Summary

Nei ruminanti da latte l’accorciamento della durata delle giornate è associato ad una diminuzione della produzione di latte, probabilmente in preparazione al successivo ciclo riproduttivo. Questo studio è stato condotto per determinare l’effetto di un prolungamento artificiale della durata delle giornate sulla produzione di latte e sull’ovulazione nelle capre in lattazione. L’aumento delle ore di luce incrementava la produzione di latte, sebbene le risposte fossero evidenti solo durante le fasi tardive della lattazione. L’aumento delle ore di luce ha diminuito il tasso di ovulazione con l’avanzare della lattazione, sebbene questa riduzione possa essere parzialmente mitigata facendo entrare le femmine in contatto con dei maschi interi. Questi risultati suggeriscono che, nelle capre da latte il prolungamento artificiale della durata delle giornate può far aumentare la produzione di latte e la persistenza, mentre fa diminuire l’attività ovulatoria.

Introduzione

L’attività riproduttiva stagionale delle capre che vivono in climi temperati e subtropicali è fortemente influenzata dal fotoperiodo [1,2]. Quando in autunno le giornate iniziano ad accorciarsi, inizia il regolare ciclo estrale e quando le giornate si allungano in primavera, si verifica l’anestro. Queste risposte al cambiamento del fotoperiodo sono state utilizzate a fini commerciali esponendo delle capre a 16 ore di luce durante l’inverno tramite un’illuminazione supplementare. Le capre venivano poi riportate in ambienti caratterizzati da minori ore di luce, cosa che si traduceva nell’attività di accoppiamento in primavera. In questo sistema di produzione, le capre sono sfasate di sei mesi rispetto a quando andrebbero naturalmente in estro, consentendo una produzione di latte tutto l’anno se implementata da una parte della mandria. Tuttavia, c’è poca letteratura scientifica a sostegno di questa pratica che consiste nel ritardare l’ovulazione. Il prolungamento artificiale della durata delle giornate è capace di stimolare la produzione di latte in diversi ruminanti da latte, comprese le capre [3–6]. Gli studi di Garcia-Hernandez et al. [3] e di Russo et al. [6] indicano che la risposta nella produzione di latte al prolungamento dell’esposizione  alle ore di luce può variare sia in base al periodo dell’anno sia allo stadio della lattazione, con risposte maggiori dopo il picco di lattazione e quando la durata del giorno va a diminuire. Inoltre, le capre possono anche diventare refrattarie agli effetti stimolatori di un prolungamento della durata del giorno se il periodo di trattamento diventa troppo lungo [5]. L’applicazione di un prolungamento del fotoperiodo nelle capre da latte in lattazione può rappresentare un metodo pratico e non invasivo capace di far aumentare sostanzialmente la produzione di latte, ritardando l’ovulazione e consentendo una produzione di latte durante tutto l’anno. La naturale stagione riproduttiva della capra può essere anticipata dalla presenza del maschio, fenomeno noto come effetto becco. L’isolamento delle femmine dai maschi per un certo periodo, a una distanza tale da non consentirne la vista, l’udito, l’odore e il contatto, può indurre l’ovulazione nelle femmine anovulatorie quando vengono reintrodotti i becchi [7]. L’effetto becco è il risultato di feromoni prodotti dalle ghiandole sebacee della pelle [8]. La presenza del becco stimola un segnale olfattivo, inducendo l’attività ovulatoria in un’elevata percentuale di femmine entro 3 giorni [9]. L’effetto dell’esposizione al maschio su animali in lattazione che sono stati esposti a un fotoperiodo prolungato non è noto, ma si ipotizza che l’esposizione al maschio aumenti l’attività ovulatoria nei soggetti sottoposti a fotoperiodi naturali o prolungati durante l’autunno e l’inverno. Pertanto, proponiamo che il prolungamento artificialmente della durata del giorno (fino a 16 ore di luce) sarebbe in grado di far aumentare la produzione di latte e di ritardare l’ovulazione nelle capre da latte, mentre l’esposizione al maschio farebbe incrementare l’ovulazione nelle femmine.

Abstract

Nei ruminanti da latte l’accorciamento della durata delle giornate è associato ad una diminuzione della produzione di latte. I ruminanti da latte sono stati stabulati all’interno di capannoni illuminati durante l’inverno per prolungare la durata delle ore di luce giornaliere e stimolare la produzione di latte. Però sono pochi gli studi sull’effetto di un prolungato fotoperiodo sulle performance riproduttive delle capre da latte. Lo scopo di questo studio era quello di esaminare l’effetto di un fotoperiodo con giornata lunga (LDPP) e dell’esposizione ai maschi sulla produzione di latte, sul progesterone plasmatico e sulla prolattina nelle capre da latte. Lo studio è stato condotto su 122 capre da latte non gravide in lattazione durante un periodo di 18 settimane, da aprile ad agosto (tardo autunno ed inverno nell’emisfero meridionale). Le capre sono state stabulate in capannoni aperti sui lati, all’interno dei quali quelle appartenenti al  trattamento di controllo ricevevano un’illuminazione ambientale mentre quelle appartenenti al trattamento LDPP ricevevano 16 ore di luce, grazie all’illuminazione artificiale. In giugno, luglio ed agosto le femmine sincronizzate sono state mensilmente assegnate in maniera casuale alla presenza o all’assenza del becco, e l’attività ovulatoria è stata determinata mediante analisi del progesterone plasmatico. Nelle capre del gruppo LDPP le concentrazioni plasmatiche di progesterone si sono ridotte (0.73 versus 0.46 pmol, p < 0.001) mentre le concentrazioni di prolattina sono aumentate (0.095 versus 1.33 ng/mL, p < 0.001). La prima risposta è apparsa più marcata verso la fine dell’inverno (0.58 vs 0.004 pmol, p < 0.001) indicando un’assenza di corpi lutei funzionali. Sebbene non vi fosse alcun effetto complessivo dell’esposizione al becco sulle concentrazioni plasmatiche di progesterone, vi era un’interazione a tre vie tale che le concentrazioni plasmatiche di progesterone erano incrementate (p < 0.05) dall’esposizione ai maschi nelle capre LDPP in agosto (tardo inverno) ma non le altre volte. La produzione di latte è aumentata nelle capre LDPP durante le fasi finali dello studio (1.55 vs 1.82 L/d, p < 0.05). Inoltre, la persistenza della lattazione era maggiore nelle capre LDPP con un numero inferiore di capre in asciutta (13 vs 0%, p < 0.05). Questi risultati suggeriscono che, nelle capre da latte, un LDPP può far aumentare la produzione di latte e la persistenza mentre fa diminuire la loro attività ovulatoria.

 

Articolo tratto da: An Extended Photoperiod Increases Milk Yield and Decreases Ovulatory Activity in Dairy Goats

 Kathryn J. Logan 1, Brian J. Leury 1, Vicki M. Russo 1,2 , A.W.N. (Sandy) Cameron 3, Alan J. Tilbrook 4 and Frank R. Dunshea 1,5,*

  1. Faculty of Veterinary and Agricultural Sciences, The University of Melbourne, Parkville 3010, Victoria, Australia; kath612@yahoo.com.au  (K.J.L.); brianjl@unimelb.edu.au  (B.J.L.); victoria.russo@agriculture.vic.gov.au  (V.M.R.)
  2. Agriculture Victoria, Ellinbank 3820, Victoria, Australia
  3. Meredith Dairy, 106 Camerons Road, Meredith 3333, Victoria, Australia; sandy@meredithdairy.com
  4. Centre for Animal Science, Queensland Alliance for Agriculture and Food Innovation, The University of Queensland, St Lucia 4067, Queensland, Australia; a.tilbrook@uq.edu.au
  5. Faculty of Biological Sciences, The University of Leeds, Leeds LS2 9JT, UK

* Correspondence: fdunshea@unimelb.edu.au; Tel.: +61-3-8344-7124

Animals 2020, 10, 1879; doi:10.3390/ani10101879

www.mdpi.com/journal/animals