Aspetti positivi del benessere nelle pecore: dibattiti in corso e opportunità future
IN BREVE
Il benessere positivo rappresenta un’espansione della tradizionale concezione di benessere animale secondo la quale il benessere è caratterizzato da una riduzione al minimo delle esperienze negative come lo stress, il dolore, la sofferenza e la malattia. Il benessere positivo come concetto, sposta la narrazione dalla semplice riduzione delle esperienze negative al fornire intenzionalmente agli animali maggiori possibilità di provare esperienze ed emozioni positive. Il concetto, sebbene in circolazione da diversi decenni, è ancora agli inizi se parliamo in termini di sviluppo di modi per valutare il benessere positivo negli allevamenti. La sfida più evidente è la mancanza di indicatori convalidati per caratterizzare lo spettro completo di esperienze ed emozioni di benessere positivo per gli animali d’allevamento. Utilizzando un approccio iterativo, la review critica che vi proponiamo in questo articolo vuole esplorare la misura in cui gli interventi e gli indicatori di benessere positivo sono posizionati e vengono sviluppati nella letteratura sul benessere delle pecore.
Mano a mano che la scienza che si occupa di benessere animale si è sviluppata e che la società ha iniziato a richiedere standard più elevati, la narrativa su questa tematica si è spostata dalla protezione dei bisogni fondamentali degli animali ad una comprensione più olistica di ciò che costituisce la qualità della loro vita. Inizialmente, la descrizione del benessere associava tale concetto, inteso come vita degna di essere vissuta, solamente al rispetto di tutte e cinque le libertà. Uno dei principali limiti delle Cinque Libertà è che forniscono solamente un’istantanea del benessere dell’animale nella sua qualità complessiva del ciclo di vita, trascurando quindi altri aspetti comportamentali chiave che l’animale apprende nel corso della sua vita [1,2]. Inoltre, le Cinque Libertà pongono l’accento su sette stati emotivi come indicatori di benessere (fame, sete, paura, angoscia, stress da caldo, disagio fisico e dolore) per contrastare le esperienze negative, con solo la libertà di poter manifestare un comportamento naturale che sembrerebbe promuovere le esperienze positive [3]. Tuttavia, è ormai chiaro che gli animali, in quanto esseri senzienti, possono provare sentimenti sia positivi che negativi; pertanto, i soggetti che si occupano degli animali sono responsabili quando si parla di ridurre al minimo il benessere negativo e di migliorare il benessere positivo. Alla luce di questo principio, un animale libero da dolore e sofferenza ma non situato in un ambiente in grado di fornire opportunità di benessere positivo può essere definito come in uno stato di benessere neutro. Per questo motivo gli scritti più recenti sul benessere degli animali si sono basati sulle Cinque libertà [1,4-6].
Il benessere positivo è emerso come una definizione più ampia di benessere animale, concentrandosi su ciò che costituisce la qualità della vita o una “buona vita” per gli animali d’allevamento. La ricerca sul benessere positivo si focalizza sulla creazione di opportunità per gli animali di impegnarsi in esperienze e comportamenti che portano a stati di benessere positivi, con l’obiettivo di aumentare le esperienze positive e ridurre quelle negative [7-9]. Lo scopo del benessere positivo non è semplicemente quello che gli animali provino piacere o si sentano bene, dal momento che questo non è realistico per gli animali o gli esseri umani, ma è quello di aumentare la frequenza di esperienze positive di benessere, migliorando così la qualità della vita dell’animale. Il concetto di “buona vita”, introdotto dal Farm Animal Welfare Council (FAWC), ha promosso lo spostamento dell’enfasi sugli standard per il benessere degli animali d’allevamento da una vita degna di essere vissuta a una buona vita [10]. In assenza di adeguati parametri di esito del benessere positivo che facciano riferimento alle esperienze e ai sentimenti degli animali, il contesto della “buona vita” è stato sviluppato come una strategia basata sulle risorse che mira a fornire opportunità di benessere positive apprezzate dagli animali (al di là dei bisogni di base), affinché gli operatori che si occupano di animali facilitino questa buona vita (oltre a quella degna di essere vissuta) [10,11]. Il concetto di benessere positivo non interessa solo la scienza ma anche la società, in particolare gli allevatori e l’opinione pubblica, che considerano sia gli aspetti positivi che quelli negativi del benessere quando valutano i sistemi di produzione animale [12-14]. Le parti interessate danno la priorità al benessere positivo e negativo all’interno del loro dato contesto o situazione e questo deve essere tenuto in considerazione quando si sviluppano parametri di benessere positivo. Stokes [14] ha recentemente dimostrato che gli allevatori e gli scienziati potrebbero lavorare efficacemente allo sviluppo di buone opportunità di vita per i bovini da latte. Riunire tutte le parti interessate può facilitare la nascita di un terreno comune per promuovere un benessere positivo attraverso il processo decisionale collettivo e la messa in atto di meccanismi basati sulle risorse e sulle buone pratiche [13]. La ricerca e le review si sono concentrate sulla valutazione dei significati e del benessere positivo negli animali da laboratorio [15-18], negli animali degli zoo [19-21] e negli animali acquatici [22]. Tuttavia, vi è un’attenzione discordante verso le specie animali d’allevamento. Ad esempio, vi è una mancanza di valutazioni del benessere positivo sviluppate per le pecore rispetto ad altri animali d’allevamento come bovini, pollame e suini [7,14,23-27]. Pertanto, è giustificata una panoramica degli studi attuali che valutano gli indicatori di benessere positivo nelle pecore e questa review critica vuole rispondere alla seguente domanda di ricerca: in che misura gli indicatori di benessere positivo sono articolati, spiegati e criticati all’interno della letteratura scientifica riguardante le pecore?
Lo sviluppo di metodi per la valutazione del benessere positivo nelle aziende agricole, specialmente nei sistemi di allevamento estensivo, è ancora agli albori ed esistono molte sfide verso l’adozione di pratiche e il monitoraggio dei miglioramenti continui a livello di singolo allevamento. Utilizzando un approccio iterativo, questa la review da cui abbiamo tratto queste riflessioni vuole esplorare il modo in cui gli interventi e gli indicatori di benessere positivo sono collocati e come vengono sviluppati all’interno della letteratura sul benessere animale riguardante le pecore. E’ dunque possibile approfondire nel documento completo l’analisi degli indicatori di benessere positivo esistenti, come le scelte alimentari e l’ambiente fisico, la sincronizzazione sociale tra conspecifici, i legami materni, il trasferimento di conoscenze intergenerazionali, le relazioni positive uomo-animale, ecc., come attualmente stabilito dal “good life framework”. Vengono inoltre esaminate le caratteristiche dei parametri scientifici per gli stati emotivi (positivi) disponibili nell’attuale letteratura riguardante gli ovini e il loro potenziale contributo alla comprensione degli stati di benessere positivo negli ovini. In conclusione, il documento in esame fornisce dei suggerimenti per lo sviluppo della ricerca futura sul benessere delle pecore ed è possibile consultarne il testo completo utilizzando i riferimenti sotto riportati.
Tratto da: “Positive Aspects of Welfare in Sheep: Current Debates and Future Opportunities”, di Mukhtar Muhammad, Jessica E. Stokes e Louise Manning. Animals 2022, 12, 3265. https://doi.org/10.3390/ani12233265