdite globali aggregate medie sarebbero state sovrastimate del 45%.

Sebbene le perdite annuali aggregate siano state maggiori in India (12 miliardi di dollari ovvero 11,2 mld di euro), negli USA (8 miliardi di dollari ovvero 7,45 mld di euro) e in Cina (5 miliardi di dollari ovvero 4,66 mld di euro), a seconda della misura delle perdite utilizzata (perdite come percentuale del PIL, perdite pro capite, perdite come percentuale del reddito lordo del latte), il peso economico relativo di queste malattie dei bovini da latte variava notevolmente tra i paesi.

Tratto da: “Global losses due to dairy cattle diseases: A comorbidity-adjusted economic analysis”, di Philip Rasmussen, Herman W. Barkema, Prince P. Osei, James Taylor, Alexandra P. Shaw, Beate Conrady, Gemma Chaters, Violeta Muñoz, David C. Hall, Ofosuhene O. Apenteng, Jonathan Rushton, Paul R. Torgerson. Journal of Dairy Science. https://doi.org/10.3168/jds.2023-24626