La nota testata giornalistica elvetica Der Schweizer Bauer, specializzata nel settore agricolo-zootecnico, ha condotto una semplice indagine sulla qualità dei foraggi autoprodotti dalle aziende agricole nazionali. Alla domanda “Qual è la qualità dei tuoi foraggi?” hanno risposto (grafico 1) ben 633 titolari d’allevamento: dall’analisi delle risposte emerge che i foraggi raccolti nel 2023 registrano una qualità mediamente buona, anche se sicuramente inferiore rispetto agli anni precedenti.

Grafico 1. Percentuali, corrispondenti ad altrettante tipologie di risposta, fornite dal campione di 633 allevatori. (Fonte: Der Schweizer Bauer, 2023. Modificato). 

I quantitativi prodotti per ettaro di superficie rimangono, invece, in linea con le produzioni registrate negli ultimi anni, sebbene nell’anno in corso abbiano subito una flessione del 15-20% rispetto al 2022.

Secondo esperti e allevatori, il peggioramento qualitativo è da attribuirsi soprattutto alle abbondanti precipitazioni primaverili alle quali è seguito un clima caldo-secco che ha caratterizzato la stagione estiva 2023. Sono stati i fieni a risentire maggiormente dell’effetto negativo stagionale (a causa delle precipitazioni, il primo sfalcio ha subito un ritardo di due settimane) che ne ha compromesso la qualità riducendo l’apporto nutritivo delle razioni alimentari nelle quali sono inclusi, in particolare in quelle destinate alle bovine da latte alimentate senza l’impiego di insilati.

Dai dati analitici risultano inferiori i contenuti di NEL (nei primi due tagli), di proteina e di zuccheri: i tenori più bassi sono stati registrati nei fieni falciati alle quote più basse, mentre nelle fasce altimetriche più alte la qualità è stata più elevata. Ovviamente, le oscillazioni nella produzione di fieno hanno condizionato il prezzo di mercato.

Però, Fabian Gut, presidente della Schweizerischer Raufutterverband – SRV (Associazione Svizzera dei Commercianti di foraggi), ha comunicato che l’Ufficio federale competente ha deciso di calmierare i prezzi, nonostante i risultati ottenuti dalle prime analisi qualitative siano discreti e i volumi prodotti siano rimasti sostanzialmente stabili. Tuttavia, questa decisione si contrappone all’aumento dei costi energetici, necessari per le operazioni di raccolta, pressatura, stoccaggio e trasporto, che innalzano il prezzo finale. “Attualmente – ha commentato Hans Gut, ex presidente SRV – per coprire i costi di produzione bisognerebbe adeguare il prezzo almeno a 400 Chf/t.

Tra le importazioni è prevedibile che sarà l’erba medica a subire l’aumento di prezzo più consistente, conseguente ai minori volumi prodotti in Francia e in Italia.