La miosite eosinofilica bovina è una miopatia caratterizzata da lesioni infiammatorie del muscolo scheletrico e cardiaco del bovino che si manifestano come colorazioni anomale grigio-verdastre diffuse o focali. Per quanto i bovini interessati non mostrino segni clinici, la miosite eosinofilica ha un notevole impatto sugli allevatori, in quanto comporta la distruzione della carcassa affetta, con conseguenti imponenti perdite economiche.
Sulla patogenesi della miosite eosinofilica bovina sono state effettuate diverse ipotesi, che non hanno ad ora portato ad una completa risoluzione dell’enigma. Una delle ipotesi più accreditate vede l’associazione della miosite eosinofilica bovina con la presenza di Sarcocystis, un genere di parassiti protozoi dixeni a diffusione cosmopolita. Gli ospiti definitivi di Sarcocystis spp., onnivori o carnivori, si infestano ingerendo le cisti muscolari presenti nei tessuti infetti, mentre gli ospiti intermedi, solitamente onnivori o erbivori, acquisiscono l’infestazione ingerendo acqua o alimenti contaminati con oocisti o sporocisti. Tra le oltre 200 specie di Sarcocystis riportate in letteratura, almeno sei specie utilizzano il bovino come ospite intermedio, ovvero S. hominis, S. cruzi, S. hirsuta, S. bovifelis, S. bovini e S. heydorni; la validità di una settima specie di recente descrizione, denominata S. rommeli, è ancora incerta.
La prevalenza di Sarcocystis nei muscoli dei bovini può raggiungere livelli molto elevati, che in Italia si attestano tra l’80 e il 96%.
Per due delle sopra menzionate specie di Sarcocystis, S. hominis e S. heydorni, gli esseri umani e i primati fungono da ospiti definitivi, con conseguenti considerazioni di salute pubblica. Il consumo di carne cruda o poco cotta di bovino costituisce pertanto un importante fattore di rischio per la contrazione della sarcocistosi intestinale, che può manifestarsi con nausea, vomito, dolori addominali e diarrea, o in forma asintomatica, a seconda del numero delle cisti muscolari ingerite e del sistema immunitario dell’ospite definitivo. Il potenziale zoonotico di Sarcocystis spp. non è tuttavia il principale motivo per cui l’attenzione attorno a questi protozoi si è accresciuta negli ultimi anni. L’ipotesi che vede un’associazione tra la miosite eosinofilica bovina e Sarcocystis spp. ha infatti recentemente portato ad aumentare lo sforzo investigativo attorno all’identificazione molecolare di Sarcocystis. Questa necessità è stata esacerbata dalla recente descrizione di nuove specie morfologicamente indistinguibili tra loro, la cui scoperta ha comportato una rivalutazione della prevalenza delle diverse specie di Sarcocystis nel bovino, previamente identificate con metodiche morfologiche o con metodiche molecolari aventi come target il gene 18S rDNA, che rende a sua volta difficile la differenziazione di S. hominis, S. bovifelis e S. bovini a causa dell’alta omologia tra le sequenze. In questo contesto, il gene mitocondriale Citocromo C Ossidasi 1 (Cox1) è attualmente considerato uno dei più promettenti marker genetici per distinguere le specie di Sarcocystis filogeneticamente più vicine.
Alla luce della natura obsoleta degli studi sulla prevalenza della sarcocistosi bovina in Italia, e della scarsità di studi relativi alla miosite eosinofilica in Europa, una recente pubblicazione, di cui riassumiamo qui i risultati, ha valutato la prevalenza delle diverse specie di Sarcocystis in carcasse di bovini sani ed in carcasse di bovini affetti da miosite eosinofilica, investigando la possibile associazione tra alcune specie di Sarcocystis e questa miopatia con una metodica molecolare in grado di discriminare le specie filogeneticamente più vicine.
Nel corso dello studio in esame, 54 carcasse di bovini affetti da miosite eosinofilica e 59 carcasse di bovini sani sono state campionate presso diversi macelli dislocati in Italia Nord-Occidentale. In seguito al prelievo di un campione di muscolo affetto da miosite per ogni carcassa interessata e di un muscolo sano per ogni carcassa sana, il DNA è stato estratto ed analizzato tramite una PCR multiplex per Sarcocystis spp., avente come target sia il gene 18S rDNA sia il gene cox1. I prodotti di amplificazione ottenuti dalla PCR utilizzando i primers per il genere Sarcocystis in assenza dei frammenti specifici per S. hominis, S. cruzi, S. hirsuta o S. bovifelis sono stati sequenziati per raggiungere l’identificazione di specie.
Il DNA di Sarcocystis è stato riscontrato nel 67,8% dei campioni provenienti da carcasse di bovini sani e nel 90,7% dei campioni provenienti da carcasse condannate a causa della miosite eosinofilica, una differenza risultata statisticamente significativa. S. cruzi è stata la specie riscontrata più frequentemente nelle carcasse di bovini sani (61%), seguita da S. bovifelis (10.2%), S. hominis (8.5%) e S. hirsuta (1.7%). Di particolare interesse è risultata inoltre l’elevata presenza di S. bovifelis (46.3%) e S. hominis (40.7%) nei campioni isolati da carcasse affette da miosite eosinofilica bovina, la quale è risultata più alta in maniera statisticamente significativa rispetto ai campioni isolati da bovini sani. Non sono state invece rilevate differenze significative tra la presenza di S. cruzi e S. hirsuta nelle carcasse condannate per miosite eosinofilica bovina e nelle carcasse non interessate dalla miosite. Grazie all’applicazione della multiplex PCR è stato inoltre possibile riscontrare la presenza di DNA di una nuova specie di Sarcocystis in due delle carcasse testate, aprendo così la strada alla futura descrizione e denominazione di una nuova specie.
Lo studio in esame ha contribuito ad aggiornare i dati sulla prevalenza delle diverse specie di Sarcocystis nei bovini in Italia, evidenziando, da un lato, la circolazione di S. hominis ed il conseguente rischio zoonotico per i consumatori di carne cruda o poco cotta, e sottolineando, dall’altro, una precedente sovrastima della prevalenza di S. hominis, le cui somiglianze morfologiche e omologie molecolari non lo rendevano distinguibile da S. bovifelis, risultato assente nei precedenti studi effettuati sul bovino.
Il presente lavoro evidenzia infine la presenza di tre specie di Sarcocystis, ovvero S. cruzi, S. hominis e S. bovifelis, nelle lesioni delle carcasse affette da miosite eosinofilica bovina, e mette in luce il possibile ruolo di S. hominis e S. bovifelis quali principali specie associate alla miosite eosinofilica bovina.
Il presente articolo è una sinossi dello studio: “Molecular detection of cattle Sarcocystis spp. in North-West Italy highlights their association with bovine eosinophilic myositis”, doi.org/10.1186/s13071-021-04722-5
Autori
Selene Rubiola, Tiziana Civera, Felice Panebianco, Davide Vercellino, Francesco Chiesa