Il grande scollamento che si sta delineando sempre più tra i consumatori e gli operatori del settore primario deve necessariamente essere analizzato e gestito in maniera matura, vista l’importanza strategica che la produzione e la disponibilità di cibo ha nella vita di ciascuno di noi. Tra le diverse strategie introdotte con questa finalità, oggi vogliamo parlarvi di una che ci ha colpito particolarmente, quella messa in atto nel 2019 dall’Associazione Regionale Allevatori della Puglia con il supporto della Regione Puglia ed il know how dell’agenzia di comunicazione Pooya, e che è conosciuta con il nome “Stalle Aperte”.
L’idea è nata da un’esigenza fondamentale, ovvero quella di abbattere il muro di diffidenza generato dalla scarsa conoscenza delle realtà produttive da parte del grande pubblico. In quest’ottica l’ARA Puglia, nella persona del Presidente Pietro Laterza, ha ritenuto necessario intraprendere una campagna di comunicazione strutturata e studiata a dovere. Considerato il successo riscosso in questi anni, abbiamo ritenuto interessante per il nostro settore capire quali sono stati i principi su cui si è stato organizzato il format di questa attività, intervistando chi ne ha seguito la progettazione e lo sviluppo, e cioè Francesco Valenzano, amministratore unico e direttore creativo di Pooya.
Cominciando dall’inizio Francesco, ci racconti la genesi del progetto “Stalle Aperte”?
«Partendo dal presupposto che l’obiettivo da raggiungere era quello di riavvicinare i consumatori alla filiera del latte, abbiamo ritenuto utile studiare le esperienze già attuate nel mondo agroalimentare e, tra tutte, il format utilizzato per “cantine aperte”, ormai consolidato in tante regioni di Italia, ci è sembrato quello più convincente. Ispirandoci a questo abbiamo pianificato il primo evento nel 2019, dedicandolo all’intera filiera del latte e coinvolgendo 7 aziende che andavano dalla produzione primaria all’industria di trasformazione. Il successo è stato immediato, gli utenti sono rimasti piacevolmente sorpresi e le tv e i giornali locali ne hanno parlato molto a lungo. Questo ha spinto la Regione Puglia e l’Associazione Regionale Allevatori, a distanza di qualche anno, a replicare l’evento, anche in considerazione del fatto che l’impegno economico non è così gravoso!»
Le edizioni successive hanno ricalcato la precedente e riconfermato la stessa partecipazione da parte del pubblico?
«Dopo il 2019 abbiamo ricevuto moltissime richieste di replica e dimostrazioni di interesse. Con la pandemia ed altre questioni organizzative, siamo riusciti però a riprendere solamente nel 2023, in un periodo oltretutto piuttosto particolare, ovvero nel mese di dicembre, il che ha rappresentato un vero salto nel buio. Anche in questa edizione le aziende coinvolte sono state 7 ma c’è stato un cambiamento fondamentale, ci siamo rivolti alla filiera corta, a realtà che a loro interno producono e trasformano, talvolta con ulteriori servizi aggiuntivi quali la ristorazione o le aree pic nic. Attraverso la piattaforma informatica è stato possibile consultare una piccola descrizione delle aziende che si erano rese disponibili e prenotarsi direttamente. Anche noi siamo rimasti esterrefatti nel vedere che nel giro di una giornata è andato praticamente tutto “sold out”. Nonostante il periodo di festività, la poca luce e le temperature più fredde, l’interesse si è confermato elevatissimo.»
Il passaggio alla filiera corta come è stato percepito dagli utenti?
«Considerando che la maggioranza degli utenti è costituita da famiglie con bambini, direi che circoscrivere agli spostamenti all’interno di un’unica realtà ha agevolato sia i fruitori che noi organizzatori, come dimostrato anche dai numeri della terza edizione, tenutasi nel mese di aprile 2024. Questa volta alla chiamata dell’ARA Puglia hanno risposto 12 masserie rendendosi disponibili, tutte dislocate sull’intero territorio regionale e con molteplici specie produttrici di latte: dai bovini, ai bufalini, agli ovicaprini per arrivare anche agli asinini. I posti disponibili erano 1.500 e la mattina successiva all’apertura delle prenotazioni, l’85% era già stato preso. La filiera corta propone realtà che sono delle vere eccellenze, e poi la possibilità di degustare i prodotti in loco rappresenta da sempre una grande attrattiva per il pubblico.»
Un evento simile che oneri comporta per chi ospita e per chi fruisce?
«Chiaramente le aziende ospitanti devono essere strutturate in modo tale da poter ricevere al loro interno un determinato numero di visitatori contemporaneamente, disponendo di servizi e dispositivi per la sicurezza, e devono affrontare un impegno organizzativo importante. Di contro, però, ottengono un gran ritorno di immagine e una pubblicità sui loro prodotti non indifferente. Pertanto, a seguito dell’invito di ARA Puglia, ciascuno valuterà le proprie possibilità in base al periodo in cui ci si trova. Per intenderci, chi ha strutture ricettive difficilmente può ospitare ad esempio nei mesi primaverili o estivi in cui pullulano cerimonie ed eventi (comunioni matrimoni ecc.). Per quel che riguarda i fruitori, le visite aziendali durano circa un’ora e mezza e sono totalmente gratuite; quel che resta fuori sono eventuali pranzi o cestini pic-nic, ma i prezzi proposti sono calmierati ed accessibili davvero a tutti. Vengono inoltre forniti loro dei gadget brandizzati, perché riteniamo fondamentale che resti un ricordo legato a questa esperienza.»
Dopo tre edizioni sapresti dirci quali sono gli aspetti che interessano maggiormente i visitatori?
«Il poter vedere e toccare da vicino gli animali, per chi non è del settore è già di per sé un’esperienza entusiasmante! La mungitura è poi un momento che riscuote sempre un grandissimo interesse da parte di grandi e piccini, così come la cura dei vitelli e la somministrazione del latte con il biberon. C’è inoltre la consapevolezza di poter assistere in qualsiasi momento ad eventi come il parto, cosa che, rappresenta davvero qualcosa di straordinario. A me è capitato di accompagnare un gruppo che ha potuto osservare la nascita di un vitello, e vi assicuro che l’emozione provata da quelle persone difficilmente verrà da loro dimenticata. In aggiunta, come già accennavo prima, il momento della degustazione dei prodotti è un altro di quelli molto attesi e molto apprezzati, anche perché si ha la possibilità di vederne la realizzazione partendo dalla materia prima e di assaggiarli, cosa che li rende ancora più attraenti per i consumatori.»
Credi che potrà diventare un appuntamento fisso questo di Stalle Aperte?
«Mi sembra che sia l’Associazione Allevatori che la Regione siano fortemente interessate a proseguire questo percorso, del resto si è rivelato davvero vincente! Le amministrazioni ci hanno chiesto anche di aumentare i giorni di visita per la prossima edizione, aprendo le prenotazioni sia al sabato che alla domenica, proprio perché l’unico feedback negativo ricevuto è stato quello della poca offerta rispetto alla grandissima domanda!!!»