La clamidiosi dei ruminanti comprende una grande varietà di quadri clinici, quali aborti tardivi, perdite neonatali, infertilità, congiuntiviti e complicazioni neurologiche, ed è riconducibile ad infezioni causate da Chlamydia abortus e Chlamydia pecorum.
La forma morbosa più nota e che determina perdite economiche significative è l’Aborto Enzootico Ovino (OEA – Ovine Enzootic Abortion o EAE -Enzootic Abortion in Ewes) che in Europa è la più comune forma di aborto nelle pecore e nelle capre. È una patologia che si manifesta con carattere particolarmente grave negli allevamenti di tipo intensivo, in cui il raggruppamento degli animali in ambienti ristretti favorisce la diffusione dell’agente infettivo, e nelle greggi indenni, nelle quali l’infezione proviene dagli animali di nuova introduzione che, come spesso accade, non mostrano segni particolari di malattia fino al momento del parto. La via oro-nasale è la principale via d’ingresso del patogeno (Gutierrez et al. 2011), seguita dalla diffusione ematica e, in gravidanza, dall’invasione della placenta nelle aree intercotiledoniari. L’infezione provoca un aborto generalmente tardivo (durante le ultime quattro settimane di gestazione) o la nascita di agnelli morti o prematuri e può, inoltre, determinare sia in agnelli sia in femmine non gravide infezioni latenti che diventano manifeste nella successiva stagione riproduttiva. L’identificazione degli animali infetti è estremamente importante per il controllo della diffusione della patologia. La patologia è causata da un batterio intracellulare obbligato gram-negativo, Chlamydia abortus, della famiglia delle Chlamydiaceae all’interno dell’ordine Chlamydiales. Questo agente patogeno intracellulare obbligato Gram-negativo infetta vari organismi, dall’uomo alle amebe.
Quadri clinici più eterogenei, ma non meno importati, sono invece quelli causati da Chlamydia (o Chlamydiphila) pecorum, responsabile di svariate forme cliniche e subcliniche nei ruminanti e causa primaria di cheratocongiuntivite degli ovini e dei caprini, e di poliartrite negli ovini. Negli ultimi dieci anni è stata a lungo dibattuta la suddivisione della fam. Chlamydiaceae in due generi, Chlamydia e Chlamydophila, ma né il fenotipo, irriconoscibile in base alla preferenza dell’ospite o del tropismo tissutale, né i parametri di classificazione basati sull’analisi del 16 sRNA hanno permesso una suddivisione certa. Attualmente, il genere Chlamydophila non è univocamente accettato e non viene utilizzato dalla maggioranza dei gruppi di ricerca che si occupano di questo argomento: proprio per queste ragioni riteniamo condivisibile assumere la classificazione che vede le 11 specie Chlamydiaceae racchiuse in un solo genere, il genere Chlamydia (Sachse et al. 2015).
Le principali caratteristiche di questi microrganismi sono la scarsa specificità di ospite, che favorisce la possibilità di causare zoonosi, ed il loro particolare ciclo di replicazione bifasico-intracitoplasmatico, che porta al manifestarsi di patologie ad andamento cronico e subclinico spesso scarsamente rilevabili. Si osserva, infatti, un ciclo replicativo di circa 48-72 ore, in relazione alla specie, caratterizzato dall’alternanza di due entità: il corpo elementare che costituisce l’unità infettante ed il corpo reticolare non infettivo, la forma replicativa che sviluppandosi all’interno del citoplasma della cellula ospite facilita l’instaurarsi di forme croniche (fig.1). Raramente si osservano infezioni con esito letale e, più frequentemente, si instaura una bilanciata infezione ospite-microrganismo, forma più comune di infezione che può portare a complicazioni a lungo termine. A tal proposito, va ricordato che nell’uomo l’infezione da Chlamydia trachomatis è responsabile dell’artrite reattiva, precedentemente denominata sindrome di Reiter, patologia autoimmune post-infiammatoria spesso correlata ad una pregressa clamidiosi urogenitale (Rihl M et al., 2006).
Figura 1 – Monostrato cellulare ottenuto da salpingi di bovino, May-Grunwald Giemsa: si evidenzia un corpo incluso di Chlamydia abortus e numerosi vacuoli intracitoplasmatici.
Nel bovino, le infezioni causate da Chlamydia abortus e pecorum possono dare origine a diversi quadri clinici, tra cui l’aborto sporadico prevalentemente causato da C. abortus, ma anche enteriti, polmoniti, polisierositi, encefalomieliti, infertilità e mastiti. In particolare, in questa specie C. abortus sembra infettare l’epitelio tubarico causando infertilità legata al danneggiamento dell’epitelio ciliato che perdura nel tempo. Queste lesioni croniche dovute alla persistenza dell’infezione o conseguenti a ripetute infezioni sembrano essere sovrapponibili alle lesioni rinvenute nell’infezione cronica ad opera di C. trachomatis nella donna che porta ad infertilità tubarica (Askienazy-Elbhar et al., 1999) e simili, negli aspetti istolesivi, alle lesioni oculari che si rinvengono nel Tracoma (Derrick et al., 2015). Il suo ruolo nel processo infiammatorio localizzato alle salpingi è stato altresì descritto in scimmie infettate sperimentalmente (Cappuccio et al., 1994).
Numerose altre specie animali sono interessate dall’infezione e tra queste il coniglio, in cui la patologia si manifesta a livello dell’apparato riproduttore, con comparsa di problemi riproduttivi ed aborto precoce, ed il cavallo, dove si presenta con diverse localizzazioni e conseguenti manifestazioni cliniche, quali encefalite, polmonite, aborto e artrite, e sembra essere correlata a casi d’infertilità. È interessante notare che nel suino le infezioni da Chlamydia suis sono endemiche in Europa e possono portare a congiuntivite, polmonite, enterite ed insufficienza riproduttiva (Mardh et al., 1989). Anche in questo caso, recenti studi hanno rilevato il potenziale zoonosico legato a questo microrganismo, individuandone la positività sierologica in alcuni allevatori (De Puysseleyr et al, 2017). Altre specie sono invece utili modelli di studio per la patologia umana: Chlamydia muridarum, precedentemente noto come C. trachomatis mouse pneumonitis biovar o MoPn, è un patogeno naturale che causa la polmonite originariamente isolato dai polmoni dei topi e che per i suoi effetti patogeni sull’apparato genitale e può essere preso a modello di studio per l’infertilità della donna nell’infezione di C. Tracomatis. (De Clercq et al., 2013)
Le clamidiosi, tra le quali l’Aborto Enzootico Ovino, sono una delle patologie più note in medicina veterinaria, e sono quindi un valido esempio di sanità globale, One Health, legato alle numerose similitudini che queste patologie presentano nell’uomo e negli animali.
Questo articolo è tratto dal webinar “La Clamidiosi dei piccoli ruminanti: patogenesi e infezioni correlate in altri mammiferi e nell’uomo” dell’8 settembre 2021 svoltosi nell’ambito del Corso di approfondimento per Medici Veterinari “Il Ruolo del Medico Veterinario nella Gestione di Sanità e Benessere nell’Allevamento dei Piccoli Ruminanti”, organizzato dagli Ordini provinciali dei Medici Vaterinari della Sardegna e dalle Scuole di Specializzazione del Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Sassari e patrocinato dalla SIPAOC.
Autori
Simonetta Appino* e Paola Pregel°
*Dipartimento di Medicina Veterinaria, Università degli Studi di Sassari.
°Dipartimento di Scienze Veterinarie, Università degli Studi di Torino.
Riferimenti
- Askienazy-Elbhar M, Suchet JH 1999. Persistent “silent” Chlamydia trachomatis female genital tract infections. Infect Dis Obstet Gynecol 7:31-34.
- Cappuccio AL, Patton DL, Kuo CC te al. 1994. Detection of Chlamydia trachomatis deoxyribonucleic acid in monkey models (Macaca nemestrina) of salpingitis by in situ hybridization: implications for pathogenesis. Am J Obstet Gynecol 171:102-110.
- De Clercq E, Kalmar I, Vanrompay D. 2013. Animal models for studying female genital tract infection with Chlamydia trachomatis. Infect Immun 81(9):3060-3067.
- De Puysseleyr L, De Puysseleyr K, Braeckman L, Morré SA, Cox E, Vanrompay D. 2017. Assessment of Chlamydia suis Infection in Pig Farmers. Transbound Emerg Dis. Jun;64(3):826-833.
- Derrick T, Roberts CH, Last AR et al. 2015. Trachoma and Ocular Chlamydial Infection in the Era of Genomics. Mediators of Inflammation. LSHTM Research Online 791847.
- Gutierrez J., Williams E.J., O’Donovan J., Brady C., Proctor A.F., Marques P.X. et al. 2011. Monitoring clinical outcomes, pathological changes and shedding of Chlamydophila abortus following experimental challenge of periparturient ewes utilizing the natural route of infection. Veterinary Microbiology 147:119– 126
- Longbottom D., Livingstone M., Wattegedera S. & Entrican G. 2002. Ovine chlamydial abortion: characterization of the inflammatory immune response in placental tissues. Journal of Comparative Pathology 127: 133– 141.
- MardhP.A., Paavonen J., Puolakkainen M. 1989. Chlamydia, Springer IBSN 0-306-42965-9
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- Rihl M, Köhler L, Klos A, Zeidler H. 2006. Persistent infection of Chlamydia in reactive arthritis. Ann Rheum Dis 65(3):281-284.
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